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Taranto, pregiudicato ucciso sotto casa

Creato il 03 marzo 2014 da Makinsud

È stato raggiunto da diversi colpi di pistola, alcuni dei quali sul volto. È morto così Cosimo Motolose, un 55enne dalla fedina penale sporca. A nulla è valsa la corsa all’ospedale. L’uomo è deceduto appena un’ora dopo il suo ricovero al Santissima Annunziata di Taranto. Gli inquirenti sospettano del figlio.

I proiettili sparati
L’agguato mortale è avvenuto nel quartiere Paolo VI, uno dei più malfamati. La vittima è un pregiudicato con precedenti penali e da poco uscito dal carcere. Secondo quanto si apprende dalle prime ricostruzioni, Cosimo Motolese stava entrando in casa quando è stato raggiunto da una serie di proiettili che lo hanno colpito al corpo e al volto. Le lesioni riportate dall’uomo erano parse già da subito gravissime e poco tempo dopo il ricovero presso l’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, Motolese è morto.

Giunti sul posto, i carabinieri hanno eseguito i rilievi ed hanno avviato le

Le indagini effettuate sul posto
indagini per risalire all’identità di chi ha sparato e al movente dell’omicidio. Al momento, pare che ad agire siano stati in due e che i killer si siano appostati sotto casa del pregiudicato, in via della Liberazione, per poi freddarlo con numerosi colpi di arma da fuoco.

Poche ore dopo l’agguato, in piena notte, i carabinieri hanno fermato e condotto in caserma il figlio di Cosimo Motolese, di 19 anni, già noto alle forze dell’ordine. Il ragazzo pare abbia problemi di droga e in passato sembra avere già avuto discussioni piuttosto accese e violente col padre proprio a causa della richiesta di soldi per l’acquisto di stupefacenti. Per gli investigatori, potrebbe essere stato proprio il figlio a sparare alcuni di quei colpi e in queste ore il ragazzo si trova davanti agli investigatori e al pm Giovanna Cannarile, sotto interrogatorio.

Cosimo Motolese, di 55 anni, aveva diversi precedenti penali alle spalle: associazione mafiosa, spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione e appena 3 anni fa, nel febbraio del 2011, nel suo appartamento furono ritrovate armi e munizioni. Era un esponente del clan Modeo ma non ricopriva un ruolo di primo piano nell’ambiente criminale tarantino. Motolese era da poco tornato in libertà dopo aver scontato in carcere la pena subita alla fine del maxi processo antimafia  ”Ellesponto”.


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