La discoteca si trova sul lungomare, dall'altra parte della strada la spiaggia e lì, al buio, coppie e gruppi di amici cercano un posto appartato per poco tempo, ma a lui non interessa né cercare un posto appartato né trovare amici. Si passeggia tranquillamente, per strada nemmeno troppa confusione di macchine o di ragazzi ubriachi in cerca di un appoggio, e pensare che i programmi per la serata dovevano essere altri: si parte sempre veloci e con buone intenzioni, poi al primo ostacolo si rallenta, si cambia strada e in poco tempo ci si ritrova di nuovo all'inizio. E pure soli.
A fare avanti e indietro senza un diversivo ci si stanca facilmente, pensa, poi scende in spiaggia, si sdraia sulla sabbia e si addormenta col pensiero che non aveva scelto lui la Grecia e che Corfù è un'isola di merda, piccola e sporca, la più brutta della Grecia, scelta solo perché economica, troppo Italia per potersi sentire all'estero, ma ormai è qui, disteso sulla sabbia fastidiosa della spiaggia di un paesino greco.
Si risveglia quando riceve una pedata a un fianco – sei rimasto tutto il tempo qui fuori come un coglione? - gli dice l'amico ma lui non risponde – prendi il casco, torniamo a casa.In silenzio sulla moto, entrambi pensano a ciò che della vacanza è andato male e in aeroporto, cinque giorni dopo, in attesa dei genitori, ognuno immagina la versione che racconterà ma nessuno dei due parlerà mai di programmi sfumati, di discoteche scadenti, di spiagge vuote, di feta bruciata in padella, di un pacco di preservativi partito pieno e tornato uguale.Federico Orlando