Magazine Cultura
Ogni qualvolta giunge un nuovo mese, in ognuno di noi liceali si accresce la speranza di poter svolgere un compito in classe di Italiano, solo per la sensazione di puro godimento che si prova nel saltare 2/3 ore di lezione senza fare (quasi) una beata m...elanzana (?!?!).
Oggi per me è stato uno di quei giorni e, dato che ho conservato la brutta, mi sono chiesto:
"Ehi, perchè non condividere questo tema con i lettori del blog?"
Detto fatto, ecco la traccia:
L'uomo di oggi è in gran parte il frutto di un'etica che ha soppiantato i principi della solidarietà e della socialità con un ripiegamento individualistico finalizzato al successo personale, posto come unico obiettivo a cui tendere. A tuo avviso è ancora possibile ricostruire una società basata sulla legalità e sull'onestà?
Confesso che appena ho letto questa traccia, non sapevo se strapparmi i capelli oppure defenestrarmi, tuttavia, dopo un po' mi sono balzate in mente un po' di idee...
Tema:
Anno 2011, agli albori di un nuovo millennio, sembriamo ancora essere assopiti; beatamente dormienti di fronte alla squallore della condizione umana che, con il celere avanzare degli anni, sfiora il fondo di abissi sempre più profondi. Un'atmosfera straniante viene a crearsi ogni qual volta, sfogliando le pagine di un libro di storia, pensiamo, con le nostre menti dall'ambiguo "avanguardismo", ad epoche antiche ma, poi, non così lontane, a società progredite ma ugualmente sottostanti a quella attuale, a tendenze umane che ai giorni nostri sembrano scontate ma che, tuttavia, celano principi ben più complessi che pur soggetti all'azione dissipatrice del tempo, ancora conservano integralmente il loro lucido smalto, dal cui riflesso traspaiono i turpi difetti della società moderna. Antiche correnti di pensiero trasportano fino ai tempi odierni ricordi che rievocano nelle sinapsi cerebrali termini come "ANTROPOCENTRISMO" e "ILLUMINISMO"; parole dal significato "tristemente" opposto. rispetto agli epiteti che io stesso attribuirei all'umanità di quest'epoca. Credo che "PECUNIACENTRISMO" (Pecunia, ae = Denaro), sia il termine più adatto per descrivere in modo minuzioso e sintetico quella tendenza verso la quale noi tutti convergiamo; quella tipologia di pensiero che annovera fra i propri principi, peccaminosi sostantivi come AVIDITA' e SETE DI POTERE. Nella vita che noi tutti quotidianamente viviamo, siamo inconsapevolmente dotti alla maniera "Darwiniana"e, allo stesso tempo, inconsciamente, agguerriti sostenitori dell'omonima teoria evolutiva de "IL PIU' FORTE SOPRAVVIVE". Ogni individuo appare come uno spietato corridore, di quella gara, intesa allegoricamente come la vita, che sembra essere un'estenuante maratona ma che in realtà concede ai propri partecipanti la sola percorrenza di qualche chilometro. Durante questa competizione, i competitori avanzano con passo sostenuto solo se stimolati dall'insensata sensazione di piacere che li pervade durante il sorpasso di un avversario, e non vi è nessuno ad adempiere al compito di maggiore importanza: "Il superamento dei propri limiti". Questa fantasiosa metaforizzazione, si identifica in una realtà intessuta su un ancor più spudorata competizione quotidiana accompagnata dalla superficialità, che impugna le redini del pensiero animalesco sul quale molte persone creano le fondamenta della propria cultura. Annichilisce il pensiero, che siano in molti a godere di un vista microscopica sul lato prettamente estetico di qualsiasi fattore, ma di un'acuta miopia nell'osservare il lato più profondo degli stessi. E' su questi principi che si baseranno le società future? Sarà possibile ricostruire una comunità basata sulla legalità e sull'onesta, abbattendo le mura del contemporaneo castello di carta costruito su valori senza valore?
In merito alla prima domanda, posso solo rispondermi che saremo il frutto di ciò che coltiviamo, e il concime di chi coltiverà. In merito alla seconda, non credo di poter rispondere in maniera concreta , dato che non dispongo del dono della chiaroveggenza, tuttavia, si potrebbe proporre un esempio che rimanda ad un filosofo, le cui membra giacciono sparse in un remoto loculo, mentre le sue idee rimangono immortalmente impresse nelle pagine dei libri di filosofia e nella mente dei pensatori. Il filosofo in questione è Rosseau, deciso sostenitore della dottrina naturalista, nella quale si sostiena che la basi di una società ponderata risiedano nello status primitivo dell'uomo. Per quanto possa saperne, io credo che vi siano moltissimi "esemplari" di uomo, che vivono la propria esistenza condotti dai loro primitivi istinti, ma che la condizione di putrida mediocrità in cui sguazza la nostra stirpe non si sia certo pulita dal proprio fetore!!!
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