Magazine Racconti
Sono settimane che hanno organizzato questa trasferta in viale Monte Ceneri per il loro primo lavoro importante. Così lo chiamano loro. Fino ad oggi si sono divertiti a scrivere con pennarelli e spray il loro nome d’arte su muri e saracinesche: “i quattro caballeros”. “Mi è sempre piaciuto il film della Wolt Disney” aveva detto il Cattaneo che sotto i capelli rasta era rimasto un bambinone. E siccome loro erano quattro i tre Caballeros erano diventati quattro. Hanno fatto tanti di quei sopraluoghi e prove da sfinirsi. per via di un piercing fatto male che gli aveva fatto infezioni. Ora
Ha quello strano identificativo al naso; nessuno potrebbe pensare al Branda senza pensare al bubbone sul suo naso.
Il fatto è che avevano deciso il posto del loro primo lavoro dopo sei giri di ricognizione in viale Monte Ceneri. Per il progetto il Cattaneo aveva già un’idea. A lui piacevano i murales alla Jacovitti. Così diceva. “Sì alla Jacovitti, macabri però” replicavano i tre Caballeros rimanenti. Persone che sembrano impegnate in attività quotidiane innocue, con i visi da persone comuni, ma che in realtà stavano sgozzando frustando bambini, violentando donne, scuoiando ragazzini. Lui lì chiamava murales di denuncia “perché dobbiamo far aprire gli occhi alla gente” affermava il Branda con la sua aria da profeta new age. Così aveva buttato giù il bozzetto: casette quadrate con giardinetti pettinati, fiorellini rotondi e alberi nuvoletta; all’interno di quelle casette (magari nell’apertura di una finestra spalancata) o sui prati con laghetti e paperette scene di sopraffazione e violenza. Gli attori di queste scene personaggi dai visi rotondi, paffuti con sorrisi a semicerchio sulla faccia. Aveva scelto anche i colori: verdi brillanti, rossi intensi, blu oltremare, rosa baby eccetera. Il risultato era un pugno nello stomaco. Sotto la scritta“they don’t really care about us”. La canzone di Michael Jackson era la colonna sonora del loro gruppo. Se l’erano passata da ipod a ipod e quando avevano realizzato le prime scritte (il Cattaneo disegnava i contorni e Telemaco, Alì e il Branda riempivano di colore) si erano ficcati quella canzone nelle orecchie. Del resto la frase che avevano scelto per le loro prime scritte sui muri era proprio “they don’t really care about us”, firmato ‘i quattro caballeros’.
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