Tema: A cosa servono le parole.
Da Svolgimento
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SvolgimentoArrivano certi momenti in cui ti viene voglia di spegnere tutto: la tv, internet, la lavatrice. Ti viene voglia di chiudere le finestre o aprirle: ammesso che tu possa godere del privilegio di vivere in un posto, che quando ti affacci, ti restituisce un silenzio assoluto. Altrimenti meglio barricarsi in casa. Per non sentire.Hai passato tutta la mattina a scrivere. Gli ultimi capitoli che ti sono venuti fuori non ti sembravano male. Li hai mandati un po’ in giro. Persone di cui ti fidi, mai troppo aspre o troppo concilianti.Lo ripetono tutti come fosse una prescrizione medica: le critiche sono costruttive.Peccato che dicano tutto e il contrario di tutto. Uno ti dice che quando scrivi la pancia ce la metti troppo, che certe sensazioni devi imparare a trattenerle, oppure a buttarle giù e poi riprendertele, domarle, tenerle al guinzaglio per non farle abbaiare troppo forte. Poi c’è chi ti dice di togliere dove l’altro ti ha appena detto che manca qualcosa. Scrivi bene, dice qualcuno, non hai bisogno di dimostrarlo.Sei confuso, ti prendi una pausa. Infili nella macchinetta la prima capsula di caffè che ti trovi tra le mani. Leggi qualche notizia.
Prendi il cellulare, scrivi un tweet per sostenere la tua approvazione al governo francese. Hanno fatto qualcosa che dalle tue parti ti sembra irraggiungibile. Hanno appena approvato i matrimoni e le adozioni gay.Qualcuno ti scrive: no, non è giusto. E ci mette di mezzo la Natura come se fosse una sua amica. Ti viene il dubbio che siano andati a cena insieme la sera prima.In natura ci sono madri che allattano cuccioli di altre specie, provi a spiegargli.Sei stanco del sesso. Sì, del sesso. Perché la gente è così: ne fa una questione di “con chi vai a letto”. L’esperienza ti ha insegnato che arrabbiarsi non serve, che spiegare non serve, che cercare di far cambiare idea alle persone non serve.Da qualche mese ti propongono di scrivere per un blog. Rifiuti sempre, hai la tua vita, le tue letture, il romanzo su cui stai lavorando in ogni minuto che ti resta. Non vuoi distrazioni, dici. La verità è che sei stato abituato a tenerti in disparte. A non fare rumore.E poi a leggerli ti sono sembrati tutti interventi interessanti. Cose impegnative, alcuni riferimenti storici ti sono sfuggiti.Sei indeciso.Continui a chiederti se è il caso di scrivere.Non lo sai.A cosa servono le parole?Roberto Pellico
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