Svolgimento
Scrivere a quel lui che non la voleva sentire.
«Io non lo so perché mi sono innamorata di te.
Anzi lo so, ma non lo voglio dire.
Ma non è che non lo voglio dire, è che non so come spiegarlo.
Si passa l’infanzia, l’adolescenza e poi l’età matura pensando spesso a cosa sia l’amore, se si sia o meno incontrato sulla propria strada: magari è amore quello che non sembra e quello che è amore sa invece nascondersi bene. Te ne accorgi dopo, te ne accorgi durante o te ne accorgi prima.
Io so che un giorno mi sei piombato davanti e… non l’ho mica capito. Il mio stomaco era lì a dirmi che qualcosa stava accadendo, che la chimica si muoveva prima dei nostri battiti, che il caso aveva incrociato le nostre strade più volte, ma che solo adesso aveva deciso di renderci partecipi della cosa.
Eppure il cuore era sordo a tutto, oppure mi aveva fatto credere così, mentre restava in incognito ad osservarti. In un pomeriggio autunnale ha poi deciso di uscire allo scoperto. Inaspettatamente. Io ti ho incontrato, lui ti ha scelto. Da quel momento lui sapeva che io mi sarei innamorata di te. Ma me lo ha fatto capire a piccole dosi, iniettando la sua consapevolezza, un giorno alla volta, nelle mie vene.
Prima mi ha fatto vedere i tuoi occhi: profondi, intensi, diretti. Poi il tuo sorriso: aperto, solare, brillante.
Intanto le parole scorrevano dalla tua bocca alle mie orecchie e scendevano lungo il mio viso: non erano frasi d’amore, ma le sentivo accendersi sulle mie guance.
Di tempo però ne doveva passare, ci dovevamo letteralmente lavorare. In tutti i sensi.
Così il cuore ha aspettato qualche tempo e poi ha iniziato a farmi notare nuove cose. Bisognava rincarare la dose. Ed iniziava a farsi sentire di più, a bussare al mio petto al solo pensiero che sì, di lì a poco, dovevamo vederci. Io mi battevo con lui. Lui batteva con te. E più io e te stavamo insieme, più lui prendeva la rincorsa. Lo sentiva già prima, che stavi arrivando: lui, insieme a me, non vedeva l’ora. Ogni scusa era buona, ogni pretesto valido, perché io e lui prendessimo ossigeno dalla tua presenza.
Non so quando mi sono innamorata di te. Forse quando le nostre sfumature sono diventate tinte forti.
So che quelle dosi che il mio cuore mi ha dato, ad un certo punto mi hanno fatto vedere che in te, io sarei potuta rinascere a nuova vita. Che il mondo aveva colori che potevano andare anche oltre il grigio delle situazioni pesanti. Che io potevo sentirmi libera di essere, perché tu mi accettavi per come io sono. Che c’era qualcuno su cui poter contare. Perché tu, a modo tuo, ci sei stato. Ci sei stato quando abbiamo condiviso in due una mole di lavoro che da sola mi spaventava, ci sei stato quando disperata ti chiamavo per un problema, ci sei stato quando, in uno dei giorni più importanti della mia vita, in molti sono mancati.
I silenzi, anche quelli il cuore mi ha fatto notare. Belli quando stavamo insieme. Tristi e desolati quelli di quando non ci sei stato.
Mi sono innamorata di te perché sei stato l’alternativa e la somma di tutto quello che ho vissuto prima di te, perché hai completato la parte di me mancante, perché mi hai dato quello che io non sapevo di avere. Con te ho iniziato un viaggio che rimandavo da tempo. Sono partita a piedi scalzi per la mia anima, e tu sei stato la mia segnaletica. Ora la segnaletica si è fatta rada, ma la mia strada io so comunque riconoscerla, mentre vado avanti e tu sei indietro ed io mi volto perché i miei passi sono i tuoi, e senza i tuoi i miei si perdono.
Mi sono innamorata di te per quella parte che io so che c’è ma che tu hai deciso di non darmi. L’ho appena intravista, fra le righe di una sera, negli intagli di un discorso, nel tracciato di una mano.
La discrezione, la parsimonia di te. Positiva a volte, negativa molte altre.
Il cuore infine mi ha indicato anche le parti di te per le quali, fossero esistite solo quelle, non mi sarei innamorata di te. Ma non le elencherò, perché mi fa già male il solo considerarle.
E quando penso che comunque esistono, mi dico che io no, non posso innamorarmi di te.
Eppure io mi sono innamorata di te. Perché sei te, nonostante i se.»
Maria Ilenia Crifò Ceraolo