Il condominio di fronte al mio, molto più grande e dotato di un parchetto pubblico, si distingue soprattutto la notte del trentuno dicembre. Perché proprio da quel parchetto, allo scoccare della mezzanotte, parte uno spettacolo pirotecnico che non ha eguali, nella zona. E quando parlo di fuochi d’artificio, non esagero dicendo che i loro botti potrebbero essere paragonabili a quelli di qualche associazione Pro Loco in onore del santo patrono. Vanno avanti per un quarto d’ora abbondante, probabilmente ogni anno fanno una colletta o mettono la voce capodanno alla riunione condiminiale, e il pagamento della rata successiva comprende anche la quota pro capite a copertura del budget. Preparano tutti i razzi in fila nel giardino comune e poi, messi al riparo (ma non troppo) bambini e animali, accendono la prima miccia e apriti cielo. Noi così ogni anno ci piazziamo sul terrazzo all’ultimo piano del nostro palazzo, riempiamo i bicchieri di spumante e ci godiamo la scena, non senza il timore che qualche razzo sfugga al controllo e ci scoppi sopra o addosso. Perché la cosa potrebbe degenerare se qualcuno, dalla nostra parte, prendesse il tutto come una sfida a chi dà più spettacolo per dare vita a un’escalation degna di Paperino contro Anacleto Mitraglia. No, noi per fortuna non abbiamo un livello di coesione tale da condividere questo genere di festeggiamento partecipativo durante le festività, al massimo si fa l’albero all’ingresso del palazzo e, incontrandosi sull’ascensore, ci si scambia qualche augurio prima di scendere al piano. Quest’anno chissà, forse la crisi e i sacrifici avranno indotto il comitato festeggiamenti del vicinato a un’iniziativa più in sordina, magari qualche miccetta di contorno al tradizionale panettone condominiale. Ma speriamo di no: andrebbe a scemare anche il nostro principale divertimento, non avendo più nessun comportamento altrui da criticare.
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