«Evitare la trasmissione di programmi che possano indurre a una fuorviante percezione dell'immagine femminile e, quindi, evitare, sempre nell'ottica del rispetto della dignità umana, ogni forma di volgarità e di strumentalizzazione e mercificazione del corpo della donna».
È uno degli obiettivi che, nel corso del suo intervento al Senato in occasione del dibattito sul recepimento in Italia della Convenzione di Instanbul, la presidente della Rai Anna Maria Tarantola ha evidenziato come prioritari per l'Azienda che intende, infatti, continuare nel processo di «valorizzazione femminile, perchè - ha detto la presidente - siamo consapevoli che dobbiamo fornire il nostro contributo alla società per ristabilire una cultura di equilibrio di genere che possa essere d'esempio per tutte le altre società ed istituzioni». Fra gli altri propositi messi a fuoco c'è anche quello di «promuovere sul tema un importante convegno che si terrà all'inizio del prossimo anno».
Così come quello di «realizzare un'offerta complessiva di qualità che, nel rispetto dei valori e degli ideali diffusi nel Paese e nell'Unione Europea, garantisca il rispetto della figura femminile e della dignità umana, culturale e professionale della donna, attraverso una rappresentazione dignitosa reale, non stereotipata nè discriminatoria e che rifletta la molteplicità dei ruoli che la donna svolge nella vita sociale, culturale ed economica del Paese».
Per Tarantola, inoltre, è importante anche «prevenire e contrastare la violenza sulle donne, non usando espressioni che possano essere discriminatorie e che possano incitare alla violenza di genere». «Su tali aspetti il Cda - ha concluso Tarantola- ha preso una chiara posizione. Stiamo anche studiando la possibilità di adottare una policy di genere, così come indicato dal Consiglio d'Europa»
«Abbiamo in cantiere alcune importanti novità in termini di contenuti, ed alcune interessanti sperimentazioni in termini di linguaggio. Un tema su cui stiamo lavorando e che ci sta particolarmente a cuore è proprio una serie che parla della violenza contro le donne, su cui vorremmo lavorare in modo costruttivo, al fine di fornire al pubblico degli elementi utili nell'affrontare situazioni che, purtroppo, come abbiamo visto, sono sempre più diffuse».
«Oltre a proporre modelli adeguati - ha spiegato - stiamo anche cercando di attirare nuove fasce di pubblico, in particolare quelle più giovani che, nate nell'era del web, fruiscono quasi esclusivamente dei contenuti online e passano il loro tempo navigando in rete. A questo fine è nata, in collaborazione con il Corriere della Sera, la prima web serie Rai (Una mamma imperfetta), destinata sia al web che alla tv (contenuti e situazioni universali e condivisibili resi in maniera fresca, semplice e fruibili da un pubblico potenzialmente vasto)».
«Per incidere e, se possibile, distruggere gli stereotipi che hanno dominato fino ad oggi la realtà mediatica - ha proseguito - intendiamo intervenire anche su linguaggi e terminologie, specie nell'ambito dell'informazione al fine di evitare di utilizzare, nei telegiornali, nei talk-show e nelle rubriche di approfondimento, tutti quei termini che possano 'abbellirè o rendere 'affascinantì gli abusi e le violenze. È necessario non utilizzare espressioni e costruzioni semantiche che possano suggerire che la vittima sia stata in parte responsabile della violenza subita ('ha provocatò, 'se lo è cercatò, 'è masochistà, l»ha lasciatò), o che conferiscano un taglio sensazionalistico/drammatico/teatrale alla notizia ('troppo amorè, 'raptus'), mentre mettono in secondo piano il ruolo del contesto (per esempio: 'famiglie non supportivè, 'istituzioni poco tutelantì, 'denunce reiterate ma inefficacì, etc.). Evitare di parlare più dell'aggressore che della vittima, con la conseguenza di 'umanizzarè l'assalitore e 'far sparirè la vittima. È un obiettivo che richiede tempo, si tratta di compiere uno sforzo consapevole, condiviso e sistematico per pervenire a un linguaggio appropriato, preciso e sensibile alla violenza di genere»
«In Rai - ha raccontato Tarantola - ci siamo interrogati su quali debbano essere le strade più adeguate. Cosa occorre fare per ridare dignità alla donna agli occhi degli uomini, ma soprattutto delle donne stesse? Come incidere sui divari e sugli stereotipi di genere? Come sostituire il sogno di essere fisicamente perfette con quello di essere persone uniche, capaci di coltivare i propri sogni e non di seguire quelli imposti dalla società? Come creare nuovi modelli femminili capaci di ispirare quel processo aspirazionale fondamentale di cui si nutrono i sogni delle persone? La risposta che ci siamo dati è che dobbiamo lavorare con sensibilità e attenzione sulle protagoniste dei programmi e sulla numerosità e qualità delle presenze femminili in video. Stiamo agendo in questo senso».
«Innanzi tutto stiamo lavorando sulla costruzione delle nostre eroine - ha spiegato - Donne in cui il pubblico deve in primo luogo potersi immedesimare per poterne poi ammirare le caratteristiche e peculiarità. Solo recuperando eroine »normali«, umane, ma soprattutto imperfette, dotate di pregi e difetti, che incarnino dilemmi e difficoltà condivisibili, si possono ottenere personaggi e storie più credibili e incisive, e dare finalmente luce a donne complesse ed equiparate agli uomini. Mostrare donne intraprendenti, di successo, che raggiungono degli obiettivi grazie alla loro determinazione e alle capacità personali è il primo passo necessario per spingere l'immaginario collettivo ad uscire dall'omologazione del 'tutto ugualè e a perseguire la propria unicità, che non passa solo dal corpo, ma anche, e soprattutto, dalla personalità, dall'espressività e dal valore personale».
«Il fatto di raccontare le donne vere, con tutte le loro caratteristiche, peculiarità e risorse permette, inoltre - ha rimarcato la presidente - di affrontare svariati temi di rilevanza sociale, ma anche di raccontare in chiave più realistica e moderna la figura maschile, una figura che, culturalmente, ha subìto altrettanti cambiamenti rispetto al passato: le declinazioni del comportamento maschile rispetto alla donna cui devono rapportarsi sono oggi molto più complesse e differenziate di un tempo e meritano di essere rappresentate mettendo in scena, con onestà e dovizia, le varie tipologie relazionali del mondo di oggi».