Tema: Mollette

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La spia che avrebbe dovuto mettermi in allarme fu il drastico calo delle mollette da bucato. Ero sicura d'averne il solito cestino pieno, ma d'improvviso un giorno, quando ancora avevo diversi calzini da stendere, mi ritrovai senza.Che fine potessero aver fatto lo scoprì presto: una domenica mattina, di ritorno dalla messa. Mio marito era voluto rimanere a casa. "Va da sola Ermelinda" mi disse, "Mi sento lo stomaco gonfio, è meglio che resti a casa". Per carità, dissi io, è meglio sì. I soffitti della nostra Chiesa son belli alti, ma le correnti procedono solo in orizzontale. Era un attimo che mi toccava vergognarmi pure con le ragazze che stavano in prima fila per i canti! Lo lasciai a leggere un libro sulla solita poltrona. Credevo di ritrovarmelo lì al ritorno, appisolato con gli occhiali sul naso e un braccio penzoloni. Il soggiorno invece era deserto. Gli scuri delle finestre accostati. Sarà diligentemente andato a sprofondare sul cuscino in camera, pensai. Ma quel buio in piena mattina mi metteva ansia. Girando per far tornare la luce tra la cucina e il tinello fui allarmata da strani rumori. Il primo pensiero corse a dei ladri. Ecco, han visto le finestre chiuse, hanno creduto fossimo fuori casa e stan tentando il colpo. E quello stupido di mio marito a letto, pacifico e sordo. Afferrai il mattarello, con cui la sera prima avevo steso la pasta e che ancora era sul porta piatti ad asciugare, e mi feci coraggio.La lavanderia era vuota, vuoto il salotto. Mi restavano le scale e la camera da letto. Temetti addirittura fossero già arrivati a soffocare nel sonno mio marito, il che poteva spiegare i rumori avvertiti poco prima e che ora andavo con certezza ad attribuire ad un uomo che soffre! Misi entrambi le mani sulla mia arma improvvisata, tirai un gran sospiro per farmi coraggio e per sistemare con le labbra la dentiera e feci irruzione nella camera. Mio marito stava imbavagliato e legato mani e piedi al letto. Iniziai ad urlare per spaventare i ladri, o almeno provavo a crederlo possibile. Ma oltre a lui nella camera non c'era nessuno. Mi quietai e provai a soppesare meglio la situazione. Corsi a togliere il bavaglio a mio marito per sentire dalla sua voce in quale direzione si fossero diretti i mal intenzionati, ma lui cominciò a scusarsi, a dire che aveva stretto troppo e non riusciva a liberarsi, che si vergognava tanto, che sarebbe voluto sprofondare, che era solo curioso dopo aver letto quel libro. Mi sommerse di parole. Troppe per serbarne un preciso ricordo. Vidi sui suoi capezzoli le mie mollette da bucato. Ne vidi altre pure giù e più giù ancora. Mentre gli risistemavo il bavaglio sulla bocca pensai che l'indomani sarei andata al negozio in paese a comprare altre mollette e che quelle sarebbero finite nella stufa. Lo lascia lì giusto un'altra oretta. Il tempo di leggermi alcune pagine del libro che aveva lasciato sulla poltrona. "Justine". Scrollai il capo per abbandonare il pensiero che fosse una biografia della soubrette, ex moglie di Paolo Limiti. Mi diedi anche il tempo di cucinare. Quando tornai di sopra e liberai mio marito, se ne andò rapido e silenzioso, oltre che nudo, in bagno. Mangiò di gusto la pasta fatta in casa e non lo rividi più fino a sera. Dalla sua parte del letto rimase per diversi mesi una molletta attaccata al filo della lampada del comodino. Volevo una sorta di bonus per evitare di sentirmi svegliare nel sonno con la scusa che russavo!Ermelinda Frangisponde

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