tasi: proroghe, confusione e imbarazzo

Da Pukos

Cari lettori,
a cavallo di questo ponte per nulla sereno, mi preme ritornare su quel che sta diventando “il tormentone” per professionisti e contribuenti: l’odissea Tasi. Più ci si avvicina alla scadenza del 16 giugno, più il contesto si arricchisce di nuove notizie che nella maggior parte dei casi non si possono definire buone.

Sul fronte del quantum da pagare le acque sono agitate soprattutto alla luce della relazione esposta dalla Banca d’Italia, secondo cui è possibile che a seguito dell’introduzione della Tasi possa arrivare un aumento del prelievo sull’abitazione principale compreso tra il 12 e il 60%.

È opportuno tuttavia precisare che nel 2013 l’Imu è stata quasi totalmente soppressa per le abitazioni non di lusso, eccezion fatta per alcuni Comuni dove è rimasta la mini Imu. Per cui un confronto serio deve esser fatto semmai rispetto al 2012, anno in cui l’imposta municipale unica è stata effettivamente e regolarmente pagata.

In sostanza, Palazzo Koch sostiene che qualora gli Enti si limitassero all’aliquota di base dell’1 per mille, il prelievo aumenterebbe di circa il 12%, mantenendosi dunque al di sotto del tetto 2012 (registrato con l’Imu). Nel caso in cui però il Comune decidesse di applicare l’aliquota massima del 2,5 per mille, allora si ritornerebbe ai livelli del 2012, con un aumento del prelievo pari o superiore al 60% rispetto a quello calcolato lo scorso anno.

Detto ciò, pur comprendendo la preoccupazione espressa dalla Banca d’Italia, ritengo che sia ancora prematuro lanciarsi in previsioni per quel che concerne il versamento della Tasi dell’anno in corso, anche perché bisogna considerare che ha già deliberato solo un misero 25% dei comuni che avrebbero dovuto farlo entro lo scorso 23 maggio, mentre siamo ancora in attesa di un buon 75% che non ha deliberato.

Un altro motivo per il quale vorrei prendere (per il momento) le distanze dagli allarmismi legati al quantum da pagare è che, a mio avviso, il vero problema non è appunto l’ammontare che il contribuente sarà chiamato a versare, bensì il metodo di calcolo che dovrà applicare (lui o il suo commercialista). Un metodo che, ad oggi, non è chiaro ed è intriso di non poche difficoltà.

Ora, considerato che abbiamo la cosiddetta ‘proroga della proroga’, che sposta la scadenza originaria del 16 giugno, dobbiamo altresì tener presente che non si tratta di una soluzione definitiva, ma di un semplice palliativo. Infatti il 16 giugno si dovrà in ogni caso pagare l’Imu, o addirittura anche l’Irpef in alcune circostanze, per le abitazioni diverse dalla principale. E a queste difficoltà di tipo pratico vanno ad aggiungersi quelle di natura interpretativa. Infatti a preoccupare attualmente operatori e professionisti impegnati nel calcolo dei versamenti è la lettura delle delibere di quei Comuni ‘virtuosi’ che hanno fatto il loro dovere, permettendo anche la pubblicazione delle aliquote entro il 31 maggio. Il punto è che queste delibere non contengono solo l’aliquota di per sé, ma anche un insieme di agevolazioni, esenzioni, detrazioni, che per arrivare a calcolare la Tasi di un contribuente si perdono ore e ore. Inoltre le stesse delibere sono il più delle volte incomprensibili, imprecise e incomplete.

E questa non è che la premessa!! Perché le complicazioni vere e proprie arrivano quando, armato di pazienza, il bravo commercialista alza la cornetta e chiama l’ufficio tributi! Ben che vada, l’impiegato di turno è capace di azzardare una risposta poco convincente o addirittura di rimandarti nuovamente alla delibera… e allora inizia un circolo vizioso di rimandi e incomprensioni che potrebbe non finire mai!! Anche perché potrebbe persino capitare di provare a richiamare il giorno dopo e magari a rispondere potrebbe essere un impiegato differente… e differente finirebbe con l’essere persino la risposta!!! È una situazione reale, nel senso che a me è accaduto!!!

Purtroppo non se ne può dare la colpa solo ai Comuni, che sono stati inseriti in un programma di federalismo fiscale debole, basato sul caos e sulla scarsa chiarezza. In sostanza questi enti sono divenuti depositari di un’autonomia che non sanno e spesso non possono gestire. Non è possibile perdere ore e ore per un calcolo, quando non dimentichiamo che nella legge di Stabilità era previsto che il Comune avrebbe dovuto inviare i bollettini a casa del contribuente!!!

Ma che immagine vogliamo dare di un Paese che dovrebbe rialzarsi?? Un’Italia disorganizzata in cui si sprecano risorse per dei calcoli complicati, incomprensibili che poi in alcune circostanze danno solo pochi euro da versare!!

Parliamoci chiaro: questi adempimenti sono stati ideati con superficialità, frutto di incompetenza, arroganza e, permettetemi, a volte anche ignoranza della materia.

Ritengo invece opportuno ribadire come i professionisti debbano essere sganciati da questi inutili adempimenti, che portano poco alle casse dello Stato, ma che bloccano un settore trainante che è per l’appunto quello dei servizi alle imprese. Ma vi sembra mai possibile che invece di dare assistenza alle imprese , dobbiamo perder tempo e risorse a cercare di interpretare cosa voleva dire il funzionario di turno in quella delibera!!

“Non capisce, ma non capisce con grande autorità e competenza”, scriveva qualche decennio fa l’intellettuale Leo Longanesi. Ebbene, trasportando questa ironica affermazione al tempo d’oggi, si potrebbe ben dire che le alte sfere del nostro Paese non capiscono nulla e non capiscono “con grande autorità e competenza”.

Antonio Gigliotti per FiscalFocus


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