“ La Farnesina sta operando senza soluzione di continuità per far defluire dalla Libia tutti i connazionali che hanno manifestato la volontà di lasciare il Paese. A poco più di 48 ore dall’improvviso degradarsi della situazione a Tripoli, da dove, malgrado la situazione problematicissima, dovuta ad un crescente affollamento, dell’aeroporto internazionale sono stati già rimpatriati circa 800 italiani. Questo, anche per mezzo di voli speciali Alitalia organizzati e finanziati dall’Unità di Crisi. Altri voli, organizzati in coordinamento con il Ministero della Difesa, contribuiranno auspicabilmente già entro la fine della giornata di oggi a completare il deflusso dalla Capitale e dalle zone limitrofe della Tripolitania. Nei giorni precedenti è proseguita anche la collaborazione con le Aziende presenti nel Paese che, con propri vettori o con aerei di linea hanno fatto rientrare in Italia il proprio personale. [...]
La Farnesina, nel prendere nota che in un piano di rimpatri ampio ed organico come quello messo in atto in tempi rapidissimi con un articolato piano di collaborazione istituzionale e che ha contribuito a mettere in rapida sicurezza quasi un migliaio di italiani si sono registrate alcune lamentele riportate a mezzo stampa di singoli connazionali circa una non adeguata assistenza da parte della nostra struttura diplomatica in Libia, sottolinea come quest’ultima abbia finora operato in maniera qualificata e con il massimo impegno. Chiamata a gestire una situazione degradatasi in pochissime ore, con serie criticità dovute all’implosione delle strutture di sicurezza e alla estrema difficoltà nelle comunicazioni, l’Ambasciata ha saputo già nei primi momenti far fronte con efficacia, operando a ritmo ininterrotto anche con rischi per il personale della struttura, a centinaia di casi di connazionali in difficoltà. Grazie anche ai rinforzi tempestivamente inviati da Roma, l’Ambasciata d’Italia a Tripoli continuerà ad assicurare la necessaria tutela agli italiani ancora presenti in Libia. “
Ieri mattina abbiamo appreso dagli organi di informazione radio-tele-internautici che tutti gli italiani che stavano a Tripoli erano stati rimpatriati e che ciò fosse stato affermato dal ministro Frattini alla Camera. I conti non tornavano visto che nostro padre era ancora lì e allora abbiamo telefonato all'Unità di Crisi e ci è stata data questa risposta "I giornalisti dicono un sacco di stronzate a cui non dovete credere. Entro oggi cercheremo di farli tornare tutti (come scritto nella nota di cui sopra". Io sono andato sul sito della Camera (poichè ieri ero attaccato al pc in attesa di una mail di papà) per vedere e soprattutto sentire se davvero il ministro avesse detto quelle cose. Però non posso visualizzare un tubo perchè non ho dei plug in particolari...
Verso le 17 trovo la notizia dei 10mila morti e mi prende un colpo. Pensavo a papà perchè non sapevamo come potesse raggiungere l'aeroporto senza correre rischi, in realtà lui stava già in volo (e su questo ci sarebbe da parlare ancora ma meglio lasciar perdere).
Lui è stato una settimana chiuso in ufficio (gli ultimi due giorni da solo) e di giorno è uscito pure per andare a comprare le sigarette (mannaggia!) perchè nel suo quartiere la situazione era meno grave. La notte cambiava tutto. Lui non ha visto cadaveri ma non può dire che non ci siano stati omicidi in quella zona, perchè erano veloci a rimuovere i cadaveri. Da domenica ha iniziato a sentire i bombardamenti. Ha detto che quelli dell'ambasciata di Tripoli con lui sono stati bravi, almeno quello. All'aeroporto è andato accompagnato da un'autista (credo della sua azienda) ma lì è stato davvero male. Mi ha colpito il racconto di quello che ha visto. Migliaia di persone ammassate, di tutte le nazionalità. Ha visto la polizia picchiare coi manganelli anche le donne, lui è stato aiutato da uno dell'Unità di Crisi con le valigie ma una non l'ha potuta comunque portare. Poichè l'aeroporto è piccolo e c'era molta gente mio padre è rimasto circa 4 ore sotto la pioggia (che per un uomo di 70 anni, fate un po' voi...). Ad un certo punto quando stava per arrivare nella hall ha avvertito un rumore di un macchinario ed è stato spinto dalla folla, rischiando di rimanere schiacciato. Per fortuna che quello dell'Unità di Crisi gli ha dato una mano a tirarlo via dalla calca. Ha incontrato e parlato con tante persone: c'era chi stava lì da 3 giorni (anche italiani, alla faccia della rapidità), c'erano dei poveri che non avevano nulla. i bagagli dei poveracci venivano divelti da una macchina. L'aereo doveva partire alle 11.30, è partito alle 17.
Strano vederlo al tg. Di notte stavamo guardango il Tg1 che faceva leva sulla tv di stato che nasconde la realtà: pensavo -finalmente un po' d'autocritica!- invece si riferivano alla Libia.
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