Taranto vale la pena restare qui?

La citta’ ha dato gia’,dicono in molti.

Siamo stanchi,adesso la palla passa alla magistratura e a chi ha forza di urlare,di andare ai cortei e a chi non ha perso la speranza.

Non basta la lettera del sindaco Stefano al governo per dire il rischio che si corre in questa fase drammatica della citta’ jonica.Non basta,perche’ non ci rappresenta.

Stiamo discutendo se esser fratelli con Brindisi per sempre,accorpando due citta’ col destino uguale,marina e industria,ma con scarse possibilita’ di emergere.

E allora ti chiedi se proprio loro,la marina e l’industria,non siano il peso che non ha fatto correre questa citta’,se esse,come un paradosso,siano i fattori limitanti del non essere citta’ con la C MAIUSCOLA.

O forse la crisi ha colpito due categorie che in passato hanno dato e adesso non possono piu’ garantirci nulla.

Ma e’ anche vero che non si e’ pianificato null’altro rispetto a esse e allora si cerca di non perderle,perche’ dopo ci ritroveremo col nulla in mano.

E qui la decisione sul futuro determina nella mente dei giovani di Taranto la scelta,la scelta della vita:entrare nella fabbrica o andar per mari?

E se non volessi far parte di queste scelte,quasi vincolanti per noi di qui,cosa fare,dove andare a parare?

Il marchio di una citta’ e’ determinante per ognuno di noi e per ognuno di noi sta nel dna personale,come un tatuaggio sul braccio.

Vale la pena lottare e dire che vorremmo altro dalla citta’?

Vale la pena andare a ricordare il dramma se poi il dramma rimane assemblato in un meccanismo di scelte politiche che non rispettano noi comuni cittadini?

Vale la pena restare qui?