Nato a Parma il 16 marzo 1941, figlio del celebre poeta Attilio Bertolucci e poeta egli stesso, il nostro Bernardo inizia la sua carriera cinematografia a fianco di un altro importante esponente del cinema italiano purtroppo prematuramente e brutalmente ucciso nel 75’, Pier Paolo Pasolini, lavorando come suo assistente alla sceneggiatura nel primo film del letterato friuliano, Accattone (1961).
Distanziandosi ben presto dalla poetica pasoliniana, Bertolucci inseguirà una sua idea personale di cinema, che sarà perseguita in tutti i suoi film, dal primissimo La commare secca del ’62 fino all’ultimo Io e Te (2012), sviluppando e rinnovando continuamente il suo sguardo sul mondo e sull’esistenza, in un’esplorazione dell’inconscio individuale, fra storia, memoria, sogni e utopie.
Lo “scandaloso” Ultimo Tango a Parigi (1972), segna il punto di svolta che lo consacra alla fama mondiale. Affrontando temi insolitamente scabrosi, il film ha di fatto segnato un’epoca: il sesso è visto come l’unica risposta possibile al conformismo del mondo circostante; i personaggi, da qui in poi, sono esseri alla deriva, la cui unica via d’uscita è la trasgressione.
Seguiranno pellicole che segnano definitivamente la sua ascesa verso la notorietà internazionale: Novecento (1976), La Luna (1979), fino ai grandi kolossal anni ’80 e tutti girati all’estero: L’ultimo imperatore (1987), col quale si aggiudica ben 9 premi Oscar, Il tè nel deserto (1990) e il Piccolo Buddha (1991).
In seguito tornerà a girare in Italia, riprendendo le sue predilette tematiche intimiste, in film quali Io ballo da sola (1996), L’assedio (1998) e i più recenti The Dreamers (2003) e Io e Te.
Consacrato a livello internazionale dall’Oscar (1988), dal Leone d’Oro (2007) e dalla Palma d’Oro alla carriera (2011), Bertolucci ha ricevuto, al Festival del Cinema di Guadalajara che si è svolto proprio in questi giorni, il Premio Mayahuel Guadalajara Internacional per il suo apporto alla cinematografia mondiale e per l’influenza riconosciuta su tanti cineasti del Continente.