Nell’area meridionale del continente africano accanto al Sudafrica, che è sempre stato rispetto agli altri un Paese da primo mondo, oggi c’è il Tanzania che ha potenzialità, corretta ambizione e buone chance per ottenere la supremazia regionale.
E, a dimostrazione di questo, c’è la “scaramuccia” regionale ancora in corso tra il paese dell’ujamaa e il piccolo Malawi, di cui fornisce ampie informazioni il “Tanzania Daily News”, con ricchezza di
dettagli a proposito di alcune prospezioni da parte di compagnie minerarie per cercare petrolio e gas naturale nella sponda nord-orientale del lago ex-Niassa.
Sembrerebbe, infatti, che quella parte di lago, e quanto contiene, appartenga di diritto al Tanzania, almeno al 50% ,il quale non ha omesso di esprimersi in tal senso attraverso il suo ministro degli Esteri e della Cooperazione, non appena è venuto a conoscenza di alcuni voli aerei di ricognizione,facenti riferimento al Malawi, in quella zona e a quello scopo.
Insomma a ciascuno la sua “porzione” di petrolio.
E sarebbe anche giusto se tanto per il Tanzania quanto per il Malawi le compagnie petrolifere in questione non fossero società straniere, che curano interessi in proprio dall’una e dall’altra parte.
E non certo per arricchire il piccolo Malawi alle prese con tutta una serie di problemi, anche quelli di natura socio-sanitaria come l’aids, per cui è in corso in questi giorni una campagna massiccia di prevenzione, né per il Tanzania che, in questo caso, manifesta tutta la propria ingenuità politica.
Anche perché, in generale, il futuro sviluppo dell’Africa dovrà, per essere realtà, una partenza di una stretta cooperazione tra gli stati viciniori e non certamente da sterili contrapposizioni.
A quanto riferito da fonti attendibili, difficoltosi negoziati tra Malawi e Tanzania sono, comunque, ancora in corso e, come sapete, l’arte della risoluzione dei conflitti, orale, in Africa ha tempi obbligatoriamente lunghi.
Perciò niente paura. Si spera solo che tra i contendenti prevalga un po’ di buon senso.
Inoltre pare che, nel mentre, sia spuntato nella diatriba il Mozambico, altro scomodo vicino di casa, il quale, come i primi due, avendo già dato concessioni a compagnie straniere, reclama la sua parte di fondale da esplorare.
Per fortuna ,per il momento, è alla finestra in attesa di conoscere l’esito dello scontro tra i primi due.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)