Martedì 4 agosto: arrivo a Parigi, nella pulciosa Gare de Bercy: pareva di essere alla stazione di Gatteo Mare, solo che non c’erano i chioschi di piadine. Sulla RER per Versailles, passando alla stazione di Issy, un vicentino vagante butta lì una considerazione misteriosa: “E pensare che questa è ancora tutta Parigi”, cui un altro risponde: “Eh, è perché la città è fatta ad anello”. Non abbiamo ancora capito che volesse dire.
Decidiamo di visitare il Domaine de Marie-Antoinette, il tempo incerto preoccupa Alessandro: “E se inizia a piovere?”, mi chiede. Rispondo sciolto: “Ciava un casso, la pluie de Marly ne mouille pas!”Mercoledì 5 agosto: visita al galoppo alla Galerie des Glaces; le ragnatele sugli stucchi non si contano, nonostante il restauro: devo ricordarmi di dargli il biglietto di visita del mio agente Vorwerk-Folletto. Nel pomeriggio riesco a perdermi al Jardin des Tuileries. Il Palais Royal è in restauro, mi rallegro guardando in un bar un trentenne caraibico con un culo che canta Dancign queen degli ABBA da qualsiasi angolo lo si osservi. Giovedì 6 agosto: cattedrale Saint-Louis e potager du Roi a Versailles, poi castello di Rambouillet. Al potager compriamo mele e pere da un commesso tanto caruccio, bardato come una madonna spagnola: sei anelli alla mano destra e otto o nove bracciali al polso, il sinistro era un po’ più sguarnito perché indossava solo un orologio con un cinturino di pelle nera alto almeno otto centimetri e tre anelli a quella mano, il tutto con una canotta da spiaggia color susina drappeggiata magistralmente sul torace. Nella vetrina di un antiquario spicca un mezzo busto di donna, dal viso notevolmente brutto, il corsetto tale da far traboccare delle enormi tette di marmo, gli occhi bovini e la bocca spalancata a forma di “O”, con tanto di foro. Alessandro: “Oh guarda, c’è una che fa pompini di marmo”. “Semmai è una di marmo che fa pompini: quelli, di marmo non li fanno”. Nel gruppo di visitatori a Rambouillet c’è una tizia che riesce a perdersi tre volte nel castello; io riesco a farci perdere nel parco. Nella Chaumière aux coquillages Alessandro rimette a posto la guida, che scambia un ritratto della principessa de Lamballe per uno di Marie-Antoinette. Il beota non aveva visto che questa qui aveva la cofana con le rose.Venerdì 7 agosto: avuto triplo orgasmo carpiato in quella mastodontica fiera del kitsch che è il Palais Garnier. Comprata Belle Hélène, salutato Offenbach e i Bouffes. Musée des Arts Décoratifs, fatto suonare allarme per vicinanza imbarazzante con un arredo disegnato da Mucha. Musée Carnavalet, bestemmiato in urdu perché ogni volta che uno ci va un pezzo è chiuso per restauri: no, ma aggiustarlo tutto assieme par brutto? Jardin de Luxembourg: nulla di che, ma abbiamo dato letteralmente la caccia a un manzo con pettorali a fesa di tacchino e acri di pelo a vista! Uno sporco lavoro, ma qualcuno doveva pure fotografarlo. Sabato 8 agosto: a Saint-Denis scopriamo che le iraniane fanne delle brioches da urlo, e che solo i pezzenti e i turisti si alzano prima delle dieci del mattino. La necropoli reale merita molto, un po’ meno la statua vacconissima di Marie-Antoinette con la zinna in mano accanto al marito che prega. A Saint-Ouen trionfato su un antiquario, al quale Alessandro paga cinque euro per un libro che vale otto o dieci volte tanto. La sera a Versailles per le Grandes Eaux Nocturnes: acqua, fontane, luci, fiamme, fuochi artificiali, Haendel per ogni angoletto del parco. Alessandro chiede a un autoctono (somigliantissimo al Duca d’Orléans figlio di re Luigi Filippo) che vende sbarluseghi multicolori in fibra ottica se ci sia una logica per girovagare tra una fontana e l’altra. Noto che l’autoctono ha il polso con almeno sessantaquattro punti di articolazione. Alessandro torna avendo scoperto che non c’è un percorso specifico per le fontane, che la Duchessa d’Orléans è cortesissima, e gli ha praticamente strappato le mutande a furia d’occhiate. Domenica 9 agosto: ultimo giorno! La signorina che ci fa i biglietti a Versailles è fusa, li sbaglia e ci segna come se fossimo minori di ventisei anni; ciao bella mia! Va bene che siamo carini, gioviali e un po’ cazzoni, e soprattutto dimostriamo meno della nostra età, ma a me hai levato più di sedici anni. Ti voglio tanto bene, anche se ci hai fatto fare una trafila avanti e indietro per le biglietterie. Perché tanto rumore per così poco? Semplice: tutti, dico tutti i minori di ventisei anni residenti in un qualsiasi stato comunitario entrano gratis a Versailles. Gratis. Tutti. Gratis. ‘fanculo!Visita in tre quarti d’ora agli appartamenti delle Mesdames Tantes, a noi Piero Mennea ce fa na pippa! Su suggerimento della bigliettaia (!) proviamo prima una porta che da sulla Cour de Marbre, nulla. La seconda, nulla. Alessandro urla: “Ma ‘ste ‘roie devono rompere i maroni anche da morte?”.Visita guidata ai Petis Appartements del Re, poi a quelli della Regina: la guida è una signora gentilissima e preparata, ma il dono d sbagliare le chiavi e di parlare da sola. “Attenti alla scala che è stretta”, “Se lasciate lo zaino al guardaroba dopo perdete un sacco di tempo per riprenderlo”, “Aspetta che devo trovare la chiave giusta”, “Ops, è incastrata… Forse non è quella giusta… Eppure è lei, chissà perché… Oh, bastava solo girarla dall’altra parte?”.La gente che si accumula nel Grand Appartement della Regina mi indispettisce. Vi venisse il colera, perdere tempo a fotografare le transenne di un’area in restauro. Godo nel lanciare un “ ‘vanti col Cristo che ea procession se ingruma!” a squarciagola. Bifolchi! Lunedì 10 agosto: “Verona Porta Nuova! Stazione di Veeeerona Porta Nuova!”. È stata una fatica bestiale tornare a casa, no meglio: tornare in Italia. Mauro Melon