Nel sito ufficiale della Rete Alta Velocità delle Ferrovie dello Stato si legge:“A livello sovranazionale, il sistema AV/AC italiano costituisce un tassello fondamentale delle Transeuropean Networks – Transport (TEN-T), le reti di trasporto trans-europee definite a partire dall’inizio degli anni ’90 dalla Commissione Europea, che dalla fine del 2011 ne sta individuando ulteriori obiettivi di sviluppo. “
La realtà
Prima di tutto: la descrizione del “Transeuropean Networks” da parte delle Istituzioni Comunitarie non cita l’Alta velocità. Parla semplicemente di ”powerful European transport network” [vedere sito della UE] .
Il tratto che si vuole creare, come TAV, in Val di Susa è parte del CORRIDOIO 5 che, sulla carta, dovrebbe integrare le linee ferroviarie dall’oceano Atlantico fino ai confini della Federazione Russa, da Lisbona a Kiev, attraverso 7 paesi.
Stato attuale dell’opera? Abbandonato.
Ridotto a “Corridoio mediterraneo”.
-La stazione di partenza non è più Lisbona, ma la piccola spagnolaAlgeciras, in Andalusia, perchè il Portogallo si è ritirato.
-La Spagna ha la linea TAV Madrid-Siviglia solo per i passeggeri, nessun progetto per il trasporto merci. Da Barcellona, nulla è previsto per attraversare la catena dei Pirenei.
-In Francia. Hollande ha dichiarato l’estate scorsa che la Tav Torino-Lione non è una priorità. Si scaverà, sì, il tunnel verso l’Italia ma tutto il resto è rimandato a data non imprecisata.
-In Slovenia è certo che la Tav si aggancerebbe al nulla: gli sloveni non hanno alcun interesse a una linea est-ovest, preferirebbero una nord-sud, pertanto sono usciti dal progetto.
- In Ungeria non se ne parla proprio. Non interessano le ferrovie e, in barba a ogni considerazione ecologica, potenziano il trasporto merci sui TIR.
-L‘Ucraina: il loro treno raggiunge Kiev alla folle velocità di 110 Km/ora e a loro sta bene così.
-Infine la Russia : già nel 2012 ha fatto retromarcia. Opera troppo costosa, il governo di Mosca non stanzierà i fondi.
Salta agli occhi che in tutti i paesi interessati è stato il governo a rallentare o dare lo stop alla linea Tav, tranne che in Italia.
Qui sono i valligiani, i sindaci, gli attivisti da ogni parte del paese a difendere il territorio da uno scempio irrimediabile. Lo fanno con costanza da anni, armati della conoscenza del luogo e degli studi del Politecnico di Torino (vedere Monitor) . Lo fanno contro la classe politica e la quasi totalità dei media, contro gli infiltrati estranei e violenti, contro quella parte di opinione pubblica che si schiera … perché c’è libertà di farlo, anche senza alcuna conoscenza, teorica e pratica del problema.
I politici, impegnati in una forsennata campagna contro i NO-Tav valsusini, tacciono sul fatto che l’Alta Velocità non potrà procedere verso la Slovenia perché la linea dovrebbe addentrarsi nel friabile Carso. Una follia.
C’è del marcio lungo i binari…
I costi di un’opera che non avrà futuro
da Quanto costa la TAV Torino-Lione
I costi a carico dell’Italia, per la parte di collegamento fino a Torino, secondo il dossier presentato nel 2006 all’Unione Europea si attesterebbero intorno ai 17 miliardi di Euro. Ma il dossier presentato all’Unione Europea nel 2010, porta le stime dei costi a 35 miliardi di euro, a carico dell’Italia, escludendo una grande varietà di opere connesse, quale il raccordo al nodo torinese, infrastrutture per ospitare i lavoratori e decine di opere sussidiarie che un cantiere di 20 anni comporterebbe.
Quali mani affondano nel gruzzolo destinato? C’è la Ltf, già coinvolta nello scandalo di una gara truccata, proprio per appalti Tav. Già assodate, secondo gli inquirenti, le infiltrazioni delle mafie. Grandi opere affidate Italcoge e ai Martina e altri immanicati con la ‘ndrangheta, riferisce un servizio di Report. Bancarotte fraudolente, false fatturazioni, lavori iniziati e poi abbandonati: una fiera dello spreco. E ai miliardi che lievitano si aggiungeranno i costi crescenti dei presidi militari …
La militarizzazione della Val di Susa
Mentre i mass media mettono la sordina alle vicende valsusine, dando risalto agli incidenti e non al susseguirsi di pacifiche manifestazioni, il Governo, in molti ambiti ritardatario e pasticcione, dà prova di sollecitudine nel proteggere il malaffare pluridecennale della TAV. E’ previsto il rafforzamento della presenza militare con l’invio di altri soldati a “difendere” i cantieri.
In Afghanistan, provincia di Herat, il rapporto è di 1 soldato ogni 517 abitanti. A Chiomonte è di 1 milite ogni 2 abitanti: 415 i soldati, 931 i residenti! La prossima missione di guerra del nostro esercito, pertanto, è in Val Susa, come racconta il generale Claudio Graziano che coglie l’occasione per battere cassa e ribellarsi alla spending review.
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