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La trama (con parole mie): Pirate Bay, il più grande luogo di sharing della rete mai esistito, a partire dal duemiladieci lotta contro il potere di Hollywood, che a seguito della violazione dei diritti del copyright sui film ha ingaggiato una vera e propria guerra contro i tre fondatori ed amministratori del sistema, Gottfried Svartholm, Peter Sunde e Fredrick Neji.In un continuo botta e risposta tra tribunali, corti d'appello, media fino ad arrivare al Parlamento Europeo, i tre giovani ed i loro sostenitori continuano ad opporre alla logica della legge del più forte imposta dalle major della distribuzione l'ideale di un nuovo mercato basato sulla libertà ed il libero scambio della Rete.Ma i tre accusati sono davvero idealisti come sembra? Cosa c'è davvero dietro Pirate Bay ed il suo impatto sul mondo - internettiano e non -?
Il fatto che internet e la rete abbiano cambiato il mondo è un fatto assodato ed ormai fuori discussione: ricordo quando, ai tempi della mia adolescenza - già immagino le battute del Cannibale in proposito -, se soltanto si pensava di portare fuori una ragazza ci si doveva fare coraggio, buttare il cuore oltre l'ostacolo e chiamare a casa della stessa - sperando che a rispondere non fossero i genitori - per chiedere tutto quello che si doveva chiedere a voce.
Se mi sforzo, ricordo almeno un paio di situazioni imbarazzanti proprio al telefono - ovviamente fisso - legate a dichiarazioni - una mia compagna di classe dell'ultimo anno di superiori, di punto in bianco, mentre si parlava d'altro, mi disse "non so se l'hai capito, ma tu mi piaci, e voglio che stiamo insieme" - o consigli - terrificanti telefonate in cui le amiche di lei ti dicono "mi raccomando, trattala bene", roba da spaventarsi già dopo un'uscita -: internet, ai tempi, era praticamente fantascienza.
Poi, di colpo, nel giro di neppure vent'anni, si è passati dai telefoni a gettone agli smartphone in grado di dirti in ogni momento il tempo che fa, se i mezzi saranno puntuali oppure no, dove si trova questo o quel tuo amico, e via discorrendo: accanto ai progressi della comunicazione e della tecnologia, ovviamente, è giunto a sconvolgere il mondo il file sharing.
Ed anche in questo caso, non prendiamoci troppo per il culo: che si tratti di musica o film, libri o videogiochi, tutti noi sappiamo bene cosa significhi scaricare.
Sia che la motivazione stia nel fatto che un determinato titolo non è mai stato distribuito qui nella Terra dei cachi o che senza un lavoro ben retribuito - o un lavoro - è ben difficile poter considerare di spendere gran parte del proprio stipendio in prodotti editoriali, alla maggior parte delle persone almeno in parte in grado di muoversi online sarà capitato di recuperare una volta nella vita una canzone, un romanzo, un film.
Probabilmente, se questo è accaduto negli ultimi anni, è passato in un modo o nell'altro attraverso i server di The Pirate Bay, il più grande sito di file sharing mai esistito, in grado di rivaleggiare - per importanza e bacino d'utenza - con Napster, primo grande network di questo tipo mai creato: Gottfried Svartholm, Peter Sunde e Fredrick Neji, creatori di Pirate Bay, da qualche anno sono al centro di un'intricata vicenda legale che li ha visti battersi in tribunale in Svezia - loro Paese d'origine -, sui media e al Parlamento Europeo.
Il percorso seguito dai tre giovani informatici è stato documentato da Simon Klose e distribuito - non in Italia, guardate caso - per testimoniare l'accanimento che l'industria cinematografica hollywoodiana ha manifestato nei confronti dei nomi di spicco del sito colpevole di aver sottratto introiti dal botteghino per riciclarli - anche se detto così suona ancora più criminale - nel risparmio degli utenti e nelle tasche dei fondatori della Baia: tralasciando il discorso prevalentemente cinematografico - il lavoro di Klose è interessante, anche se ancora acerbo e privo della mano polemica di un Michael Moore così come di quella prevalentemente analitica di un Werner Herzog -, sono rimasto colpito da TBP ATK principalmente per le riflessioni che lo hanno accompagnato.
Da un lato, infatti, la mia parte più ribelle nonchè profonda sostenitrice della Libertà - di parola, idee, pensieri e scambio, come in questo caso - è uscita profondamente sconvolta dall'idea che lobbies di potere - economico e sociale - enorme possano premere fino a questo punto su tre giovani colpevoli principalmente di avere un talento fuori dal comune, mentre dall'altro la parte più razionale e paterna del sottoscritto ha continuato a pensare che ai già citati Svartholm, Sunde e Neji poco importasse della tanto sbandierata battaglia per la loro identità di intellettuali liberi di esprimersi attraverso la Rete, quanto di poter tornare liberi a godere della loro notorietà il più in fretta possibile.
I tre moschettieri qui presenti, infatti, non sono personaggi da film, eroi senza macchia perseguitati dall'orribile macchina di una Giustizia che privilegia il più forte, bensì nerd con un altissimo tasso di rancore verso la società - espresso attraverso le dipendenze di Gottfried, l'eccessiva esposizione di Peter e la rabbia e l'alcolismo di Fredrick - che hanno avuto la fortuna, in qualche modo, di poter contare su doti eccezionali che li potessero distinguere dai tanti disadattati che finiscono per scomparire inghiottiti dall'anonimato o per esplodere in follie omicide.
In questo senso, TBP AFK è una pellicola fondamentale nell'esprimere il disagio presente nella società attuale divenuta dipendente da quella stessa Rete che fino a qualche anno fa neppure esisteva a livello quotidiano, incompleta e soltanto abbozzata eppure in grado di scatenare riflessioni decisamente complesse: da che parte finiremo per schierarci? E mossi da quali scopi?
Proclamare l'innocenza di questi tre ragazzi è giusto perchè ideologicamente è assurdo che multinazionali della comunicazione esercitino la loro volontà di imporre il loro gusto agli utenti oppure perchè sotto sotto tutti noi vogliamo continuare a poter vedere cento film per comprarne soltanto dieci?
La condivisione è un'illusione da Fattoria degli animali o una nuova frontiera che le majors, guidate da sensazioni simili a quelle dei politici attaccati alla poltrona, non abbandoneranno fino a quando la lotta non si farà troppo dura?
Difficile dirlo. Difficile rispondere.
Simon Klose, da par suo, ha posto la prima pietra di qualcosa che, forse, sarà più grande della Rete stessa.
L'etica della sua esistenza.
MrFord
"Pirate I’m gonna take your soul
I only want the right to love you
I know the sea won’t let you go
pirate, my love will only chain you down
so just know how much I love you
and then turn that ship around."Cher - "Pirate" -
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