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La microcomunità cubana di Villa Cortese ha battuto un colpo e risposto ‘presente’ al richiamo di Taismary Aguero. Quattro abbonamenti stagionali e una quindicina di ingressi per ogni partita giocata dalla Mc-Carnaghi Villa Cortese al PalaBorsani di Castellanza sono il contributo personale, in termini di tifo, portato nel microcosmo cortesino da Tai Aguero. E non poteva essere altrimenti. Tai Aguero, a Cuba e in Italia, paese quest’ultimo del quale oggi è cittadina, è un’icona. Anzi di più, Taismary Aguero è un’icona della pallavolo mondiale.
Difficile dimenticare, anche per chi di pallavolo non mastica, il suo viso irrompere nel bel mezzo delle Olimpiadi di Pechino 2008 alle quali partecipava indossando la maglia azzurra. Lei, l’esule cubana scappata durante un torneo in Svizzera nel 2001 e ‘adottata’ dall’Italia, patria del marito Alessio Botteghi (fisioterapista umbro che conobbe durante la riabilitazione per un infortunio), alla quale il governo del suo Paese natale impediva di tornare per l’ultimo saluto alla madre morente. Era salita sull’aereo in extremis, dopo aver ottenuto un visto di ingresso temporaneo per intercessione della Federazione italiana pallavolo e del Cio, per scenderne subito dopo alla notizia datele da Alessio (lui sì a Cuba) che mamma Dulce Fedora non c’era più. A Cuba Taismary non è più andata: “Devo ancora risolvere qualche problema di visto”, dice con un sorriso amaro. Invece, dopo una stagione giocata in Turchia al Turk Telecom Ankara, Tai Aguero è tornata in Italia prendendo casa a Villa Cortese, il paese che con i suoi poco più dei seimila abitanti è il più piccolo ad ospitare una formazione di A1 femminile.
“Villa Cortese fa ormai parte della mia vita – racconta Tai -. Sin dal primo momento sono stata accolta molto bene da tutti. Quest’accoglienza mi ha trasmesso tranquillità e mi ha dato la sicurezza per continuare a giocare in un momento difficile”. La schiacciatrice italo-cubana non si è fatta impressionare dalle ‘dimensioni’ di Villa Cortese. “E’ vero, è molto piccola come città – sorride stavolta molto apertamente -, ma per me è il luogo ottimale dove vivere e giocare a pallavolo: ci si conosce tutti, i tifosi che ci seguono li incontriamo per strada, ci salutano, ci chiedono come va. Se non ho voglia di cucinare vado al bar vicino casa ed è come essere nella mia sala da pranzo”. Solo una cosa manca a Taismary Aguero: il suo Alessio rimasto in Umbria per motivi di lavoro. “La lontananza di mio marito è l’unica cosa che sto soffrendo. Ma sarebbe stato difficile per lui raggiungermi qua”, confessa Tai con la consapevolezza che il ‘destino’ di ogni sportivo è quello di non stare mai fermi nello stesso posto. Però quella di Tai e Villa Cortese, raccontano le ‘leggende’, era una storia già scritta… su un tovagliolo di carta sul quale il presidente Giancarlo Aliverti quando la squadra dell’oratorio di Villa Cortese venne promossa in B1 fece siglare alla cubana la ‘promessa’ che in caso di promozione in A1 lei sarebbe diventata una cortesina.
Una ‘promessa’ che Tai ricorda e non ricorda. Ma poco importa visto che oramai è un ‘pezzo’ della ancora breve storia di successi della MC-Carnaghi Villa Cortese inauguratasi con la vittoria della Coppa Italia 2010, con l’approdo alla finale scudetto 2009/10 persa contro la Scavolini Pesaro e con il primo approccio con l’Europa in Champions League, competizione dalla quale la MC-Carnaghi è uscita nei play-off 12. “L’anno scorso è stato molto bello – ricorda Tai -. Vincere la Coppa Italia all’esordio è stato un grande orgoglio per tutti. Abbiamo anche avuto la possibilità di vincere il campionato ma Pesaro stava fisicamente meglio di noi”, ammette con realismo la schiacciatrice che adesso punta la Coppa Italia e il campionato.
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