Dai produttori di 300... Immortals! Un film praticamente identico a 300 ma con lievissime differenze nella trama!
Non nutrivo grandi aspettative nei confronti di questo film, forse perché non sono un ammiratore del regista (The Cell e The Fall) o per la sfiducia che provo da un po' di tempo nei confronti degli scrittori alle -seppur quasi- prime armi (Charley Parlapanides e Vlas Parlapanides), come era capitato nel caso di Predators. Ciò che probabilmente ha incuriosito gran parte degli spettatori è stata la sbandierata produzione, la medesima di 300, con il quale infatti questo Immortals ha un bel po' in comune.
Trama: il giovane Teseo vuole vendicarsi contro Iperione (un più che mai truce Mikcey Rourke) , Re conquistatore che gli ha distrutto il villaggio e ucciso la madre. Nel provarci, si troverà a dover guidare i greci nella lotta contro quest'ultimo, intenzionato a liberare i titani, acerrimi nemici degli Dei dell'Olimpo.
Tra un grido di vendetta, un amoreggiamento e qualche incursione di Dei desiderosi di dare una mano (nonostante l'assoluta contrarietà di Zeus ad intervenire negli affari degli umani), la corsa contro il tempo di Teseo per salvare quel che resta del mondo ellenico si fa sempre più frenetica e gli orrori della malvagità di Iperione si fanno sempre più pressanti. Ma con l'aiuto dell'oracolo (Freida Pinto) riuscirà ad andare fino in fondo alla questione.
Nulla da eccepire dal punto di vista tecnico, di qualità molto elevata come ci ha del resto abituato il cinema di Hollywood, ma non si può non storcere almeno un po' il naso di fronte alla storia poco originale se non addirittura a tratti banale o prevedibile. Al regista, Tarsem Singh,va riconosciuta una spiccata abilità nell'uso della macchina da presa, soprattutto nei grandi spazi aperti e non è necessario essere critici esperti per notare il tocco dei produttori di 300, soprattutto negli stili di combattimento e nelle coreografie.
Risulta forse troncato il finale, come spesso capita troppo sbrigativo, ma nell'insieme è godibile e si lascia guardare senza problemi, senza lasciare questioni poco chiare o irrisolte ma, sempre per rimanere fedeli alla tradizione, lasciando aperta la possibilità di un seguito.