Qualche mese fa, Asterisk edizioni ha inaugurato una collana che si occupa di “fantascienza geolocalizzata“. Bizzarra definizione, non è vero? Tuttavia, non avrei scelto altra parola per identificarla: “Shift” si legge sul sito dell’editore “è una collana di ebook in cui territori reali si offrono come ambientazione per storie fantastiche e fantascientifiche raccontate da autori emergenti e affermati di questa nicchia così speciale”. Si tratta dunque di storie di fantascienza ambientate in luoghi reali e riconoscibili: un progetto interessante, di cui Tavolo zero (la cui “geolocalizzazione” è la città di Roma) è il secondo volume pubblicato sotto la sapiente cura di Girolamo Grammatico.
Avevo avuto modo di apprezzare la scrittura di Bommarito già nel racconto Parole. Qui si conferma la prosa decisa, priva di inutili ridondanze, che trascina il lettore subito al centro di una storia che non è quello che sembra.
In un futuro non troppo lontano, frammenti di passato transitano nelle vie della città. Sono come delle nuvole, fenomeni visibili e transitori che difficilmente si riescono ad afferrare. I “cronobbestia” sono degli individui che vengono pagati per recuperare i momenti perduti, scattando foto ai fulminei flash di vita che sfrecciano qua e là per le vie della Capitale. Lo fanno per denaro, per sfida, o forse perché non hanno il coraggio di affrontare il loro, di passato. Oppure perché hanno sempre osservato la vita, la propria e quella degli altri, da un “tavolo zero”.
Alla luce di queste riflessioni, inseguire e fotografare i passati della gente diventa una sorta di competizione, a maggior ragione se si è in due a contendersi la ricompensa in palio, ma soprattutto se ci si ritrova divisi tra amore (quella Stefania che è come “una gomma da masticare attaccata alla scarpa”) e attrazione fisica (Maria Langisti, che profuma “come se si facesse il bagno in una vasca colma di petali”), tra un passato -il proprio- che si vuole evitare e uno -quello degli altri- che si è pagati per ritrovare.
Il “cronobbestia” di cui ci viene narrata la storia veste con camicie e jeans made in China e se ne va in giro con “l’autostima e lo zigomo destro entrambi doloranti”, viaggia su una Cinquecento truccata e vuole dimostrare che non è solo una leggenda metropolitana quella secondo cui non tutti i passati sono inoffensivi, motivo principale per cui insegue frammenti di vite trascorse che, come gli eventi metereologici, sono variabili e imprevedibili.
Il nostro paparazzo, Stefania – sua fidanzata da sempre-, l’amico Tonio, il rivale Nico, la fascinosa e altera Maria Langisti: tutti i personaggi che popolano la storia hanno una personalità ben definita e si mostrano a tutto tondo, creando empatia col lettore, una caratteristica che avevo già notato in Bommarito. L’ambientazione è vivida e riesce a imprimersi nella mente: sono stata nella Cinquecento truccata, ho contato i guai del protagonista, ho inseguito nuvole urlanti di passato e ho cercato il “tavolo zero” nei bar di ponte Milvio.
Una bella storia, un tema originale, che Roberto Bommarito racconta con la solita abilità linguistica, di stile e di intreccio. Consigliatissimo.
Roberto Bommarito,Tavolo zero, Asterisk Edizioni, 2014, € 5.00