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Takayama

Creato il 06 luglio 2015 da Patrickc

Fra i monti, d’inverno, un po’ di atmosfere da antico Giappone. E un festival per il quale vorrei tornare

Ha un nome che è già una promessa: Takayama (高山) in giapponese significa ‘alta montagna’. E le montagne ci sono, anche se non alte come ti aspetteresti. E poi vecchie case di mercanti, templi, uno splendido ponte e un mercato del mattino vivace e scenografico, lungo il fiume. Takayama l’abbiamo visitata d’inverno, fredda e con la neve accumulata ai bordi dei marciapiedi, sembrava tutto perfetto. Eppure è mancato qualcosa, in questa promessa non mantenuta fino in fondo. E ci ho pensato a lungo, cercando di capire che cosa fosse.

Takayama bridge

Takayama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Takayama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Takayama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Takayama, mercato del mattino (foto di Patrick Colgan, 2013)

Takayama, mercato del mattino (foto di Patrick Colgan, 2013)

Il tempio Sakurayama Hachiman-gu (Takayama, foto di Patrick Colgan, 2013)

Il tempio Sakurayama Hachiman-gu (Takayama, foto di Patrick Colgan, 2013)

E forse ho capito cos’è mancato: nella sua splendida solitudine da bassa stagione, Takayama in gennaio era troppo vuota quasi dormiente. E così la cosa che ho più amato è stato il nostro rifugio, la nostra piccola, accogliente casa, la pensione a conduzione familiare, minshuku, che ci ha ospitato. Ricordo i sapori della carne di Hida (simile a quella di Kobe), dello hoba miso (soia fermentata) servito su una foglia di magnolia, delle erbe di montagna. E poi ricordo il caldo, mentre fuori c’era il gelo: non c’era nessuno e quindi il bagno termale, l’onsen, della pensione era tutto per noi. L’immersione nell’acqua rovente ci rendeva immuni alle temperature sottozero per ore.

A Takyama però mi piacerebbe tornare, magari per il famoso matsuri, la festa che è fra le più belle del Giappone e per la quale la cittadina sembra prepararsi tutto l’anno: si tiene in due occasioni, in primavera (Sanno Matsuri, 14-15 aprile) e in autunno (Hachiman Matsuri, 9-10 ottobre). Anticamente la festa d’autunno segnava l’inizio di una fase di letargo dell’agricoltura locale. E forse è ancora così.

Asa-ichi, i mercati del mattino

E’ da qui che parte una visita a Takayama, di buon mattino. I mercati sono due e non molto distanti: uno davanti al Takayama Jinya, l’ex palazzo del governo e uno lungo il fiume Miyagawa. Le bancarelle vendono tsukemono — i coloratissimi sottaceti giapponesi —, cachi essiccati (specialità del posto), artigianato locale in legno, dalle bacchette made in Takayama a oggetti più complessi, e la mascotte locale, la semplicissima bambola portafortuna in tessuto ‘Sarubobo’.

Le bambole 'Sarubobo'

Le bambole ‘Sarubobo’ (foto di Patrick Colgan, 2013)

Tsukemono  al mercato lungo il fiume, Takayama (

Tsukemono al mercato lungo il fiume, Takayama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Il mercato lungo il fiume, Takayama (foto di Patrick Colgan, 2013)

Il mercato lungo il fiume, Takayama. Sullo striscione c’è scritto Miyagawa asaichi (foto di Patrick Colgan, 2013)

La città vecchia di Takayama

La brutta città moderna si interrompe improvvisamente, senza preavviso e con un passo si è lontanissimi dai vialoni, dallo sferragliare dei treni, dal viavai del bus, anche dal timido fermento della zona dello shopping. Qui è tutto differente, ci sono vecchie case di mercanti in legno scuro allineate lungo poche vie, austere e misteriose come sanno essere solo in Giappone. A volte è difficile anche distinguere l’ingresso di questi edifici. E pure quando li trovi aperti hai sempre un attimo di timore prima di fare un passo avanti e entrare, come se stessi violando qualcosa. Le vecchie case sono incorniciate dalla neve e sono bellissime. Per me è una sorpresa. Avrei voluto vedere così Kyoto o Kanazawa, ma in tanti viaggi in Giappone in inverno non mi è mai capitato il dono della neve.

E così, mentre camminiamo fra queste antiche case, ho la mente altrove, immagino Kyoto e spargo un po’ di questa coltre bianca sui miei ricordi. Vorrei vedere all’interno di queste case, far scivolare di lato una di queste porte, vedere se c’è un irori, il braciere delle case giapponesi davanti a cui scaldarsi, ma non è possibile: ci sono alcune case di mercanti visitabili (Yoshijima-ke e Kusakabe Mingeikan), ma l’orario invernale, estremamente ridotto è una sentenza. Troviamo solo porte chiuse.

Ecco, la porta chiusa è qualcosa che addolora il visitatore giunto da lontano. E’ un visitatore sprovveduto che magari non ha controllato bene gli orari e può prendersela solo con se stesso, certo. Ma dopo aver percorso diecimila chilometri trovarsi a un piccolo spessore di legno da una cosa bella getta nello sconforto.  E forse è anche questo che mi resterà dentro come una promessa non mantenuta.

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La città vecchia di Takayama, foto da Wikimedia commons (avevo finito la batteria)
di そらみみ (Own work) [CC BY-SA 4.0]

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Takayama. Foto da Flickr, di Yen Chi Chen
Creative commons attribution share-alike 2.0

Un’altra specialità locale è il sake e ci sono numerose ‘distillerie’ (termine non corretto perché il sake o, nihonshu, non è un distillato, ma un prodotto della fermentazione del riso). Si riconoscono, nella città vecchia, dalle sfere fatte di rametti di cedro sopra l’ingresso. Si possono fare assaggi e acquisti, ma non tutte le qualità sono adatte al trasporto, in quanto alcuni tipi sono deperibili e andrebbero mantenuti in frigo: non preoccupatevi, in genere è ben indicato, anche in inglese. Una lista delle distillerie è sul sito dell’ente del turismo locale. Il periodo fra gennaio e febbraio è anche il migliore per visite guidate e degustazioni.

Il festival di Takayama

Passeggiando in città capiterà di vedere strane costruzioni, simili a garage altissimi. Contengono i carri allegorici del Takayama matsuri, uno dei festival più famosi del Giappone. Il museo Takayama Yatai kaikan espone a rotazione quattro dei 23 carri permette di farsi un’idea di cosa è questa festa: una processione di mille persone in costume, con danze, spettacoli di marionette e il trasporto degli enormi carri. Alcuni hanno le ruote, altri vengono portati solo con la forza delle braccia (impressionante!). L’idea che mi sono fatto è che i ritmi fissati da questa festività, legati anticamente ai tempi dell’agricoltura, continuino a dettare la vita della città.

Takayama matsuri

Takayama matsuri, foto di Robert Young, da Flickr
Creative commons attribution share-alike 2.0

Il museo Takayama Yatai Kaikan

Il museo Yatai Kaikan (foto di Patrick Colgan, 2013)

Takayama matsuri, di notte

Takayama matsuri, di notte (da Flickr, foto Jonathan Koo)
Creative commons attribution share-alike 2.0


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