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Taranto/ Pirateria. L’Ambasciatore in Italia della Somalia solidale con EU e NATO contro i flussi finanziari pirati

Creato il 14 marzo 2013 da Antonio Conte

Antonio Conte, Fondatore del Blog

Taranto. Antonio Conte pone una domanda ai relatori. E’ il fondatore del Blog “Rassegna Stampa Militare”, una rivista online specializzata in tema di Difesa e Cooperazione. RSM ringrazia la Marina e l’Università per la gentile concessione della foto.

Antonio Conte

Antonio Conte

Antonio Conte (Qui il reportage fotografico) – Taranto, 11 Marzo 2013. L’evento a Mariscuola è stata una giornata particolare e molto intensa. Nell’Aula Magna della Scuola di Sottufficiali della Marina Militare, è stato presentato una ricca gamma di idee e di informazioni, di conoscenze  ed esperienza che hanno stimolato trasversalmente tutto l’uditorio. Come già pubblicato qualche giorno fa (vedi articolo sulla giornata di studio e pieghevole del programma dell’evento), la lista dei relatori a questa terza edizione si è confermata numerosa e di altissimo profilo.

Questo articolo sull’evento queste colonne sono automaticamente candidate ad ulteriori approfondimenti, con commenti o con articoli autonomi, la redazione sarà di certo ben lieta di appoggiare questa iniziativa: cliccate in altro a destra di questa pagina alla parola “contatti”, proprio sotto la casella di ricerca.

Riprendendo il discorso sulla pirateria dell’Oceano Indiano, “i carichi delle navi attaccate – ha risposto il prof. Nicolò Carnimeo, alla mia domanda lanciata in aula magna – normalmente non vengono depredati, ma solo per mantenere alto il malore del riscatto. Specie se si tratta di carico di petrolio o merce pericolosa, o che è difficile da trasportare, ma anche perché potrebbe mettere in pericolo l’ambiente essi stessi vivono con gli sversamenti in mare”. Certo è che se si tratta di carichi alimentare qualche pensiero i pirati di sicuro lo faranno. Ne sarebbe la prova il primo episodio di sequestro che ha coinvolto un peschereccio barese, tra l’altro “accusato – ha precisato il prof. dell’Università di Bari – anche di pesca abusiva dalla locali autorità”.

L’evento di notevole importanza internazionale è stato organizzato dalla Marina Miliare in collaborazione con Università degli Studi di Bari ”Aldo Moro” e denominato “GIORNATA DI STUDIO per un’AZIONE DI CONTRASTO DELLA PIRATERIA: “DAL CONTROLLO DEI MARI A QUELLO DEI FLUSSI FINANZIARI”.

Prof. Antonio Uricchio, Direttore del Dipartimento Jonico

Prof. Antonio Uricchio, Direttore del Dipartimento Jonico

I lavori sono partiti puntuali alle 09:00 come previsto, con le fasi di accoglienza degli invitati, mentre alle 10:00 sono stati avviati i lavori in aula magna e i saluti da parte rispettivamente del C.A. Guido Rando, Ammiraglio Comandante della Scuola della Marina, che ha descritto, introducendo il tema di studio, l’insolito abbigliamento dei pirati caratterizzato da sandali di plastica e magliette taroccate delle maggiori squadre di calcio mondiale. Qualche perplessità è emersa sulla destinazione dei ricavi illeciti che di certo non contempla il territorio somalo. Il flusso che percorre questa enorme massa di soldi è in effetti il tema di analisi. Infine – ha detto il Comandante C.A. Rando – “la pirateria è sempre esistita e da sempre è oggetto di attenzione da parte delle forze marittime” – evidentemente – sia commerciali che militari. Ha poi anche ricordato che il filone di ricerca attraversato in tandem tra Marina Militare e Università degli Studi di Bari ha maturato il suo terzo anno di attività, ricordando che il tema del primo anno era stato la Pirateria dei mari e delle reti informatiche.

Il Prof. Antonio Uricchio, Direttore del Dipartimento Jonico ha parlato della importanza del controllo dei flussi finanziari innescati dal pagamento del riscatto, evidenziando che se si parla di “pirati”, vi è sempre un “tesoro” e quindi delle “isole nascoste”, alludendo ad una letteratura di genere. La metafora è davvero efficace e non direi dissimile dalla attualità, le attività illecite infatti procurano grandi guadagni ed è necessario poi – si crede – saperli nascondere.

Il C.V. Michele Spezzano, Direttore degli Studi di Mariscuola Taranto, ha presentato i relatori e coordinato gli interventi dei lavori della impegnativa, ma interessante giornata di studio, che si sono così svolti.

Il Prof. Nicolò Carnimeo, Docente di Diritto della Navigazione del Dipartimento Jonico ha argomentato sulla “Genesi della pirateria nel Corno d’Africa e in Nigeria. La tutela degli interessi italiani”. Ci ha introdotto al fenomeno della pirateria, con un excursus, anche grazie ad un coinvolgente video e a molte foto, sulla sua genesi e sul suo sviluppo, anche con riferimento ad un primo singolare evento avvenuto proprio in Bari in un noto ristorante, circa le disavventure di una nave peschereccio, poi sequestrata per diversi mesi. Ha anche spiegato anche alcuni punti di vista di Confitarma. Infine ha evidenziato la necessità di inquadrare il tema in Piraterie, al plurale, perché diverse sarebbero le motivazioni e le geografie d’azione.

C.A. Gualtiero Mattesi, Ex Vice comandante Operazione

C.A. Gualtiero Mattesi, Ex Vice comandante Operazione “Atalanta”

L’Amm. Isp. (aus.) Fabio Caffio, Esperto di Diritto Internazionale Marittimo, Servizio Aff. Giuridici e Contenzioso Diplomatico del Ministero Affari Esteri ha detto su “Gli strumenti internazionali per la lotta ai pirati e la protezione del traffico marittimo”. In particolare si è soffermato – ma non solo, intervenendo a più riprese – sulle misure di autoprotezione IMO da parte delle navi dagli attacchi pirateschi, nonché ha introdotto il vigente e futuro quadro normativo relativo. In particolare le misure passive come barriere anti intrusione ricavate per esempio, con il filo spinato; gli idranti ad acqua per respingere gli abbordaggi non autorizzati; la ‘cittadella’, ovvero un’area della nave chiusa ed autosufficiente dove rifugiarsi e per lanciare il grido di aiuto; ed ancora dispositivi acustici ad alta intensità; laser abbaglianti.  Ma non basta è evidente  e necessario anche lavorare su altri versanti, come indagare meglio ed arginare il fenomeno delle “bandiere ombra”, ovvero quelle nazioni con registri ‘facili’ e dai pochi controlli, infine si è evidenziata la necessità di comprendere meglio, anche a livello normativo (Legge 130/2011), se armare le navi mercantili e se dotarli di protezione militare (e/o con guardie giurate), nonché di definire eventualmente le relative regole di ingaggio. Va anche tenuto presente – ha riferito l’Ammiraglio – il non-stato di guerra contro i pirati, e che l’azione di contrasto è fatta non contro governi ma contro privati, seppure criminali. Ha ricordato infine che le navi mercantili, anche se con militari a bordo, non danno la caccia ai Pirati, questo è un compito proprio delle navi da Guerra.

Il Prof. Antonio Leandro, Docente di Diritto Internazionale del Dipartimento Jonico è intervenuto su “Vendita di armi ai pirati: l’inquadramento del fenomeno del diritto internazionale”. La sua relazione si è soffermata sulla relazione tra vendita di armi ed atto piratesco attraverso due linee di indagine, la cooperazione internazionale tra Stati e Organizzazioni Internazionali avviata contro il traffico di armi convenzionali destinato ad uso illecito in riferimento al Diritto Internazionale e la riconducibilità della transazione ad un atto di “complicità” nel crimine di pirateria. Relazione in cui emerge la necessità, fuori dai casi di flagranza, di dover dimostrare – con evidenti difficoltà pratiche – l’intenzionalità di aiuto e l’agevolazione del crimine attraverso la vendita specifica, nonché andrebbe poi anche dimostrato l’effettivo e preciso uso della stessa arma venduta ed usata nell’atto piratesco.

Il C.A. Gualtiero Mattesi, Ex Vice Com.te Operazione “Atalanta” che parlerà su “La pirateria nel Golfo di Aden e Oceano Indiano: l’inquadramento strategico e operativo”. Ha dato – per via della sua esperienza diretta nel suo recente incarico di Vice Comandante dell’Operazione dell’Unione Europea di Antipirateria “Atalanta”, con quartier generale a Nortwood (Uk) – un inquadramento strategico ed operativo della pirateria, analizzando il contesto geostrategico delle vie di comunicazione marittime e delle opportunità offerte ai pirati, il coordinamento internazionale dell’attività di antipirateria, le diverse problematiche ed il quadro attuale.

Prof. Corrado Petrocelli, Magnifico Rettore dell'Università di Bari

Prof. Corrado Petrocelli, Magnifico Rettore dell’Università di Bari

Il Cap. Luigi Petese, Comando Generale Guardia di Finanza su “Monitoraggio dei flussi finanziari nell’ordinamento italiano” ha fatto emergere la necessità di controllare nel migliore dei modi la tracciabilità dei flussi di danaro, e a tal fine di predisporre misure e protocolli allo scopo. Ha anche cercato di quantificare il fenomeno della pirateria nel volume di affari nell’economia globale. Ha presentato gli studi dei think tank, di settore come One Earth Future Foundation, Rand Corporation, Chatham House.

Un saluto è stato fatto anche dal Prof. Corrado Petrocelli, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, presente alla giornata di studio in cui ha voluto incontrare l’Ambasciatore Somalo S.E. Nur Hassan Hussein.

Il Prof. Giuseppe Marino, Docente di Diritto Tributario dell’Università degli Studi di Milano ha illustrato una relazione su “La pirateria e le isole del tesoro: il contrasto dei paradisi fiscali nel diritto internazionale”.  in  cui ha evidenziato un’analisi dei concetti di “paradisi fiscali, societari, bancari e penali”, le “misure di contrasto internazionali” nell’ottica del controllo dei flussi finanziari di contrasto alla pirateria somala.

E’ stato a Taranto, presso la Scuola Militare, anche il S.E. Nur Hassan Hussein, Ambasciatore della Repubblica Somala in Italia.

Le cordiali, sobrie e gradite conclusioni sono state dell’Ammiraglio di Squadra Gerald Talarico, Ispettore delle Scuole. Molti tra i presenti – data l’ora – dovevano prendere la strada del ritorno nelle sedi istituzionali o a casa, e alcuni anche l’aereo. (Ant. Con.)

In foto: C.A. Gualtiero Mattesi, il C.A. Guido Rando, e S.E. Nur Hassan Hussein, Ambasciatore Somalo in Italia con il suo accompagnatore

In foto: C.V. Michele Spezzano, il C.A. Gualtiero Mattesi, il C.A. Guido Rando, e S.E. Nur Hassan Hussein, Ambasciatore Somalo in Italia con il suo accompagnatore

La conversazione con l’S.E. Nur Hassan Hussein, Ambasciatore della Somalia

S.E. Nur Hassan Hussein, Ambasciatore Somalo

S.E. Nur Hassan Hussein, Ambasciatore Somalo

Eravamo da alcuni minuti nel luminoso ingresso e vicini all’Aula Magna, la struttura didattica di Mariscuola. Solo pochi minuti dopo l’orario previsto, alle due e venti circa, e fanno il loro ingresso il Comandante della scuola l’Amm. Rando, il Magnifico Rettore e l’Ambasciatore somalo, con tutti gli altri alti ufficiali della Marina e dell’Università.

Le due televisioni locali hanno, dopo alcuni minuti di indugio e di preamboli, ingaggiato le interviste, unica per entrambe. I loro colleghi giornalisti della stampa locale hanno annotato tutto. A fatica ho scattato delle foto, il gruppo sembrava stretto su se stesso quasi ad auscultare la flebile voce dell’Ambasciatore che emergeva lenta ed a tratti sommersa dal folto vocìo di fondo. L’evento era importante e l’occasione rara.

D’un tratto terminate le domande le televisioni – i giornalisti e gli operatori – si allontanano, con loro: tutti.

Ecco un magico ed inatteso momento, delle foto memorabili quasi un’esclusiva. La luce è bellissima. Ma fatte le foto rimane ancora del tempo. Abbandono la reflex alla cinghia e decido di avvicinarmi all’Ambasciatore Somalo per fargli delle domande. La situazione è calma, stranamente nessuna emozione, ma molta attenzione e cordialità. L’Ambasciatore mi sorride, e io ricambio, così gli faccio la mia domanda. Volevo sapere se con la riduzione delle attività dei pirati, con il pensionamento del noto pirata “bocca larga” e la repressione crescente delle forze armate unite africane alla criminalità ed alla pirateria come se la passavano i suoi concittadini, in particolare se il governo avesse pensato a qualche forma di sostentamento di quelle famiglie, se avesse pensato a costruire una economia locale.

La domanda mi pare gli sia piaciuta, anzi ad entrambi i cittadini Somali, ed infatti S.E. l’Ambasciatore risponde cordialmente che si stanno adoperando il loro favore, ma che le difficoltà non sono poche.

Infine gli chiedo se ha il cuore oltre il confine, in Kenya dove vivono oltre 400mila somali in campi di accoglienza umanitari. Gli chiedo in particolare se possono contare ancora sull’amicizia del governo del Kenya. Qui mi pare un po’ più preoccupato, ma fiducioso nel vicino stato confinante.  Lo guardo negli occhi e mi rendo conto che ora sta pensando alla sua gente e la sua preoccupazione è di certo tutta per quelle famiglie.

Gli stringo la mano, pensando tristemente a quella sterminata città fatta di capanne di fango, ma forse era proprio questo che avrebbe voluto dire a noi italiani, forse solo con la sua presenza. (Antonio Conte)

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Alcuni dati interessanti emersi dalle relazioni

L’evento è trascorso in modo interessante e non si è registrato nessun intoppo, nessun imprevisto se non l’emozione di ritrovarsi, era palpabile la scoperta di una sana consapevolezza nell’aver fatto dei progressi importanti nel contrasto alla Pirateria dei mari al largo della costa somala del Corno d’Africa.

Nel 2011 si sono contati circa 845 attacchi alle navi di bandiera di tutto il mondo, con 800 persone sequestrate, un picco che è stato di fatto ridimensionato con una lotta integrata sui mari, per terra e con tecniche poliziesche internazionali più moderne che hanno di fatto hanno portato a 3 il numero di persone sequestrate e a qualche decina di attacchi nello scorso anno.

L'Aula Magna

L’Aula Magna

E, tuttavia, non possiamo dire né vittoria né che sia chiusa questa partita. Non si tratta neanche di guerra che presuppone uno stato contro cui muovere e quindi un nemico ben definito, qui ci sono giovani o da poco non più giovani, che si muovo privatamente – sebbene illegalmente, o meglio per scopi illegali –  anche fino a mille, mille e cinquecento miglia marine in alto mare con dei poveri barchini, vestiti con magliette taroccate delle maggiori squadre di calcio mondiali e con saldali di plastica ai piedi, ma con solidi PRG (lanciarazzi) e fucili mitragliatori, anche di sgrossi calibro.  Per questi temerari dare l’arrembaggio a petroliere e mercantili carichi di 300 metri e passa è importante quanto lo la loro stessa vita, a quella distanza dalla costa se non lo fanno hanno poche o scarse possibilità di tornare a riva, specie se il tempo peggiora.

La grave asimmetria si nota nelle dimensioni ed è emblematica, se confrontiamo una umile barchetta sufficiente al trasporto di poche persone ma sufficiente a nascondere pericolose armi, da tirare fuori all’ultimo momento, con delle grandi petroliere che trasportano 100mila tonnellate di greggio corrispondente ad una quantità di energia sufficiente a illuminare una città per quattro anni: tutto ciò la dice lunga sul vantaggio economico che ne traggono i mandanti, che non sono mai gli stessi della operazione suicida.

Ma le sproporzioni non sono finite, l’area di Oceano Indiano da sorvegliare da parte delle forze EU e NATO e della coalizione internazionale antipirateria nel Corno d’AFrica è grande quanto l’Europa stessa, mari compresi, lo si è visto bene semplicemente sovrapponendo le relative mappe. Un’area così grande che però è sorvegliata da venti o venticinque navi che si muovono alla velocità di 30 o 35 chilometri all’ora: è sconcertante.

Ma di necessità virtù. Le Forze Armate di mare “e da mare in cielo”, – ha osservato l’Amm. Gerald Talarico – della Operazione “Atalanta” ha infatti segnato molti goal, portando per esempio  da 125 gli attacchi contro navi Italiane nel 2011 ai 25 del 2012, al momento non si registrano attacchi nel 2013. Il fenomeno della Pirateria è balzato alle cronache ed alla consapevolezza della maggior parte degli italiani, ma solo a causa della vicenda dei Marinai del Reggimento San Marco e all’accusa contro questi da parte delle autorità dell’India di omicidio di due pescatori. Responsabilità che però non sono ancora state dimostrate da costoro. Sulla questione si è anche precisato, ieri a Taranto, che godessero di una “immunità funzionale”, garantita dal diritto internazionale. Ad ogni buon conto, coloro che sono attenti alla cronaca ed all’attualità già sapranno che i Marinai del Reggimento San Marco non faranno ritorno in India, ma sul proprio posto di lavoro tra i colleghi, come ha precisato la nota diramata dalla Farnesina e ‘rimbalzata’ dai maggiori media nazionali. Il Ministro della Difesa di Paola, ha infatti precisato di non sapere cosa potrebbe impedire il loro ritorno sul luogo di lavoro, ora o in futuro.  Dichiarazione che suona come una legittimazione dell’operato dei due Marinai pugliesi.

Prof. Nicolò Carnimeo dell'Università di Bari.

Prof. Nicolò Carnimeo dell’Università di Bari.

Sulla vicenda il Sindaco di Bari esprime la sua gratitudine e soddisfazione: “Le dichiarazioni del Ministro Terzi a proposito di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre ripristinano finalmente il diritto internazionale e restituiscono ai giudici italiani la giurisdizione sul caso nel quale sono coinvolti”.

Di certo gli spunti di riflessione sulla complessa materia – con esiti anche collaterali e imprevedibili – non esaurisce qui la portata. Ma è stato osservato che da queste colonne si leva una ennesima responsabilità, quella di tenere alta la guardia, con profondo spirito di servizio, per continuare ad informare i gentili lettori oltre la regione Puglia. Non si spiega infatti l’assenza a questa terza edizioni, delle più importanti testate nazionali, pur considerando l’alta professionalità dei giornalisti pugliesi mi auguro che sia stata sufficiente la loro voce, ma se ciò malauguratamente non fosse bastato, potrebbe osare in un campo aperto proprio questo blog. (Antonio Conte)


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