CREMONA – La giunta Perri ha trovato un singolare modo per farsi onore, ovvero figurare tra le città più esose d’Italia in materia di tariffa rifiuti. La pagina dedicata ieri dal Sole 24 ore ai capoluoghi di provincia italiani che hanno deciso di applicare subito l’innovazione mostra una Cremona particolarmente agguerrita nel seguire severamente il principio europeo “chi inquina paga” e nello stesso tempo inflessibile nel prevedere per i ristoranti e gli ortolani coefficienti che risalgono alla fase storica precedente, ovvero quella del decreto del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro del ‘99. Sono i misteri della burocrazia, in bilico tra norme superate e in attesa di una rivoluzione del settore, precisamente di tariffe puntuali, raccolta differenziata e quindi sistemi di riciclo dei rifiuti.
Arde il fuoco dell’inceneritore, ma anche per questo la tariffa rifiuti non prende la svolta desiderata dall’Unione europea e resta un ibrido che costa euro di Dio.Nella media nazionale, a conti fatti, gli uffici pagano il 2% in più in un anno, mentre i negozi di ortofrutta dovranno sopportare un aumento del 15%. Media assai composita e variegata, però. Un ufficio di 150 metri quadrati pagherà a Cuneo 400 euro l’anno, 1.700 invece a Perugia e Caserta. A Lodi, Brescia e Asti, ad esempio, la tariffa scende dal 2010 ad oggi per gli uffici, mentre aumenta a Cremona, ma con una differenza di pochi punti percentuali. Le variazioni spinose colpiscono i supermercati da 200 metri quadrati: a Cremona più 62% sul 2013 e più 58% sul 2010 rispetto a una media nazionale che sale appena del 3% e del 4%. Il divario aumenta a danno dei ristoratori: più 40% l’aumento medio nazionale dal 2010, che a Cremona invece va moltiplicato per quattro. Gli ortolani a distanza di quattro anni si ritrovano a pagare il 290% in più, mentre le città italiana media si accontenta di prelevare il 55%. La giunta Perri ha avuto pochissimi rivali in questa bizzarra gara, che non perdona chi produce più rifiuti eppure non stata in grado di programmare lo spegnimento dell’inceneritore in tempi certi e quindi di mostrare quanto possa equa e personalizzata la tariffa puntuale. Manca il sistema adeguato di raccolta. Nel frattempo, mentre l’amministrazione dovrà prima o poi aggiornarsi, ai contribuenti non resterà, come al solito, che pagare o strapagare, mentre il Sole 24 Ore si ritrova a spiegare il caso di Cremona in alcune righe di complessa analisi tributaria.