Magazine Diario personale
SvolgimentoPrima di me c’è il diluvio, descritto insieme a tutta una serie di piaghe e disgrazie e personaggi che si rincorrono dalla genesi ai giorni nostri. Prima di me, sul gradino più alto del podio, c’è Lui, tutti lo sanno, soltanto uno è il Libro per definizione, il testo che contiene tutto e il contrario di tutto e diovifulmini se oserete contraddirlo. Classifiche, sondaggi, statistiche, fior di laureati mobilitati per calcolare i volumi di vendita dei volumi, ma lo so in partenza che per me non ci sono santi, mentre il mio avversario, insomma, secondo me le classifiche delle vendite sono truccate e se ci penso mi si rivoltano i paragrafi dentro i capitoli.Il secondo posto mi andrebbe anche bene, non è di questo non mi lamento, un secondo posto nella storia, scelto tra milioni di altri libri, è tutt’altro che da buttare via. Eppure un po’ di rammarico c’è, mi sento defraudato di qualcosa, è una macchianera che imbratta le mie pagine. Dopo tanti anni di storia sul dorso, meriterei anch’io un primato, ci vorrebbe almeno un avvicendamento decennale, un ribaltamento delle tendenze, il coraggio di voltare pagina. Purtroppo, secondo i sondaggi, la gente di tutto il mondo si ostina a tenere sul comodino la Bibbia, e non il Libro delle Guardie Rosse, che sarei io, più conosciuto in occidente come il Libretto Rosso di Mao. E già qui ci sarebbe da aprire una parentesi, perché prima di diventare il Libretto Rosso sono stato bianco, poi melange, alla fine il rilegatore e il presidente Mao si misero d’accordo sul colore della copertina. Il rosso, diceva Mao, oltre che i tori, avrebbe attirato anche le masse operaie di tutto il mondo e poi il rosso è il colore dell’energia positiva, delle bandiere comuniste, della forza, della rivoluzione, nel frattempo che lui declamava, il rilegatore aveva già finito il suo lavoro e mi aveva impacchettato e consegnato.
Sono consapevole che anche il mio antagonista è opera dell’ingegno umano, al di là dei contenuti che possono essere opinabili, ognuno ha le sue preferenze, e giuro che non provo nessuna forma di invidia sociale o rancore nei confronti del Vecchio Testamento, anzi secondo me uno con un titolo così non mette soggezione a nessuno, e poi ha una certa età e sarà pure stufo di stare sempre al primo posto.Quello che mi preoccupa è il Nuovo Testamento, mi sa tanto che sotto ci sia qualche magagna, altrimenti perché chiamarlo Nuovo? Significa che annulla e sostituisce quello Vecchio? che le quote dei beni terreni sono state ridistribuite in modo diverso a persone differenti da quelle designate nella vecchia stesura? E poi chi sono queste persone destinatarie di mobili e immobili sparsi in tutto il medio oriente che si affaccia sul Mediterraneo? Proprietari che sfruttano gli operai della vigna, padroni che lodano gli amministratori disonesti, perché agiscono con scaltrezza, altri che si procurano gli amici con la ricchezza disonesta, e più di uno zombi che esce dal sepolcro. Forse essendo anch’io un libro non dovrei neppure parlare ma, io stesso, a leggere queste cose divento rosso, se penso che costoro hanno seguito il protagonista per tutta la vita, solo per strappargli una firma sul nuovo testamento.Il Libretto Rosso, che poi sarei io, è un’altra cosa, qui è tutto scritto nero su bianco, ogni cosa è trattata con chiarezza e saggezza, non ci sono clausole scritte in corpo sei, né storie che si sviluppano seguendo parabole bizzarre, riso al riso, sakè al sakè. Si affrontano i temi quotidiani e concreti, quello di cui la gente ha bisogno, e non si descrivono astratti metodi per dividere in due il mare o progetti per la costruzione di zoo galleggianti.Sul fatto della proprietà, per esempio, il presidente Mao è stato chiaro. Il popolo può usufruire di tutti i beni disponibili, la casa, il lavoro, l’anatra laccata, la lotta di classe, il partito, il bambù, la disciplina, la rivoluzione, la guerra, i quadri, il riso, la pace, credo che abbia detto testualmente così, tutto è a disposizione di chi ne ha bisogno e chiunque può farne uso per il bene comune, ci mancherebbe. Per l’eventuale tassa sugli immobili, Mao riflette un poco, si riunisce, poi dice che ognuno dovrebbe pagare la sua quota, calcolata dividendo l’intera somma per il numero dei cittadini, che così saranno felici di pagare tutti la stessa cifra, chi ha una casa piccola, chi ha una casa grande, ricchi o poveri, vecchi o giovani, non ha nessuna importanza, sarebbe una bellissima espressione di uguaglianza e di socialismo. Questo afferma Mao Tse-tung, e sarei pure d’accordo se con questa affermazione avesse ottenuto il primo posto nella classifica dei libri più venduti al mondo, invece no, solo un secondo posto. E allora io dico che è meglio non pagare, stop, non si paga nessuna tassa. Arrangiatevi, non pagate le tasse e percuotete i vicini di casa, adesso c’è scritto esattamente così, a proposito di immobili, a pagina settantadue di me stesso. Non ci posso fare niente, ormai il paragrafo io l’ho cambiato, perché ho l’astio, un’acredine che mi pervade, la rabbia di essere sempre al secondo posto, ebbene sì, è frustrante, dovrei essere superiore a certe cose, ma è più forte di me, chi ha fatto questi sondaggi meriterebbe di essere impalato. Comunque verrà il giorno che il trend si invertirà e gli uomini della terra guarderanno oltre la muraglia e finalmente capiranno che i libri sono tutti uguali di fronte alla storia, non importa il colore della pelle della copertina, non c’è oriente né occidente, sud e nord, destra e sinistra, anche gli ultimi saranno i primi, tutti hanno diritto al primo posto in classifica. Quel giorno i libri del mondo si affolleranno in massa sul podio, con tutti i titoli disponibili, nessuno escluso, i più famosi e i meno conosciuti, ci saranno le edizioni di lusso, bellezze patinate cartonate e plastificate, ma anche le edizioni economiche con le orecchie sulla copertina, e pergamene tomi tomini, papiri, tascabili brossurati cuciti a filo refe, tradotti in cinese mandarino, in ottavo in sedicesimo e in trentaduesimo. Quella sarà una vera rivoluzione, non vedo l’ora di esserci, per assaggiare le tartine alla serata della premiazione. Raimondo Quagliana
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