Più passano i giorni dalla visione di Ted, esordio alla regia di Seth MacFarlane (“papà” di serie animate come I Griffin, Family Guy, ’99 e American Dad!, 2005) e più mi convinco che la pellicola in esame non contenga alcunché di autenticamente irriverente e trasgressivo o, meglio, nulla che non rientri nel manuale standard del “bravo sporcaccione” o del politicamente scorretto di facciata.
Siamo infatti di fronte ad una classica commedia americana, strutturata nei suoi stilemi portanti come molte produzioni degli anni ’80, del resto omaggiate a piè sospinto nel corso della narrazione (il clou è costituito dal Flash Gordon di Mike Hodges, ’80, e apparizione del redivivo protagonista, Sam J. Jones).
Mila Kunis e Mark Wahlberg
Qualche trovata divertente e soluzioni registiche non del tutto pedestri, vengono annacquate da una sceneggiatura (ancora MacFarlane, insieme a Alek Sulkin e Wellesley Wild) che annaspa nell’alternanza, “agitata non mescolata”, tra gag da cartoon “cattivo” e momenti melensi, grondanti melassa e giulebbe d’ordinanza. Confortati da un incipit fiabesco, con tanto di voce over, torniamo indietro nel tempo, è il 1985, a Boston, il giorno della Vigilia di Natale: John, bimbetto solitario, promettente disadattato in fieri, riceve in dono dai suoi genitori un Teddy Bear, il classico orsetto di peluche, ed esprime il desiderio (ricordate When You Wish Upon a Star del Pinocchio disneyano?) che il pupazzo, chiamato Ted (viva la fantasia), possa essere il suo miglior amico, per sempre.Detto, fatto! Tra sgomento e stupore Ted gode ora di vita autonoma, s’ inserisce tranquillamente nella consueta atmosfera da vita americana di provincia e cavalcherà con disinvoltura i soliti frizzi e lazzi da star televisiva buona per ogni occasione.








