Lezione estemporanea di Social Media Marketing, ovvero: quando l’utenza ti si rivolta contro.
Povero team marketing di Redken. In queste ore la pagina Facebook del brand di haircare è un bagno di sangue: tutta colpa dell’insalata bionda.
Immagino sia andata più o meno così:
Uffici Redken, riunione marketing. Manager 80enne, che non usa i social: “Mia nipote undicenne mi ha detto che la Ferragni fa tante visualizzazioni, è seguitissima, biondisisma e amatissima. Io non so chi sia ma se piace ad una bambina di 11 anni piacerà a prescindere, usiamola per una campagna, sicuramente TUTTE vorranno i capelli come i suoi”. E così nasce una delle campagne peggiori che si potesse voler fare, non sarà un caso alla Pomì ma poco ci manca.
Ma perché “Vorrei i capelli come Chiara Ferragni” si sta rivoltando così contro Redken? La risposta è incredibilmente semplice: si può essere bravi ad analizzare i numeri, ma bisogna anche essere in grado di captare i sentiment. E se si vuole usare un determinato mezzo (in questo caso Facebook) per promuovere qualcosa, prima ci si dovrebbe assicurare che suddetto mezzo sia sicuro, insomma quella cosa lì, come si chiama? Ah sì, pianificare. Vero, la ferragni era già ambasciatrice Redken, la pettinano durante la fashion week, ma proporre addirittura prodotti per avere i suoi capelli quando questi hanno un indice di gradimento bassissimo è darsi la zappa sui piedi. Insomma, non mi pare che una persona nota per la scarsa igiene personale e con la chioma piuttosto emh, stopposa, possa essere il primo nome che ti viene in mente quando si parla di una bella capigliatura.
Nemmeno mi esprimo sulla gestione della shitstorm da parte del management della pagina.
Potevo io, che non sono esattamente la fan numero uno della Ferragni, non cogliere la palla al balzo per parlarne analizzando contemporaneamente un altro social media fail?