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Tema: Casa Corazza

Da Svolgimento @svolgimento

Tema: Casa CorazzaLa tartaruga è appena arrivata nel suo terrario nuovo, ha messo fuori la testa dalla corazza, allungando il collo. Si guarda intorno e le sembra che la sistemazione sia decorosa, più della scatola di cartone ondulato usata come mezzo di trasporto. Ci sono sassi e cortecce, oggetti piccoli con cui giocare a scavalcare gli ostacoli, terra e foglie secche. È una tartaruga terrestre di poche settimane, non è abituata a uno spazio tutto suo, ha sempre vissuto con fratelli e sorelle, in un altro posto, a brucare radicchio e lattughino. Alle otto di sera, si accendono le lampade a led proprio sopra la sua testa, per istinto si ritrae, poi si rimette a curiosare intorno. Il terrario è grande, ben costruito, delimitato da una sponda di legno levigato. Prova a issarsi, poggia le zampe anteriori sulla parete, punta le unghie. Non è facile, per una creatura goffa e pesante come lei, dotata di una corazza resistente e confortevole, ma così poco pratica. Ha già in programma qualche modifica, quando se lo potrà permettere, innanzitutto aggiungere un ambiente in più, poi portarci l’acqua fredda e calda, con un impianto sottotraccia, che non si veda da fuori. Perché l’invidia tra tartarughe è la principale causa di litigio e, in extremis, di separazione. Al giorno d’oggi ci sono ancora tartarughe che, pur possedendo una casa propria, che è tipico di tutte le tartarughe, non hanno le comodità, l’acqua corrente, la luce, e di conseguenza per loro è più difficile trovare un partner per accoppiarsi. Queste tartarughe languiscono così per decenni, poi finalmente, dopo tanti sacrifici e risparmi, riescono a sistemare la propria dimora e a coronare il loro sogno. Per fortuna quando si è giovani ci si adatta un po’ meglio, sognando la ristrutturazione, e si è distratti dalla curiosità. Cosa ci sarà oltre la sponda di legno levigato? Forse altri sassi e cortecce, forse cibo, forse altre sorelle. Annaspa, slunga il collo, spinge, tira, si stira ancora un poco. Suda. Uno sforzo grande, non umano, direi tartarughese. Manca poco, si sporge, il mento si appoggia sulla cima del muro di legno di confine. Sbircia per un momento il mondo esterno, vuole vedere come è in realtà, di certo non sarà quello che ha immaginato. Poi molla la presa e si lascia andare di nuovo giù di schiena, spossata. Ricade con un tonfo leggero sul pavimento morbido del terrario, ansimando. Che fatica! pensa. Se avessi già l’acqua corrente, ci starebbe una bella doccia. Fa per rientrare in corazza, ma, cazzo, ha lasciato dentro la chiave!RQ  

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