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Te lo dico sottovoce di Lucrezia Scali

Creato il 18 marzo 2015 da Anncleire @anncleire

Te lo dico sottovoce di Lucrezia Scali

Un cuore che si spezza lo fa in assoluto silenzio. Non è come un bicchiere che ti scivola tra le mani e cade a terra e senti un rumore assordante e tenti di incollare i cocci, in qualche modo. Quel rumore è violento e lo senti solo tu, ti rimbomba all’interno e nessuno al di fuori può ascoltarlo. È curioso rendersi conto che l’organo indispensabile per vivere è anche quello a cui nessuno presta attenzione e, quando si rompe, sei l’unico ad accorgertene.

 

“Te lo dico sottovoce” è il romanzo d’esordio di Lucrezia Scali, la admin del blog letterario Il libro che pulsa che mi ha gentilmente inviato il suo libro. Quando si parla di romance, sapete che parto per la tangente, ed ero particolarmente incuriosita da questo libro. La cover e il titolo mi avevano incuriosita parecchio e devo dire che nonostante si tratti di un romanzo d’esordio e autopubblicato, la storia è interessante.

 

Mia ha trent’anni, un pessimo trascorso con gli uomini e una madre che le organizza appuntamenti al buio. Ogni notte sogna il suo principe azzurro, ma al mattino si sveglia accanto a un meticcio con le orecchie cadenti e il pelo ispido. Durante il giorno, invece, gestisce una delle cliniche veterinarie più conosciute di Torino e coordina l’attività di pet therapy presso l’ospedale locale.

Tuttavia nella vita di Mia sembra non esserci più spazio per l’amore. O, almeno, così pensava prima di conoscere Alberto, un affascinante medico, e Diego, un poliziotto che si è appena trasferito dalla Puglia. La freccia di Cupido riuscirà a colpire la persona giusta per guarire il cuore di Mia?

 

Quando si tratta di storie di seconde possibilità sono sempre molto entusiasta, anche se i triangoli non sono proprio il mio top. Quando si inizia a leggere non si ha nessuna idea di dove si andrà a finire, e anzi si rimane un po’ spiazzati dalla vita semplice, dalla quotidianità della protagonista. Man mano che la storia procede si arriva a percepire che c’è qualcosa di più che riposa tra le pagine del libro, che la Scali condurrà il lettore in un viaggio di scoperta e accrescimento personale.

È Mia che racconta la sua storia, in una prima persona cruda e senza misericordia, che si cristallizza davanti al lettore. Una donna che ha sofferto molto, dal passato terribile, che ancora adesso la tormenta. Certi avvenimenti non si dimenticano mai, niente può cancellarli e le cicatrici restano a dolere per il resto della propria vita. Costruendo la sua clinica che cura con un amore disarmante, curando i cani abbandonati in maniera esemplare. Tanti, forse troppi, i dettagli sulla clinica e sul suo lavoro, che lasciano il lettore un po’ spaesato. Ma quello che conta sono i suoi sentimenti e la sua forza di volontà. È una donna che ha sempre lottato, con sua madre che la voleva diversa, con le convenzioni, con chi non riesce a capirla fino in fondo. Ma Mia va per la sua strada, anche quando tutto trama contro di lei e la butta a terra. Ed è per questo che si costruisce dei muri che la proteggono da tutto, è per questo che rifugge qualsiasi forma di contatto. Ma poi un incontro, anzi un doppio incontro, cambia completamente le cose. E allora abbiamo da un lato Alberto, un medico in carriera, disposto a qualsiasi cosa, pur di accontentare sua madre, un uomo determinato a trovare la sua realizzazione anche attraverso il matrimonio. Dall’altro c’è Diego, un poliziotto pugliese, con i suoi drammi alle spalle, che non è disposto a nascondersi dietro nessuna facciata, ma che anzi si getta a capofitto nelle situazioni. Ha molto in comune con Mia, anche se continua a provocarla in un continuo scambio di idee e situazioni. A volte fin troppo accese. Ma Mia non è pronta, scappa, cerca sicurezza e sceglie la strada più facile forse, di certo quella più sbagliata. Diego non è perfetto, e anzi di colpi di testa ne fa tanti, ma credo che sia piuttosto normale, quando gli sbagli si commettono in due. A volte alcune bisogna commettere degli errori per capire qual è la cosa giusta da fare.

Molto interessante la scelta della Scali non solo rispetto al lavoro di Mia, la veterinaria, ma anche uno dei temi cardine del libro, quello della pet therapy. Ho due cani e so bene quanto bene facciano, quanto il loro affetto sia fondamentale nella mia famiglia. Le scene in ospedale con i piccoli Martina e Lukas sono piene di tenerezza. E come dimenticare Bubu, il compagno a quattro zampe di Mia? Devo dire che l’ho davvero adorato.

L’ambientazione, tutta nostrana, a Torino, è molto curata, e ben riconoscibile, molti sono gli spazi descritti, a partire dalla casa di Mia, ereditata dai nonni e situata fuori Torino. La clinica poi di certo ha un posto speciale.


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