Magazine Diario personale
Svolgimento
Il rito veniva consumato invariabilmente nel lettone dei nonni, quello con la coperta in fodera di raso verde. Negli anni si era stinta, qua e là era diventata anche un po’ lisa, ma aveva sempre lo stesso buon odore del primo Dash, quello in polvere a cui veniva fatta la reclame in tivù dal Paolo Ferrari. Un signore tanto distinto.Ida aveva un istinto inspiegabile per le canzonette, anche se l’esperto era Lorenzo, ovvero Enzo, ovvero Il Carobi. Mio nonno. Era lui che nel 1958 aveva fatto la staffetta in sidecar per andare a prendere il vinile azzurro di Modugno, la mattina dopo il festival, al negozio Ricordi di Bologna, nelle tre versioni che avevano diverso il lato b – Strada ‘nfosa o Vecchio frac o Lazzarella – e dunque suo era il merito di aver portato al paesello un successo mondiale e di averlo posato per primo sul giradischi. Quella sera, gli amici, riuniti a casa del Carobi in contemplazione acustica, lo avevano coperto di ammirazione con il loro riverito silenzio e le guance accese di canoro fervore. Sei il più ganzo di tutti, Enzo.- Volareeee oh oh … cantareeee oh oh oh oh … nel blu, dipinto di blu … - gorgheggiava soddisfatto mentre si faceva la barba, ancora trenta anni dopo.Sono soddisfazioni.Però gli rodeva da matti che la Ida avesse quella capacità che a lui mancava. Quella dote che quando lei sentiva uno, magari scalcinato e che non gli avresti dato due lire (l’euro ancora non era neanche nella mente di Dio) e diceva – Bravino, questo. Mi sa che farà fortuna – quello magari arrivava ultimo ma poi vendeva un milione di dischi.Nel 1983 io me li ricordo così, già vecchiotti, sul comodino di lei La Settimana Enigmistica, un lapis da muratore aguzzato con il coltello e tre diversi tipi di occhiali (uno da vicino uno da lontano e uno aggiustato con un cerotto e impresentabile in pubblico ma che fai, lo butti?); su quello di lui il nulla e un flacone di pasticche (c’erano già o no i primi sintomi del Morbo, non saprei dire, lei ce l’ha tenuto nascosto finché ha potuto). Di solito tutte e due le abatjour stavano accese. Invece, in quei giorni lì, c’era solo la luce sepolcrale della televisione piccola, rigorosamente in bianco e nero (quella bella e moderna stava nel tinello). Erano i giorni della merla del festival, in cui qualsiasi attività serale casalinga veniva congelata alle otto e mezzo, e si andava a vederlo tutti a letto. Chiedevo perché non se lo gustassero in poltrona e a colori. Perché a noi piace così, era la risposta. Stiamo tutti qui che stiamo bene. E da lì in poi partivano i ricordi. Il migliore di tutti era la puzza al fulmicotone di mia madre ragazzina.
Sì, sì, la tua mamma tutta elegante, che se non mette due gocce di Mitzouko non esce di casa e profuma anche alle sei di mattina quando si sveglia. Ne sganciò una di quelle che non si erano mai sentite. Era il 55! No, il 56! Sono certa, il 56, la prima tivù comprata a cambiali, chi se la scorda? E vinse la Raimondi, tu dicevi che era tanto brava, Enzo, a me non piaceva per niente, ricordi? Aprite le finestreee!! E l’Anna che aveva mangiato il cavolo e poverina non lo digeriva, a pancia ingiù qui nel mezzo, sganciò quella roba incredibile. Altro che, se aprimmo le finestre! Anche se si gelava. Ma sempre meglio che morire gassati.Eh, cocca, che divertimento, in quegli anni! Che avventure! Qualcuno si innamorava, qualcuno si sparava. Qualcuno si sparava e moriva, qualcuno idem e invece si salvava. Vai a capire l’angelo custode dei cantanti, cosa sta lì a fare … ma poi comunque basta un attimo di distrazione, anche per loro. L’angelo custode di chi? Chiedeva ghignando il Carobi alla Ida. E lei si sdegnava e sbuffava, che il voto lo dava come le diceva il marito, sulla falce e il martello, ma poi la pensava come voleva. Gli angeli ci sono, strullotto, altrimenti come avresti fatto a trovare una brava come me … dai, bono, non dare il cattivo esempio, e stai zitto che ora canta uno che mi piace ... Bravino, davvero! E’ quello dell’anno scorso, sono sicura, me lo ricordo, facevo il tifo per lui e arrivò ultimo. Senti che bella canzone. Che belle parole. Anche io, vorrei una vita così, come dice lui. E, insomma, a modo mio, per essere una che viene dal brefotrofio, con te non mi sono fatta mancare niente … Ma no, non è ubriaco, un po’ malfermo sulle gambe, sarà l’emozione! Se uno è bravo, è bravo, che c’entra se è arrivato ultimo anche stavolta, le giurie adesso non capiscono più niente. Ti dico che è bravo! Il nome fa cagare e il cognome sarà anche comune ma canta bene. E secondo me farà strada.R.L.
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