Magazine Racconti
Svolgimento
Dicono che sta finendo il mondo, ma ancora non è del tutto finito. Se alla tv parlano di una catastrofe di qualsiasi tipo, naturale o causata dall’uomo, mia sorella dice che queste disgrazie succedono perché è vicina la fine del mondo. Quando un signore d’estate va fuori di testa e ammazza senza motivo la moglie l’amante e il suocero, per mia sorella il movente è chiarissimo, c’è troppo caldo perché sta per finire il mondo. Tutto va storto e tutti si comportano in modo sempre più strano.
Vedi le stagioni, dice, non sono più quelle di prima, si sono scambiate, come te lo spieghi? E anche le persone ormai non ragionano bene, hanno pensieri stravaganti, addirittura uomini che si vogliono sposare tra loro. È evidente, dice mia sorella, questi sono i segni più lampanti che la fine del mondo è vicina, anzi è già in corso. Infatti lo hanno comunicato tutti i media sin dall’inizio dell’anno, con toni via via sempre più catastrofisti, e alla fine sto cominciando a crederci anch’io. Ho pensato, va bene, certe cose se proprio devono succedere, è meglio saperle in tempo, con un buon anticipo, così da attrezzarsi, organizzarsi e programmare tutto nel modo più adeguato per non avere sorprese. Perché i media ne dicono di cazzate, ma se poi succede davvero? Io da parte mia ho da sistemare tante faccende, non ultima quella dell’eredità, perché l‘evento comporterà la morte di una quantità tale di gente che ci sarà un grave intasamento degli uffici notarili e del catasto. Meglio pensarci prima.I notai, dal chiuso del loro ufficio, si sfregano già le mani e contano mentalmente gli onorari che percepiranno stipulando gli atti di successioni, che faranno cumulo con tutti gli altri atti di compravendita e di donazione eccetera, e con questo i notai sono a posto e tranquilli per la loro vecchiaia. Quelli come me, che sono tanti, invece devono valutare con calma e con cura le conseguenze che potrebbe avere un testamento scritto in fretta, sotto la minaccia di un’apocalisse imminente o addirittura tra i lapilli incandescenti.Ci sono molti particolari da tenere in considerazione, non so in questo momento dire quali, ma sono certo che appena mi metterò a sedere per scrivere il mio testamento olografo, mi verranno in mente a uno a uno e riuscirò a fare le scelte giuste.
A cominciare dal confine mai definito tra il mio uliveto e quello di mio cugino. Ci sono dei paletti, una rete a maglia larga, ma chi ha piantato i paletti, almeno un secolo fa, non ha tenuto conto dello scorrimento delle placche tettoniche terrestri. È risaputo che proprio nella contrada in cui sono ubicati i terreni, si incontrano le due grandi masse continentali, africana ed europea, una si muove verso sud e si sovrappone all’altra, che muove nella direzione opposta e le scivola sotto. Questo significa che, in questi ultimi cinquanta anni il confine si sarà spostato di almeno un centimetro e mezzo a favore di mio cugino, quindi i paletti vanno senza dubbio spostati indietro. E poi tante altre cose, non so in questo momento dire quali. Ecco, mi ricordo adesso che l’irrigazione dei frutteti confinanti dipende dal pozzo scavato nel mio terreno, da cui ogni proprietario attinge l’acqua liberamente, per via di una vecchia convenzione del secolo scorso. Tutti avevano contribuito alla costruzione del pozzo e alle spese per la pompa, quindi si era stabilita una servitù, secondo la quale chiunque può passare e spassare in totale libertà sopra la mia terra senza dovere pagare un euro. Ora questi sono tutti morti, infatti parlo dei figli, sono loro che passano e spassano, mi calpestano con cura le fave appena germogliate, spezzano i rami bassi degli alberi per agevolarsi il passaggio. Questa storia va risistemata, converrà stabilire una tariffa, per il pedaggio e per l’uso dell’acqua. Dopo tanti anni di servitù, non vorrei che i miei nipoti si ritrovassero a dover elemosinare per irrigare il fondo ereditato dallo zio, solo perché quattro marpioni confinanti, vecchi lupi di campagna, si autoproclamano proprietari del pozzo. I ragazzi che ne sanno di tutti questi accordi sulla parola che si usavano fare, non avrebbero carte d’appoggio per opporsi, sarebbero costretti a comprare l’acqua da quei ladroni delinquenti che se ne sono appropriati indebitamente. Anzi, ora che ci penso, farò meglio a riempirlo questo pozzo, quanto prima ci faccio scaricare dentro un camioncino di detriti di cava e la chiudiamo qui.E poi altre cose, non so dire quali.Ma già che ci sono, sarà il caso di risolvere una volta per tutte la questione della finestra con il vicino di casa, che ha la casa attaccata alla mia. I due muri sono accostati alla perfezione. Tra loro soltanto il passaggio utile per gli insetti, che hanno eletto questa intercapedine a loro covo segreto. Li sento ogni notte riunirsi e fare bisbocce fino a tardi, una situazione indisponente. Si scambiano brindisi in rima, con grande baccano di bicchieri che si urtano e sedie per insetti che si muovono e stridono rigando il pavimento del loro rifugio. Certe volte sono anche una decina, a mangiare il loro cibo per insetti e raccontarsi ad alta voce le loro storie di insetti clandestini e ridono rumorosamente, facendosi scappare anche dei colpi di tosse. Passano la loro vita nel buio dell’intercapedine tra le due case e i loro figli scorribandano per tutte le pareti con un insopportabile ticchettio di scarpe da insetti su e giù per le scale. Non se ne può più. Come se non bastasse, il mio vicino ha aperto una finestra sul retro della sua casa e non fa altro che spiarmi. Già sospettavo che lui e sua moglie fossero due curiosi nullafacenti, sempre fuori dal loro portoncino d’ingresso, a entrare e uscire, aprire e chiudere, con la chiave. Non l’ho mai visto lavorare un solo giorno, soltanto affannarsi più volte mattina e sera ad aprire e chiudere quella porta, poi andare via da solo o con la moglie, per ritornare dopo alcune ore con borse piene di generi alimentari e altri articoli. Una quantità tale di cibo e detersivi da far sospettare che all’interno della casa si nascondano altre persone, forse latitanti in clandestinità, forse schiavi in catena costretti a lavorare al suo posto, visto che lui, il mio vicino, è sempre in giro a fare la spesa. La finestra che ha creato nel muro della sua abitazione, la usa per curiosare dentro la mia cucina e il mio bagno, per parlarne poi con sua moglie e con gli amici che si intrattengono a casa sua clandestinamente. Sono persino inibito nell’uso normale del mio bagno, ogni volta che devo andarci, devo prima verificare che nessuno mi veda, altrimenti non riesco a farla. Di certo non sopporto l’idea che i miei eredi non possano andare tranquillamente al bagno, solo perché una coppia di pettegoli curiosi sta lì dietro il vetro della finestra a spiarli, per ragguagliare un gruppetto di latitanti sui fatti e sugli sforzi. Il mio vicino farà bene a murare quella finestra, prima che lo faccia io con cemento e cazzuola, una di queste notti. E poi tante altre cose, non so in questo momento dire quali.
RQ
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