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Tanto valeva dire che è colpa del caldo

Da Femminileplurale

Tanto valeva dire che è colpa del caldoQuesto post arriva un po’ in ritardo, ma è necessario: è infatti di un paio di giorni fa l’articolo di Marcello Veneziani sul Giornale che ha scatenato tanta indignazione – ma non ancora abbastanza – tra le donne. Dico non ancora abbastanza perché nella situazione ideale si dovrebbe avere la decenza di non pensare nemmeno certe stupidaggini: e magari si trattasse soltanto di stupidaggini. Si tratta di affermazioni criminali, e Veneziani si fa portatore di un messaggio che, oltre ad essere banalmente sbagliato, è estremamente pericoloso perché sostanzialmente apologetico. Il suo articolo si commenterebbe da sé, ma mi interessa metterne in evidenza alcuni punti.

Innanzi tutto, il Nostro si produce nell’elenco delle obiezioni alla teoria secondo la quale (riassumo all’osso) l’exploit di omicidi di donne di queste ultime settimane sarebbe da addebitare all’incapacità degli uomini di accettare l’emancipazione femminile. Al di là della spiegazione in sé, sulla quale si potrebbe discutere, divertono e indignano allo stesso tempo le geniali osservazioni dell’autore. Il femminismo e le sue conquiste non c’entrano per nulla, perché negli anni ’70 non c’erano tutti questi omicidi (ha fatto una ricerca?), eppure le rivendicazioni di quel movimento erano molto più sconcertanti e, soprattutto, attenzione attenzione, «molte di quelle rivendicazioni che all’epoca sconcertavano, sono diventate ormai orizzonte comune». No, scusi caro Veneziani, quali? La parità dei diritti, la libertà procreativa, l’aborto, la sessualità responsabile, la non discriminazione sul luogo del lavoro (questione maternità inclusa, ovviamente), l’equità nel trattamento economico di uomini e donne, la presenza sulla scena politica e in generale ai vertici, quale di queste rivendicazioni sarebbe orizzonte comune? Perché – saremo pure sbadate, impegnate come siamo a farci le unghie – ma noi non ce n’eravamo accorte.

Abbiamo poi una seconda obiezione; d’altra parte, pubblicando nell’ambito di certi ameni ambienti culturali, di certo questa non se la poteva far mancare. Insomma: non si dice «per ovvie ragioni ideologiche tipiche del politically correct», ma ammettiamolo, la responsabilità della «brutalizzazione dei rapporti» tra uomo e donna (ma allora c’è una brutalizzazione dei rapporti o no?!) è degli immigrati, che provengono da «mondi» (?!) nei quali i diritti delle donne non sono riconosciuti. Ma gli omicidi di questi giorni sono stati compiuti da italiani, direte voi. Eh no care, avete dimenticato un aspetto fondamentale: «la forza dell’emulazione non è da trascurare e non sono pochi i casi di violenze alle donne da parte di immigrati». Allora: a parte il fatto che Veneziani farebbe bene a leggere qualche statistica sulle violenze nei confronti delle donne (ma è un giornalista, non si capisce perché dovrebbe informarsi prima di parlare), non saprei proprio come definire questa, che non è un’argomentazione e dunque non può essere confutata, ma – lasciatemelo dire, dato che il politically correct, come ci insegna l’illustre, è cosa legata a ragioni ideologiche – una stronzata. L’affermazione di Veneziani non ha alcun fondamento di alcun genere. Gli sarà venuta in mente mentre beveva il caffè quella mattina. Gli italiani sarebbero buoni, di per sé, è che hanno un cattivo esempio.

Infine, la terza obiezione, che non è un’obiezione ma già l’esposizione della tesi, ci dice che l’uccisione di una donna da parte di un uomo non è l’affermazione di un predominio, ma piuttosto è segno del «terrore della solitudine» da parte dell’uomo che viene lasciato dalla sua donna. Qual è il meccanismo? Cito interamente il passo, perché ne vale la pena:

Il femminismo aggressivo ed espansivo dei nostri anni, unito alla regressione anche numerica dei maschi e perfino al destino genetico di scomparsa e di tramonto che viene copiosamente descritto attraverso quelle X e quelle Y inquietanti, ha intimidito i maschi li ha portati alla fuga, sulla difensiva, col timore di competere o in cerca di surrogati, come l’omosessualità o la transessualità. Ma li ha portati soprattutto a restar bambini, perché avvertono il peso della fragilità e della dipendenza. […]. Non è in discussione il ruolo della donna, ma al contrario, è una conseguenza del ruolo accresciuto della donna che produce questa dipendenza tossica fino al crimine, del bambino perduto.

Insomma, perché tutti questi uomini che ammazzano le donne? Per colpa delle donne, ovviamente: siamo noi, con il nostro femminismo aggressivo ed espansivo (ma espansivo de che?!), a metterli in difficoltà; e poi è una questione «numerica», perché gli uomini stanno diventando di meno: avranno paura che ce li mangiamo, quindi, nel dubbio, ci ammazzano. Non mi esprimo nemmeno sulla presunta ricerca di surrogati «come l’omosessualità o la transessualità», perché Veneziani mostra una tale ignoranza di ciò di cui sta parlando che dovrebbe semplicemente essere licenziato. Peccato che in questo Paese non si licenzino mai gli incapaci. Così come non si assumono i competenti. Ma questo è un altro discorso.

Tanto valeva dire che è colpa del caldoIn sostanza, qual è il punto? Siamo all’apice signore e signori: «si è trattato forse di una rivolta degli schiavi, i maschi, a cui è stato tolto il pane della loro vita». Sarebbe anche divertente, se non fosse stato scritto veramente. Veneziani è maschilista, nonostante si diletti a scrivere che le rivendicazioni femminili sono ormai patrimonio condiviso. O, quanto meno, la metafora è sbagliata (ma allora che cambi lavoro). Si suppone che se gli schiavi scatenano una rivolta, siano dalla parte del giusto. Voglio dire, voi per chi simpatizzate, per i padroni o per gli schiavi? A rigor di logica, se svolgiamo la metafora, gli uomini si starebbero rivoltando giustamente contro la condizione nella quale sono tenuti dai loro padroni, ossia le donne. La grave condizione di sottomissione dell’uomo nella società italiana, d’altra parte, è sotto gli occhi di tutti. Per carità, spesso si ammazzano dopo aver ammazzato le donne, perché «non si sopporta l’idea del carcere e del vituperio generale» (vituperio?! Hai ucciso tua moglie perché ti ha lasciato? Brutto!). Ma in fondo hanno ragione, poverini: il problema è che la donna comanda, e se lascia il suo uomo costui soffre talmente tanto che non può che ammazzarla. A voi verrebbe forse in mente di fare qualcosa di diverso, se foste lasciati?

«Perché mi hai abbandonato? È il grido che risuona nelle metropoli, nelle periferie e nei paesi e qui parlano ancora di maschilismo». Ha ragione, Veneziani: le violenze contro le donne non hanno per nulla a che vedere con il fatto che le donne siano considerate degli oggetti decorativi, delle puttane o delle macchine da riproduzione. Non hanno nulla a che vedere con il fatto che il loro corpo sia usato per vendere cose. Non hanno nulla a che vedere con il fatto che siano relegate ai margini della società. E non hanno nulla a che vedere con gente come te che finisce sempre per giustificarle, in qualche modo.


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