Siamo amici di una coppia appassionata di teatro, lei infatti cura la regia degli spettacoli di una filodrammatica, lui le scene. Ci invitano quindi spesso alle rappresentazioni, solo che per lo più propongono testi del cosiddetto “teatro dell’assurdo”, come Ionesco, Beckett, Pinter. E proprio di quest’ultimo hanno messo in scena “Il custode”. A me il teatro piace, sia drammatico che più leggero, il classico in particolare, tra Goldoni e Moliere, molto Shakespeare, O’Neill, Osborne, naturalmente De Filippo…ma questo tipo di rappresentazioni assolutamente NO. Ambientazioni squallide, personaggi al limite della società, che non si capisce bene cosa facciano e come vivano. Lo so, dicono che sono simbologie dell’incomunicabilità umana etc etc, però se vado a vedere uno spettacolo non ho molta voglia di scervellarmi per cercare di comprendere cosa diamine voglia trasmetterci l’autore. Preferisco una trama che possa essere seguita e, soprattutto, capita senza dover ricorrere a chissà quali interpretazioni, a volte molto soggettive se non addirittura arbitrarie .
Nella nostra cineteca avevamo già questo testo, in un adattamento del 1976 “italianizzato” sia nell’ambientazione che nei personaggi interpretati da Peppino De Filippo, da Ugo Pagliai e, se ben ricordo, da un giovane Lino Capolicchio, con il primitivo titolo “Il guardiano”. Sapevo quindi cosa ci aspettava… Del resto abbiamo accettato l’invito degli amici per pura cortesia, come la primavera scorsa, quando avevano messo in scena “Finale di partita” di Beckett, altro “mattone” tremendo… O ancora, lo scorso anno, “La cantatrice calva”, che non è da meno, tanto da assopirmi durante la rappresentazione.
“Finale di partita” addirittura la prima volta l’avevo visto in teatro con Renato Rascel e Walter Chiari, verso la fine degli anni ’80 e mi ero stupita nel vedere due attori, considerati “leggeri”, interpretare una parte simile, un testo che puù grottesco non si può, ma anche quello di ieri sera non è stato da meno.
Boh, in conclusione mi sono davvero depressa. Mi rifarò questa sera con un film umoristico, magari con l’eterno Totò: con lui non si sbaglia mai!