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Te la do io la rivoluzione

Creato il 07 ottobre 2013 da Laperonza

 

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Ieri sera ero ad un bel concerto d’organo organizzato nella mia città da un’associazione culturale. Nonostante la manifestazione fosse molto buona, piacevole e appagante, e nonostante nella mia città ci siano quasi più associazioni culturali che persone, non c’era tanta gente, come purtroppo accade quasi sempre quando si fanno iniziative che non comprendano roba da mangiare e bere. Allora mi domandavo: dove saranno adesso, domenica pomeriggio, tutti i rivoluzionari che conosco e che leggo quotidianamente sui social network? Dove saranno tutti gli amici che invitano alla rivolta e si propongono di cambiare il mondo? Cosa staranno facendo?

Io aborro ogni forma di violenza, forse è per questo che, quando sento parlare di rivolta armata, ho un moto profondo di repulsione. Ma credo, forse immodestamente, di fare la mia parte, la mia piccolissima rivoluzione. La sto facendo col mio impegno personale, sacrificando il tempo libero, spendendo energie e, talvolta, denaro per cercare di rendere la mia città e il mio Paese, il mio mondo, un pochino migliore. Lo faccio nella consapevolezza che il mio sforzo sia una goccia nel mare, altrettanto consapevole, però, che il mare è fatto di tante, tantissime piccole gocce.

Certo, anche io uso i mezzi di comunicazione che oggi, per fortuna, abbiamo a disposizione. Ma non mi fermo lì: esco di casa, mi rimbocco le maniche e vado a sporcarmi le mani, vado a fare la mia piccola rivoluzione. La faccio impegnandomi per ciò in cui credo, ma la faccio anche andando ad un concerto d’organo o alla presentazione di un libro. Non prenderò mai un’arma in mano, ma darò tutto il mio impegno per cercare di rivoluzionare questo mondo che non mi piace.

Non metto in dubbio che i rivoluzionari del web siano in grado davvero di muoversi e fare una rivolta. Non dubito affatto che molti di loro possano anche imbracciare un fucile per fare la rivoluzione di cui parlano. Ma non lo faranno. Non lo faranno perché, per fare una rivoluzione armata, bisogna che qualcuno la cominci, bisogna che qualcuno imbracci per primo il fucile. E nessuno di loro lo farà. Almeno non per primo. Per questo penso che non ci sarà mai una rivolta armata. Non in Italia.

Questo, dal mio punto di vista, è un bene. La storia ci insegna che dalle rivoluzioni moderne non è mai nato nulla di buono. Dalla Rivoluzione Francese è nata la dittatura di Napoleone, da quella di Ottobre è nata la dittatura stalinista. Ci sono altri modi di fare la rivoluzione, intendendo il senso stretto del termine, il cambiamento radicale di una situazione. Non serve la violenza, serve l’impegno e la volontà. Serve crederci e sporcarsi le mani. Servono la tastiera e l’uscire di casa per fare qualcosa per la propria comunità. Quante gocce compongono il mare: se ognuna cambiasse colore, ognuna nel suo piccolo, cambierebbe il mare intero.

Luca Craia


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