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Tema: La donna che visse due volte

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Tema: La donna che visse due volteUn mazzo di insalata tre lire era la sua frase preferita: minimo sforzo e massimo risultato. La gente si avvicinava, attirata dalla bellezza di quello scandire musicale e dal verde del vegetale pubblicizzato a prezzo conveniente, e rimaneva poi intrappolata da zucchini, fagiolini, pomodori e bietole esposti con cura. Quella ragazza di campagna aveva un gusto incredibile.Teresa vendeva  sorrisi, più che altro. E ognuno era felice di tornare a casa con la borsa carica anche di quelli. Sulla via del ritorno la ragazza si guardava in silenzio i piedi scalzi e fangosi. Il carretto vuoto, la mente leggera. Le scarpe le conservava per la domenica perché erano una tortura. Quando la mattina si alzava dal letto le facevano già male i piedi, neanche avesse passato la notte a ballare. Le andava bene così: solitudine, fatica e tutto il resto. L’importante era arrivare prima del tramonto. Accarezzava con lo sguardo la casa che vedeva in lontananza, il legno vecchio della porta che avrebbe avuto bisogno di una sistemata, e le canne dei pomodori che spuntavano dal retro dell’orto. Varcava la soglia e pensava a tutti quei poveri mercanti che si erano affannati nella piazza insieme a lei, alle servette, ai garzoni, ai macellai. Tutta quella gente, quelle povere vite. Sorrideva. Lei era diversa. Guardava la lampada a olio, il tavolo un po’ sghembo, i muri scrostati. E davanti allo specchio del comò, appena giunta la notte, l’espressione del suo viso diventava trionfante.Il medico ripose nella borsa i suoi strumenti. Gettò al Conte un’occhiata sconsolata e si strinse nelle spalle, contrito. Aveva auscultato la paziente appena si era risvegliata, e non c’era niente in lei che non andasse. Polso, temperatura, riflessi: tutto in ordine. Adesso la donna stava meglio, aveva riaperto gli occhi, tra il sollievo dei presenti, dopo dodici ore filate di catalessi mortale. Le domestiche avevano asciugato le lacrime e riposto i rosari nelle tasche dei grembiuli. Avevano poi lavato i piedi perfetti e fangosi della contessa e si erano allontanate in silenzio, come se niente fosse successo. Come se quello stato della padrona fosse una vergogna per tutte loro. Non era un’eccentrica, la contessa. Non aveva alcuna colpa.  Era solo una donna bellissima, malata di una malattia sconosciuta. Una forma di narcolessia improvvisa che la faceva cadere come morta alle prime luci dell’alba, dopo essere stata in piedi a ballare, ridere, mangiare e leggere poesie tutta la notte.Il dottore fece per uscire. Tutto avrebbe trovato una spiegazione, un giorno. Anche la frase di ogni risveglio. Un mazzo di insalata tre lire.

Roberta Lepri


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