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Taxi driver

Da Chiosaluxemburg @ChiosaLuxemburg

Diverso tempo fa, parallelamente all’inizio di alcuni dei miei viaggi più importanti, ricordo di essermi chiesta quale fosse la prima vera vetrina di un Paese. Il primo termometro per intenderci.
Il contatto più immediato con la terra in cui sei finito. E dopo un po’ ci sono arrivata.
Gialli, bianchi, rossi, fucsia che siano, quando siamo all’estero rappresentano un po’ l’umore di un Paese: i taxi!
Se ripenso ai miei viaggi in macchina (taxi o passaggi offerti) potrei aprire il cassetto dei ricordi e far uscire fuori gentilezze, storie, fregature, risate, maleducazione, disattenzioni, incomunicabilità… un universo immenso.
Una volta, dopo aver subito il furto della carta d’identità, il tassista si è fatto 4 commissariati scendendo anche lui e cercando di convincere la polizia a farmi subito la denuncia (Turchia); un’altra, mentre eravamo ad un commissariato di notte per fare una denuncia perdita passaporto e iphone (lo so, devo darmi una regolata!!), il conducente dell’hotel che ci aveva accompagnati è entrato con un vassoio per portarmi una bottiglia d’acqua (Thailandia); un’altra ancora, dopo 5 ore di viaggio, ci viene chiesto dall’autista di spacciarci per suoi parenti all’aeroporto (Cuba)… sono tanti i momenti che mi vengono in mente e, tra gli ultimi, ricordo questo viaggio in Turchia.
Eravamo sotto al sole di mezzogiorno, lungo la valle rosa in Cappadocia. Dopo un itinerario di alcuni chilometri a piedi, sulla strada di ritorno, un signore si è offerto di darci un breve passaggio con la sua macchina.
5 passeggeri + 1, in una macchina che poteva contenerne a stento 4. Musica a 90 milioni di decibel, una parola in inglese, una in italiano e una in turco e un bel pugnale a vista sul sedile anteriore.
A lui dedico questo post._MG_7014mod



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