È colpa mia se siamo diventati indifferenti, più poveri più tristi
e meno intelligenti, perché non mi curo delle tue speranze.
È colpa mia se siamo diventati indifferenti, per piccoli egoismi
e altrettante bugie e nessuna spiegazione.
Torno in camera mia prendendo le dovute precauzioni contro incidenti mortali in corridoio e mi butto sul letto. La noia ti distrugge, ma se non ci fosse non avremmo poi così tante alternative per occupare il tempo. Metto la mano dentro al mio taschino e tiro fuori la foto di me e di Testa: Se domani finisse il mondo per davvero io resterei col rimorso di non averti neanche sposata e mi chiedo come questo sia possibile, come ci siano riusciti gli altri prima di me a sposare l’amata in maniera semplice, soltanto perché faceva parte del nascicrescimuori quotidiano. I soldi non erano importanti. Prima c’era la felicità e adesso un mucchio di scartoffie da pagare, i biglietti che costano tanto, un mutuo che, forse, riuscirò a coprire dieci anni dopo che sarò morto. Ma tu mi capisci anche soltanto stringendomi la mano, non ho bisogno di parole. - le parlo come se fosse qui. Lei è una speranza per il futuro. Andasse affanculo la morte, io me ne frego della morte. Per adesso ho lo sguardo fisso al soffitto bianco e mi viene in mente che non ci ho neanche fatto scrivere quello che volevo, eppure era importante quando ci siamo trasferiti nella nuova casa. Conosco persone che darebbero tutto fino alla fine della loro vita per cercare di salvare quel minimo di speranza che, volente o nolente, nel bene o nel male, resta all’interno di un cittadino, un essere, un uomo. Non parlo di anime, non parlo di peso specifico, ma della consapevolezza di un presente che fa schifo e che cerca di far terra bruciata all’interno e all’esterno della gente, senza riuscirci. Se non ci riesce è grazie a queste persone. Io non ho paura di soffrire, ho sempre affrontato tutto questo a volto scoperto, ed ho sempre camminato a testa alta nonostante io sappia di far parte di una società che ha veramente stracciato le vite di chi ne fa parte, che è incivile allo stato massimo. L’aspettativa più grande a cui un italiano può mirare, è un piano quarantesimo da cui poter precipitare*, ed è vero, purtroppo è vero, mannaggia al cielo! Altrimenti devi andartene. Lasciare casa, lasciare amore, lasciare famiglia, lasciare desideri, impacchettar tutto e andartene via coi rimorsi e il crepacuore. Ecco, queste persone si occupano di te come fratelli, alcune come la tua compagna. A me è capitato così. La morale di questa storia? La morale è che non c’è una morale quando s’aspetta un evento mediatico. Cos’è? Ci ritroviamo tutti in un posto X e festeggiamo la fine del mondo? Il cittadino italiano sarebbe disposto anche a questo e poi, cosa volete voi da una persona? Il mondo è veramente allo sfacelo! Ed è fatto da miliardi di persone e sono loro stesse a creare questa confusione. Basta guardare attorno, fuori dalla finestra, in un giornale, in un libro, nella musica, nei sentimenti. Troverete sempre, dovunque, un logoro sputo di terra e non sarà stata di certo la natura a ridurla così. La speranza è una bomba che ti esplode in petto e non è da nascondere sotto alla coperta di una religione o sotto il freddo braccio del nuovo sindaco. Siamo noi a doverci dare una smossa ed a smettere di essere così pieni di stupidità, ignoranza, menefreghismo, così tanto da non vedere più cos’abbiamo davanti in technicolor. È colpa nostra e bisogna ammetterlo, è colpa nostra se stiamo morendo e ci stiamo portando soltanto lo spettro di una bella vita, anche se molti non hanno avuto neanche quello e non so cosa sia peggio: Una vita volta al forse? Una vita volta al più triste martirio? L’unica cosa certa e che è anche colpa mia e mi tremano le mani a dirlo, a pensarlo, mi tremano le mani perché penso che due giorni fa io questa cosa la ho urlata mentre tra le mani avevo altre due mani che facevano la stessa, precisa, identica cosa. Siamo croce e delizia del mondo, noi uomini e noi donne, carnefici e martiri di noi stessi e delle nostre stupide idee, malsane idee da ignoranti oratori e mai attivi come altri. Io ho una Testa coi capelli lunghi e non posso morire adesso. Voi? Fate il cazzo che vi pare.Antonio Siddiolo* tratto da "Per nessuno", de Il Teatro degli Orrori.