Magazine Informazione regionale

Taranto, ancora diossina nel cibo. A rischio le uova

Creato il 10 febbraio 2014 da Makinsud

Nel 2008 la denuncia: diossina nelle cozze e abbattimento del bestiame contaminato. A distanza di sei anni a destare nuova preoccupazione sono le uova.

L’allarme era stato lanciato a inizi Gennaio dal Fondo Antidiossina e dal suo presidente Fabio Matacchiera quando furono

L'ambientalista Fabio Matacchiera
 rivenute tracce di diossina e Pcb (policlorobifenili) nelle uova provenienti da masserie di Martina Franca e Crispiano, entrambe nella provincia di Taranto.  Quel rischio è stato ora accertato e confermato dai risultati acquisiti dalla onlus dal Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto e dall’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata. Come si evince dalla documentazione, oltre ai “valori di azione” (il cui confine è di 1.75 picogrammi per grammo di materia grassa) risultano superati anche i “valori limite” (di 5 picogrammi per grammo di materia grassa) quelli oltre i quali è vietata la commercializzazione e imposta la distruzione del prodotto inquinato.

La cozza tarantina
Ma quali sono, esattamente, i prodotti della filiera alimentare ormai compromessi? Come riportato dal sito di metronews, oltre alle cozze , i nuovi alimenti “inquinati” sono ora uova, latte e derivati. Sulle uova prelevate dalle masserie di Crispiano e Martina (a poco più di 20 km dallo stabilimento Ilva) sono stati riscontrati valori di pcb e diossine superiori ai limiti di legge: 11 picogrammi anziché 5. Anche nel latte bovino di Massafra la diossina va oltre il consentito e tra Massafra e Taranto, inoltre, l’Asl ha rivelato una presenza di inquinanti in quantità doppia rispetto al consentito. A commentare gli esiti delle analisi ci ha pensato Ada Le Noci, coportavoce dei Verdi di Taranto, che ha sottolineato come “La presenza di questi inquinanti nelle uova e negli animali fa presagire una grave compromissione della catena alimentare del nostro territorio. Chi vive fuori dal territorio nel quale è interdetto il pascolo, venti chilometri intorno all’Ilva, non è infatti esente dai rischi derivanti dalla presenza della diossina negli alimenti di origine animale che si accumula anche nell’organismo umano con l’alimentazione e che può produrre danni alla salute a distanza di molti anni“. Secono Le Noci le radici di questa emergenza partono dallo stabilimenti industriali della zona: “Le istituzioni locali dovrebbero ammettere che gli insediamenti industriali stanno compromettendo in maniera inesorabile la salute degli abitanti della provincia di Taranto – ha denunciato – e la qualità dei prodotti alimentari con ingenti danni economici alle categorie produttive degli agricoltori, dei maricoltori e degli operatori turistici. Chiediamo alle istituzioni locali di intervenire affinchè questo scempio sia al più presto fermato. Ci aspettiamo una reazione forte da parte di tutti i vertici istituzionali che si traduca in azioni concrete a tutela del territorio e che finalmente si proceda con la chiusura degli impianti inquinanti“.

Per bloccare la diffusione d queste sostanze inquinanti, Fabio Matacchiera ha chiesto all’Arpa Puglia la definizione di un piano di monitoraggio e di controllo ambientale sanitario da portare avanti assieme all’Asl di Taranto: “Abbiamo dimostrato, con dati alla mano – ha chiosato il presidente del Fondo Antidiossina – che le Diossine ed i Pcb stanno insidiando pesantemente anche l’agro di Crispiano e quello di Martina Franca. Le galline allevate in batteria, quindi non a contatto con il terreno, non risultano contaminate. Al contrario, quelle che razzolano libere nelle masserie producono uova che risultano positive alla presenza di diossine e di pcb, con valori che superano anche del doppio il valore limite. Il raggiungimento ed il superamento di tale valore obbliga le autorità a vietare la commercializzazione e a disporre la distruzione delle uova“.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :