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Tanti superuomini, un unico Superman

Creato il 06 gennaio 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
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  • Tanti superuomini, un unico Superman
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Tanti superuomini, un unico Superman Will Eisner Superman In Evidenza DC Comics

Tanti superuomini, un unico Superman Will Eisner Superman In Evidenza DC Comics

Superman è stato il primo supereroe ad apparire sulle pagine di un fumetto americano, questo lo sappiamo tutti, ed è quindi stato usato come stampo più o meno per tutti i suoi successori, almeno per i primissimi anni di vita. Il successo del personaggio, infatti, portò ovviamente le case editrici concorrenti della National Comics Publications (antesignana della DC Comics) a mettere in produzione personaggi che in qualche modo potessero inserirsi in quel nuovo filone supereroico inaugurato dall’Uomo d’Acciaio.

Tanti superuomini, un unico Superman Will Eisner Superman In Evidenza DC Comics
Al giorno d’oggi, è facile distinguere le differenze tra un personaggio e l’altro, ma, nei primi anni Quaranta, il concetto di “supereroe” non era ancora stato ben delineato (si rimaneva nell’ambito della fantascienza), e coincideva perlopiù con quello di Superman (personaggi di poco successivi, come Batman e Wonder Woman, sfruttarono infatti concetti nettamente differenti). Già nel 1939 La National citò in giudizio la Fox Feature Syndacate per chiedere l’interruzione della pubblicazione delle avventure di un vero e proprio clone di Superman (con gli stessi poteri ma origini decisamente diverse) chiamato Wonder Man. Will Eisner, creatore del personaggio, cercò di rivendicare l’originalità del proprio lavoro, ma la causa fu vinta dall’editore dell’Azzurrone, e Wonder Man sparì dalle pubblicazioni della Fox Feature Syndacate.

L’anno dopo fu il turno di un nuovo personaggio, Master Man, pubblicato dalla Fawcett Comics di Wilford Hamilton “Captain Billy” Fawcett. Il personaggio non volava ma era dotato di superforza e supervelocità: tanto bastò alla futura DC Comics per vincere la causa di violazione del copyright del proprio personaggio simbolo.

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La vicenda più rappresentativa è però quella legata a Capitan Marvel, personaggio creato dallo sceneggiatore Bill Parker e dal disegnatore Charles Clarence “C.C.” Beck nel 1940 sulle pagine della rivista Whiz Comics, pubblicata sempre dalla Fawcett Publications, e oggi conosciuto come Shazam. Nel giugno del 1941, la casa editrice ricevette una lettera da parte della National in cui si chiedeva di cessare le pubblicazioni relative a tale personaggio, considerato una copia illegale di Superman. il personaggio della Fawcett era diventato rapidamente il supereroe più popolare negli Stati Uniti e secondo la National i lettori di fumetti erano confusi dal trovare nei negozi le sue storie pensando che si trattasse, erroneamente, di quelle del proprio personaggio. Dato che la Fawcett rifiutò la richiesta, nel settembre del 1941 la National intraprese un’azione legale.

La National riteneva che i poteri e le caratteristiche principali di Capitan Marvel (superforza, supervelocità, invulnerabilità, un costume dotato di cappa e un’identità segreta da giornalista) derivassero direttamente da quelle di Superman. La Fawcett replicava che, sebbene i due personaggi fossero simili e la pubblicazione di Superman avesse anticipato quella di Capitan Marvel di diciotto mesi, le differenze nella trama principale e negli elementi concettuali (l’alter ego di Capitan Marvel era un bambino, anziché un adulto, e i suoi poteri avevano base nella magia invece che nella scienza) facevano intendere che Capitan Marvel non costituiva una violazione del copyright della National.

Sebbene la giustizia americana avesse ritenuto Capitan Marvel una copia illegale di Superman, il giudizio emesso il 10 aprile del 1950 (la sentenza, emessa dalla United States District Court for the Southern District of New York, è rintracciabile nella banca dati di Lexis-Nexis) fu a favore della Fawcett, perché gli avvocati di quest’ultima riuscirono a dimostrare che la National non aveva posto il copyright su molte delle strisce quotidiane di Superman (distribuite dal McClure Syndacate a partire dal 16 gennaio 1939). La Corte ne dedusse dunque che la National aveva abbandonato il proprio copyright sul personaggio, così che non fosse più valido.

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Nel 1951 la National appellò tale decisione. Il 30 agosto dello stesso anno (anche questa sentenza è contenuta nella medesima banca dati della precedente), la United States Court of Appeals for the Second Circuit confermò che il personaggio di Capitan Marvel costituiva effettivamente una violazione del copyright della National, ma ribaltò la sentenza di primo grado, con lo stabilire che tale copyright era ancora valido. Anziché tornare davanti alla Corte di primo grado per la valutazione del danno (così come aveva richiesto la sentenza), la Fawcett chiese il patteggiamento alla National. Agli inizi degli anni Cinquanta i fumetti di supereroi avevano infatti visto diminuire le proprie vendite, e l’editore comprese come non fosse più conveniente continuare il giudizio. La National accettò la proposta e la Fawcett pagò 400.000 dollari di danni, cessando inoltre le pubblicazioni di tutti i fumetti relativi a Capitan Marvel.

La Fawcett chiuse i battenti nell’autunno del 1953 e Capitan Marvel rimase dunque senza pubblicazioni per il resto degli anni Cinquanta e per tutti gli anni Sessanta. Dato che proprio in quegli anni i supereroi stavano ritrovando la loro popolarità, la National, che nel frattempo aveva cambiato nome in DC Comics, molto beffardamente nel 1972 prese in licenza i diritti per la pubblicazione di tutti i personaggi della Fawcett, Capitan Marvel compreso. Dato che la DC Comics, per poter pubblicare i personaggi della defunta Fawcett, doveva pagare una tassa supplementare per ogni loro apparizione, nel 1978 ne cessò la pubblicazione, per poi, nel 1980, comprarne definitivamente tutti i diritti

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È indubbio che bisogna contestualizzare queste sentenze nel periodo in cui furono emesse, anni in cui il concetto di “supereroe” era ancora fresco e così un personaggio con superpoteri simili a quelli di Superman, ma nettamente diverso da questo per concezione, poteva facilmente risultare una contraffazione. Oggi, perché una contraffazione possa aver senso, bisognerebbe plagiare il personaggio decisamente più nello specifico, essendo l’idea di “supereroe” molto più comune e diffusa, così che alla sensibilità del lettore odierno le caratteristiche distintive fra i vari personaggi risultano evidenti. E poi, comunque, l’idea di “plagio” ha assunto contorni sostanzialmente diversi con il passare dei decenni.

Bisogna però aggiungere un’ulteriore annotazione specifica: dopo 75 anni di pubblicazione, numerosi film, telefilm, serie animate, videogiochi e merchandising vari, Superman ha davvero raggiunto lo status di vera e propria icona della cultura popolare in generale e del fumetto supereroico in particolare, divenendo oggetto di omaggi e rivisitazioni continue, non solo nel fumetto. Per rimanere nell’ambito di quest’ultimo, per esempio, basti ricordare l’Hyperion dello Squadrone Supremo (Marvel Comics) oppure l’Apollo di Authority (nato per l’etichetta Wildstorm dell’Image in seguito acquisita dalla stessa DC). O infine il recente Superior di Mark Millar e Leinil Francis Yu (Icon/Marvel). Nonostante tutto, però, il vero e unico Superman è ancora tra noi.

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