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Tema: Bustine

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Svolgimento
Tema: BustineEbbene si lo confesso. Sono stato un venditore. Nei ruggenti anni novanta macinavo chilometri nelle lande sconfinate del Cilento, proponendo vetuste macchine per ufficio. Dalla calcolatrice a led rossi fino al fax in carta chimica che all’epoca era un vero miracolo della tecnologia. Nella vita di un venditore capita sempre una vendita particolare che si fissa indelebile nei ricordi. Di vendite in verità me ne capitavano pochine, ma di aneddoti folli potrei riempire pagine e pagine. Ma di un particolare episodio, a dir poco surreale, ho sempre pensato di farne una pièce teatrale. Proverò a raccontarlo.Una fresca mattina di un balbettante inizio primavera, con la mia giacchettina, cravattella e valigetta 24ore di ordinanza in pura finta pelle madeinchina, bussai all’uscio di una officina meccanica. Una sorta di vendita e riparazioni di motorini rubati e non. La porta in vetro, ricoperta da manifesti del Circo Togni attaccati con lo scotch e ingialliti dal sole, si aprì. Davanti a miei occhi si palesò un omone di un metro e novanta di età indefinibile. Barba folta nera e capelli lunghi neri ricci che non vedevano l’ombra di uno shampoo da mesi e due occhi grigio luna. Indossava una tuta da meccanico che urlava dal dolore tanto era stretta, che solo se avesse provato a lavarla avrebbe, di sicuro, inquinato le falde acquifere per anni di tutto il Cilento!
Insomma un mangiafuoco in carne ed ossa. Mi guarda. Non sorride. Provo a stendergli la mano tremante, lui me la stringe in una morsa che era il triplo della mia perdendo la sensibilità di alcune falangi. Si guarda intorno sospetto e dice con voce tonante un perentorio ”trasite...(entrate)” . Volevo fingere un malore e scappare via ma ormai ero in trappola. L’officina tugurio era pregna di ogni mistura malefica. Nafta, olii bruciati, benzina rancida, miscele abominevoli. Ad ogni inalata mi girava la testa. Un manifesto alla parete ammuffita di Giacomo Agostini, a cavallo della sua fedele moto sorridente, dopo alcune zaffate mi fece persino l’occhiolino! L’omone si accomodò dietro una scrivania...in verità era una cattedra scolastica trafugata in chissà quale scuola nelle vicinanze. Strabordava di depliant di moto anni 70. Mi mancava l’aria.L’omone diventò improvvisamente gentile e provò ad offrirmi del gasolio in una tazzina di caffè costellata d’impronte digitali al nero di grasso. Gentilmente rifiutai. “Dottò dite...a cosa devo il piacere della vostra visita!”...Deglutendo con forza iniziai la mia solita litania, spiegandogli con dovuta attenzione il perché della mia improvvisa miracolosa apparizione. Mi ascoltava assorto. Troppo assorto. Silente. Stavo per aprire la mia magica valigetta in pura finta pelle madeinchina, quando improvvisamente si spalanca la porta del Circo Togni ed appare un bonsai dell’omone! Un bimbo di circa 8 anni anche lui in tuta da meccanico.  Senza barba, ma con i capelli lunghi ricci sporchi. Sembrava avesse fatto un tuffo nella vasca degli olii da recupero. Stringeva tra le mani qualcosa che all’inizio non capii...“papà e bustine!...papà e bustine”...urlò! Un batter di ciglia e si smaterializza sbattendo la porta. Io trasecolato. Impietrito. Immobile con la bocca semiaperta. L’omone sbarrando gli occhi grigio luna da folle mi guarda e dice...”dottò capite?...ma vi rendete conto?”...io ebbi solo la forza di fare un impercettibile cenno col capo cercando d’ingoiare della saliva che non esisteva, che giusto un secondo dopo si spalanca nuovamente la porta stile Togni. Oddio! Un altro bonsai. Un po’ più piccolo. Questa volta la tuta era di un paio di misure più grande e le gambe dei pantaloni gli facevano da strascico tipo sposa all’altare! Anche lui stringeva con passione qualcosa tra le mani bisunte. “Papà...papà...pure a me e bustine...pure a me!”...Sbatte la porta e schizza via inciampando.L’omone seduto in punta di sedia si avvicina alla cattedra sbattendo esasperato i pugni sul tavolo. “Dottò ma voi capite che inferno?”...Mi guardo intorno nel tentativo di scorgere una via di fuga. Giacomo Agostini al muro si fa il segno della croce! Riesco a dire solo un timidissimo ... “fi!” la salivazione azzerata mi aveva compromesso l’uso delle esse. L’omone con gli occhi sbarrati e schiumando bile si avvicina sempre di più e con voce strozzata in gola mi dice... “dottò e bustine...ste maledette bustine!”. Fa un balzo felino, si solleva dalla sedia e mi si pianta ad un centimetro dal viso. Io istintivamente afferro la valigetta e me la stringo al petto aspettandomi il peggio. “Dottò...ma sapete quando costano e bustine?”....A quel punto capisco. Focalizzo per una attimo. L’album delle figurine sotto il braccio dei bonsai!!! Ecco cosa era. Gesù, le figurine Panini!!! La collezione dei calciatori!...”dottò sapete quanto stanno?” ripete paonazzo in viso con gli occhi grigio luna iniettati di sangue!...cerco di fare uno sforzo di memoria facendo un rapido calcolo sull’inflazione corrente e sparo sicuro e disinvolto...”CENTO LIRE!...”L’omone si blocca perplesso per una frazione di secondi, poi mi spalanca la mano a aperta nera come la pece ad un millimetro dal naso e agitandola a mo’ di ventaglio dice ...”DOTT0’, stanno C.I.N.Q.U.E.C.E.N.T.O. lire l’una!...e sti doie fetient’ mi stanno mandando in miezz’ a na via!”. Il cinquecento lo scandì talmente forte con rabbia e passione che mi lavò la faccia con gli schizzi di saliva! Ebbi solo la forza di dire trasecolato ...”ma va?...davvero tanto?”...mi pentii un secondo dopo immaginandomi con la testa fracassata con un manubrio di un vecchio Gilera.Invece stranamente la furia folle dell’omone improvvisamente si placò. Sconfitto e rassegnato ricadde pesantemente sulla sedia. Credevo che iniziasse a piangere. Seguì un lungo silenzio. Giacomo Agostini socchiuse gli occhi e gli colò una lacrima sul casco.L’incanto del momento si spezzò solo all’ennesima apertura della porta del tugurio con il Togni ingiallito in bella vista.I due bonsai, questa volta sorpresi e con voce flebile e timorosa  “Papà...papà...sta piovendo!”... gli untuosi pargoli all’unisono.Il mangiafuoco sprofondato sulla sedia con voce calma e profonda, rispose solenne scandendo ad una ad una le parole…”Putesse chiovere benzina....e poi nu lampo!!!”. Scappai a gambe levate. Era un giorno di un balbettante inizio primavera.Roberto Testa

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