Era il discorso che inaugurava il semestre a guida italiana. Matteo il Rottamatore parlava con piglio napoleonico agli illustri rappresentanti del Parlamento europeo come se si trovasse davanti ad un consesso di generali e colonnelli rimbambiti. Parlare con un tono che non ammette repliche ma che tuttavia mantiene un tratto di calda, mediterranea cordialità, non da nemico perciò (nel qual caso vi tradireste), ha questo vantaggio: se anche dite delle sciocchezze monumentali chi vi ascolta è talmente sconcertato da dubitare della propria ragione. Ad un certo punto, come se si trovasse in quel momento esatto ad un crocevia della storia, il nostro Primo Console ha detto con accento ispirato: «E c’è anche una generazione nuova. Una generazione Telemaco. (…) La nostra generazione ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, ha il dovere di meritare l’eredità.» “Eh? Cosa? Come? Generazione Telemaco? E che roba è?” Così hanno pensato gli illustri rappresentanti del Parlamento europeo; ma sono rimasti impassibili, come capita a coloro che sono assai perplessi davanti a certe affermazioni ma hanno paura di mostrarsi ignoranti. Qualcosa del genere è capitato anche a me. Io sono un grande fan dell’Odissea, un libro che ho riletto più volte, e che mi è piaciuto perfino a scuola, il che è tutto dire. Eppure l’alato messaggio del Primo Console mi risultava misteriosissimo. Per fortuna il web stava già fornendo le necessarissime spiegazioni ai perplessi. La fonte d’ispirazione di Matteo era una tesi sviluppata negli ultimi anni dallo psicanalista Massimo Recalcati, e battezzata col nome di “complesso di Telemaco”. Tale complesso consisterebbe in un qualcosa …che non ho ben capito, e che soprattutto non ho molta voglia di capire. Ma insomma, mi par di capire, dopo non aver ben capito, che il messaggio del Primo Console alla sua truppa sia stato questo, in soldoni: «Siamo una generazione mezza orfana, ma cazzuta, non vittimista.» Il fatto, però, che Matteo si sia rifatto ad una recente tesi dal marchio di fabbrica italico, conosciuta solo a qualche confraternita di iniziati (magari nella convinzione che tale tesi fosse solo uno sviluppo di “un complesso di Telemaco” noto da secoli), pensando non solo di farsi capire, ma anche di farsi apprezzare per la colta allusione, dimostra che nel Primo Console il provincialotto non si è ancora perfettamente eclissato, che l’ex Piccolo Caporale non si è ancora dirozzato del tutto. Ma sono sicuro che questi genuini e vigorosi svarioni lo renderanno ancora più affascinante nei salotti che contano.
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