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Te Deum e giornalisti senza speranza

Creato il 28 dicembre 2013 da Alessandro Zorco @alessandrozorco
 

Anche la realtà più dura può essere raccontata senza perdere di vista la speranza e l’ottimismo. E le tenebre che stanno avvolgendo una società messa in ginocchio da una crisi economica e morale senza precedenti non devono impedire ai giornalisti di vedere e raccontare i germogli di bene, i gesti onesti e i tanti esempi di persone che – pur tra mille difficoltà – lottano per la giustizia e la verità.  E’ questo il messaggio che l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, ha lanciato ai giornalisti sardi che oggi hanno celebrato il Te Deum organizzato come ogni anno a Cagliari dall’Ucsi Sardegna.

Te Deum e etica della speranza

Te Deum
Prendendo spunto dalla ricorrenza dei Santi Martiri Innocenti, la strage dei bambini ordinata da Erode duemila anni fa, il presule ha ricordato i tanti episodi di cronaca di cui sono vittime ancora oggi i bambini, esortando gli addetti ai lavori a non abituarsi alle notizie più terribili facendole diventare semplicemente fatti di cronaca. «Il fatto che la Chiesa celebri questi martiri inconsapevoli vuole essere la testimonianza del fatto che la nella lotta tra la tenebra e la luce chi vince è la luce», ha detto mons. Miglio durante il Te Deum di ringraziamento che ques’anno si è svolto nel santuario dei Frati Cappuccini di Viale Frà Ignazio da Laconi. «Riconoscerli come martiri – ha spiegato il presule – è una professione di fede sulla vittoria del Cristo sulla morte, sulla vittoria dell’amore sull’odio. Questa festa – ha detto rivolto ai tanti giornalisti – ci invita a non essere schiavi del pessimismo, ma a confidare sempre nella vittoria della luce sulle tenebre. I mass media concedono tanto spazio alla cronaca nera, ma c’è modo e modo di raccontare anche gli eventi più neri e più bui. Essere un giornalista credente non significa scrivere delle prediche, perché non si sa se a volte sono più noiose quelle dei preti o quelle dei laici – ha detto – ma significa lasciare sempre trapelare la speranza. Ferma restando la  laicità della professione giornalistica – ha aggiunto – il racconto della realtà non può essere mai neutrale: lo stato d’animo del credente, pur vedendo la realtà nella sia crudezza, deve alimentare la luce della speranza. E’ quella la parte di fede che ognuno può mettere. La tenebra – ha proseguito Miglio – non deve poi offuscare la luce. Dunque occorre dare attenzione ai germogli del bene, ai gesti di onestà, agli esempi degli imprenditori coraggiosi che sfidano la crisi economica, ai giovani che inventano nuove forme di lavoro e alle tante famiglie che vanno avanti nonostante le difficoltà».

Durante la celebrazione e prima del canto del Te Deum sono stati ricordati i giornalisti sardi venuti a mancare nel 2013.

In conclusione del Te Deum il presidente dell’Ucsi sarda, Mario Girau, ha ringraziato monsignor Miglio a nome dei giornalisti dell’Ucsi sarda, ricordando l’importanza della presenza della Chiesa al fianco dei cronisti che con il lavoro quotidiano e la ricerca della verità cercano di dare una voce a chi non può averla.


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