Sarà esaminato il 3 agosto dal tribunale del Riesame di Taranto il ricorso presentato dall’Ilva sul sequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento e sugli arresti domiciliari disposti nei confronti degli 8 indagati tra dirigenti ed ex dirigenti . Le accuse: disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose. Il decreto di sequestro preventivo riguarda i 6 mpianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto. Le ordinanze di arresto (ai domiciliari) sono per : il patron dell’Ilva Emilio Riva, i suo figlio Nicola, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento, Marco Andelmi, Angelo Cavallo, Ivan Dimaggio, Salvatore De Felice, e Salvatore D’Alo.
“Noi abbiamo lavorato nel nostro recinto, non c’è stata alcuna invasione di campo in nessun senso. Il provvedimento del gip Todisco è stato estremamente sofferto, lo si coglie in ogni rigo”. Lo ha detto il procuratore generale della Corte di Appello di Lecce, Giuseppe Vignola chiarendo alcuni aspetti del provvedimento di sequestro
”Di fronte a una denuncia relativa a 7 anni precedenti – ha spiegato Vignola – e alla spiegazione di una serie di morti, di feriti e di malattie serie che possono portare alla morte e all’ipotesi di danni ai bambini, la magistratura non poteva non intervenire perché era una ‘notitia criminis’ e dovevamo intervenire perché ce lo dice la carta costituzionale, il codice e la nostra coscienza di magistrati e di cittadini”. Secondo il procuratore il sequestro era obbligato, non si poteva ignorare la conclusione delle perizie.>
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