Non sente il rumore della porta d’ingresso che si apre.“Fai piano, così ci beccano”, sussurra l’uomo portandosi il dito sotto il naso.“Sto facendo piano, è la porta che cigola”, risponde l’altro allargando le braccia.Non sente i passi felpati nel corridoio.Non sente lo scricchiolio del parquet.Non sente le voci nell’altra stanza.Vai a vedere se c’è qualcuno in casa”, dice l’uomo con un cenno del capo.“Vado, vado”“Ce l’hai il gas narcotico?“.L’altro si fruga nelle tasche, tira fuori una piccola bomboletta e, tenendola con due dita, la mostra all’amico “Ce l’ho, non rompere”.Franca non sente i passi che si avvicinano alla sua camera.Non sente il respiro dell’uomo.Si gira nel letto, sta sognando.Non sente i passi che si allontanano.“C’è una donna di là”, bisbiglia l’uomo.“Hai usato il narcotico?“.“Non ce n’è bisogno, dorme profondamente, se ci sbrighiamo non si accorgerà di nulla”.“Dai, muoviti e andiamo”.Si sveglia riposata, uno sguardo all’orologio: ha dormito tutta la notte, otto ore filate.Si toglie i tappi e li posa sul comodino, infila gli occhiali, prende il bicchiere d’acqua e ne beve un sorso. Ora va meglio, la sensazione di avere la bocca impastata, effetto collaterale del sonnifero, è sparita.Si alza con un sorriso: è di ottimo umore.Si mette le ciabatte e va in cucina.C’è qualcosa di diverso, ne è sicura, non riesce a capire ma qualcosa non quadra.Ma certo, manca il televisore! Lì, sul tavolino, c’è solo polvere: la sagoma del quattordici pollici appena comprato.Va di corsa a vedere in sala, è tutto sottosopra: cassetti aperti, la sua borsa buttata per terra, il portafoglio vuoto.Cosa manca? Lo stereo, il portatile, non ha molte cose di valore in casa. L’altro televisore è ancora lì, insieme al decoder: è troppo vecchio e pesante per interessare a qualcuno.Gli anelli e la collana che aveva poggiato sul comò sono spariti: ieri sera se li era tolti appena entrata in casa, era stanca e sudata e non vedeva l’ora di buttarsi sotto la doccia. E adesso? Cosa deve fare? Non le è mai successa una cosa del genere. Inizia a camminare avanti e indietro per il corridoio, tanti pensieri le si accavallano in testa, con il pollice sinistro si pizzica la pelle dell’altra mano, un gesto che sin da piccola usa per calmarsi.Chiamare la polizia, sì sì, chiamare la polizia. Non toccare nulla, non devo toccare nulla fino al loro arrivo. La serratura, la serratura va cambiata.Telefonare o andare al commissariato a fare denuncia ? Ma arrivano per i furti in casa?.Va bene, telefono alla polizia, mi diranno loro cosa fare, no? E poi chiamo un fabbroTorna in camera, prende il telefono. Quale diavolo è il numero della polizia, 118 o 112? Merda, non me lo ricordo.Apre il primo cassetto del comodino, prende la guida del telefono, la sfoglia e trova il numero nelle prime pagine.“Pronto, vorrei fare una denuncia di un furto in casa.”Aspetta la voce dall’altra parte del filo.“E’ successo stanotte.”“Sì, ero in casa”. Una breve pausa. “S-sssì, inizia a balbettare mentre si sente avvampare la faccia, pe-pe-penso di essere stata narcotizzata”.
Sabrina Ercole Bidetti