La biblioteca e il Serapeo
Alessandria d'Egitto, I° luglio 391 d.c.
"Devo intendere che non avete più papiro da vendermi?" .Bella come il sole, Ipazia è rimasta ad occhi spalancati. Ritiro il rullo senza la necessaria pressura, inchiodato dal suo sguardo...miscuglio di sorpresa e delusione.Mio padre Isidoro scuote lievemente il capo, i suoi occhi scrutatori sembrano addolcirsi: " La faccenda, mia signora, è molto più seria. La siccità di questi ultimi anni ha quasi distrutto la pianta. E le poche scorte di fogli di papiro, sono finite"."Allora non mi resta che rivolgermi all' altro fornitore"."E' quasi un anno che ha chiuso la sua attività...e, comunque, era specializzato in cordami, stuoie e vele. Noi siamo riusciti a lavorare fino adesso grazie alle scorte che avevamo. Mi spiace, se suo padre me l'avesse chiesto in tempo, avrei riservato per voi quel poco che abbiamo prodotto ultimamente".E con il volto serio e incupito, accenna un sorriso di comprensione.Ipazia è rimasta come folgorata, un lieve rossore le ha incendiato le gote: "Per le forniture si è sempre interessato Teone. Ma questa... questa è un'emergenza!" Scruta intensamente mio padre: "Dimmi come posso fare"."Qui in Egitto per adesso non troverete neanche un foglio di Augusta. Se vi occorre una fornitura, potete tentare a Siracusa: è l'unica possibilità che vi rimane. Hanno imparato abbastanza bene e il foglio è di discreta qualità"."In Trinacria?""Proprio così, mia signora"."Occorrerà tempo...". E sfiora, con una mano, il tavolo da lavoro di mio padre. Poi siede su un banchetto d'olivo."Quanti rotoli vi occorrono?""Un minimo di centomila". Voce tremula che non riesce a celare frammenti d'ansia."Per tutte le costellazioni! Volete aprire un'altra biblioteca?""Quanto tempo potrebbe essere necessario?". Gli occhi accennano a liberare briciole di speranza,"Per una quantità simile...almeno dodici mesi". Mio padre posa il piccolo batacchio con cui stava pestando i petali di ginestra secchi."Isidoro, a chi hai venduto le scorte che avevate? Ti prego"."Non è un segreto: al patriarca".Ipazia rialza la testa in modo fiero "A Teofilo? E che deve farci lui? E quanti rotoli ha comprato?"."Cinquantamila: tutto quello che avevamo". Mio padre volge lo sguardo verso di me. "Mio figlio Shalim voleva conservarne un centinaio, ma il patriarca ha preteso anche quelli".La giovane volge il capo, mi fissa stupita. "A che ti servono, Shalim?".Come per incanto i segni della delusione e dell'amarezza svaniscono e il volto s'accende di una nuova luce.
E queste isole di luce sono esplose a casa mia. Ho paura, comincio a tremare, ma sento lo sguardo severo di mo padre su di me.M'aggrappo ai manici del rullo."Disegno canali d'irrigazione e mulini"."E costellazioni, e stelle, e cielo". Il tono di mio padre è grave, privo della minima inflessione di sarcasmo o di benevolenza.Ipazia abbandona i miei occhi e volge gli occhi verso di lui. "Isidoro, perchè non ho mai visto questo ragazzo al nostro Centro Studi?"E' una voce diversa, sconosciuta, non sembra appartenere all'angelo che sta a pochi piedi da me: è una voce ferma, come non ho mai sentito in una donna. Mio padre aguzza gli occhi, smette di pestare i fiori di ginestra, molla il batacchio di marmo, sta per pesare le parole. Poi si decide a rispondere: "Mia giovane signora, Teone è uomo di scienza, nato e vissuto nella Biblioteca e ha fatto la scelta migliore nell'avviarti al suo stesso lavoro. E tu l'hai seguito fedelmente. Ed è esattamente quello che io sto facendo con Shalim.""Non è così, Isidoro. Sai benissimo che io ho due fratelli maggiori, e che mio padre li ha avviati allo studio, come me. Ma non erano portati. E lui ha lasciato che seguissero le loro inclinazioni: Atanasio è commerciante, Epifanio è atleta e corre da una parte all'altra dell'Impero per gareggiare e prepararsi alle Olimpiadi"."Anche in questo caso devo dissentire. I tuoi fratelli hanno potuto scegliere: la vostra è una famiglia che ha sempre goduto di sovvenzioni da parte dell'Impero per permettervi di svolgere la vostra attività. Io non so fare altro che lavorare il papiro e preparare inchiostri e colori: ho messo su questa piccola attività ed ho assolutamente bisogno di Shalim perchè è un ragazzo sveglio, serio, fidato. Abbiamo raggiunto un livello elevato, il nostro foglio è molto buono, questa siccità dovrà pur passare, riprenderemo degli operai. E Shalim un giorno dirigerà questa azienda". Mio padre ha parlato con pacatezza, senza farsi inpressionare dal tono inflessibile di Ipazia.Ma lei non sembra disposta a cedere: "Anche tu hai altre due figlie, Isidoro"."Sono femmine, questa non è attività adatta a loro"."Anche lo studio dell'astronomia e della matematica è sempre stato sentenziato ch'è adatto ai maschi. Eppure, adesso mio padre dice che un giorno supererò lui stesso"...
Dedica dell'Autore:
“Alla signora Maestra e a tutti i suoi allievi, sperando che la storia dell’altra grande maestra alessandrina possa far nascere su questo blog una discussione che serva ad onorare non solo Ipazia, ma anche tutte le donne che nella storia dell’umanità hanno lottato per contribuire al progresso della nostra specie. Con voi allievi e con la vostra luminosa Maestra dividerò il racconto di un disperato predatore di cielo come me che – da solo – ha trovato il sentiero che conduce al migliore dei mondi impossibili... quello del romanzo"
Adriano Petta