Era un tempo, quello, in cui me ne andavo mesurando quei profondi lidi e avevo voglia di fare un mucchio di cose sbagliate o quanto meno sbagliatine, con uno spruzzo di riprovevole illegalità. Entrai nel centro commerciale L’Affondazione, era ricavato da una vecchia nave mercantile. Mi precipitai nel settore musica, un’orata mi accolse nel reparto sciorinandomi tutti i risultati della scatola. Negli ultimi anni avevano avuto un fattucchierato enorme e tutti i pagamenti in liquido erano stati rigirati in paradisi fiaschettali. Prima di svenire dall’oratura la interruppi. — Mi perdoni ma sono qui per un disco. — Mi dica, son tutta branchie. — Cercavo l’album Anytime di Alessandro Scopece, quello con Night on the beach. La zelante pescelessa, colta impreparata, impanicò, boccheggiante e ferita dall’amo della mia trubadorica questione. A quel punto mi allontanai, colto da un senso di salvaguardia della fauna marina. Vagai in una collezione di sexy polene gonfiabili e dopo pochi minuti approdai al reparto Oggetti umani? Meglio i vulcani! Un pesce clown intratteneva il pubblico mostrando la merce. Davantialla manifesta inspiegabilità di quegli elementi si rideva a piene branchie emettendo bollicine Perrier. Si trattava di cose a noi comuni: una scatola con i resti di pizza, posate sporche, un telecomando, un preservativo bucato, il pannolino di un bambino, le chiavi di una macchina, una siringa e un manifestino bordato di nero. La scena mi mise molta tristezza e rabbia. Quella popolazione sotto il livello del mare insultava la nostra millenaria e nobile cultura! Ci voleva una delle mie cose sbagliate o sbagliatine, dotate di uno spruzzo d’affascinante illegalità! Fra quegli oggetti inanimati vidi che erano celate alcune superbe mollette da bucato in bambù, le cercavo al Crai da anni. In via Berthollet erano apparse e scomparse come un’esotica aura di pulito davanti ad un colombo morto. Impugnai tre mollette, me le misi nelle mutande, e mi avviai verso l’uscita. L’atto mi parve sì candido da farmi sentire in colpa e farmi accaponare le terga. Davanti all’oblò di uscita il sistema anticazzeggio mi individuò dalla mia nuotata dinoccolata da ragazzo della prateria. Il polipo giurato mi fermò, mi pregò di svuotare il pacco e di non provare a fuggire altrimenti mi avrebbe inchiostrato. Facendolo inoltre sarei finito dritto nelle fauci dell’antibipedismo. — Con tutti questi scodati che ci sono in giro, fece un vecchio sgombro, ormai non c’è più sicurezza. Dieci minuti, il lampeggiante di un pesce fluorescente, e mi ritrovai in squalomissariato. La cosa non sembrava mettersi bene. Lo squalomissario mi notificò un’accusa per furto con cazzeggio aggravato. — Quegli oggetti sono spazzatura, proferii, che per di più non appartiene alla vostra cultura! — Questo potrei pure capirlo, sdentò lo shark, ma l’aggravante peggiora la sua situazione. In più c’è da considerare il luogo di ritrovamento della refurtiva. — Eh? — Aver celato la refurtiva nelle mutande è considerato reato contro il patrimonio. — E quale? — Quello che rilascia la graziosa scia dorata che vi contraddistingue come specie, fece il pescecane, fissandomi intensamente in mezzo alle gambe. Il nostro governo ha siglato da poco Il protocollo dello Scroto proprio per evitare che simili fatti si ripetano. — Dunque… Stavo dicendo… — Mi dica signor Squalomissario. — Lei ce li ha i documenti? — Quali documenti? — Permesso di soggiorno balneare, boa antropometrica, tessera Simpatia? — Veramente no. Son finito qui perché mi si è inchiodato il maiale. Se lo son pappato le sarde. — A me non interessa cosa fanno i pesci piccoli. La spediremo in un centro di permanenza temporàgnea, prima di essere rimpatriato nel regno dei bipedi. Che cosa pensa lei? Che sia uno squalaquaraqquà? — Per carità! si figuri… — Non faccia il furbetto, ha già fatto il furtètto e non era un frutteto! In questo ufficio abbiamo nascosto un’anemone telepatica da 8 gigabyte espandibile con I-pod incorporato. Mi infilarono una spugna viva in bocca per ammutolirmi e mi bendarono con un’alga. Fui trasferito e privato di tutti i miei diritti, una telefonata, un avvocato. Bello il mare! Adesso capisco perché gli Snorky si erano estinti, pensai, devono essere diventati pericolosi oppositori. Max Ponte(Continua)
Era un tempo, quello, in cui me ne andavo mesurando quei profondi lidi e avevo voglia di fare un mucchio di cose sbagliate o quanto meno sbagliatine, con uno spruzzo di riprovevole illegalità. Entrai nel centro commerciale L’Affondazione, era ricavato da una vecchia nave mercantile. Mi precipitai nel settore musica, un’orata mi accolse nel reparto sciorinandomi tutti i risultati della scatola. Negli ultimi anni avevano avuto un fattucchierato enorme e tutti i pagamenti in liquido erano stati rigirati in paradisi fiaschettali. Prima di svenire dall’oratura la interruppi. — Mi perdoni ma sono qui per un disco. — Mi dica, son tutta branchie. — Cercavo l’album Anytime di Alessandro Scopece, quello con Night on the beach. La zelante pescelessa, colta impreparata, impanicò, boccheggiante e ferita dall’amo della mia trubadorica questione. A quel punto mi allontanai, colto da un senso di salvaguardia della fauna marina. Vagai in una collezione di sexy polene gonfiabili e dopo pochi minuti approdai al reparto Oggetti umani? Meglio i vulcani! Un pesce clown intratteneva il pubblico mostrando la merce. Davantialla manifesta inspiegabilità di quegli elementi si rideva a piene branchie emettendo bollicine Perrier. Si trattava di cose a noi comuni: una scatola con i resti di pizza, posate sporche, un telecomando, un preservativo bucato, il pannolino di un bambino, le chiavi di una macchina, una siringa e un manifestino bordato di nero. La scena mi mise molta tristezza e rabbia. Quella popolazione sotto il livello del mare insultava la nostra millenaria e nobile cultura! Ci voleva una delle mie cose sbagliate o sbagliatine, dotate di uno spruzzo d’affascinante illegalità! Fra quegli oggetti inanimati vidi che erano celate alcune superbe mollette da bucato in bambù, le cercavo al Crai da anni. In via Berthollet erano apparse e scomparse come un’esotica aura di pulito davanti ad un colombo morto. Impugnai tre mollette, me le misi nelle mutande, e mi avviai verso l’uscita. L’atto mi parve sì candido da farmi sentire in colpa e farmi accaponare le terga. Davanti all’oblò di uscita il sistema anticazzeggio mi individuò dalla mia nuotata dinoccolata da ragazzo della prateria. Il polipo giurato mi fermò, mi pregò di svuotare il pacco e di non provare a fuggire altrimenti mi avrebbe inchiostrato. Facendolo inoltre sarei finito dritto nelle fauci dell’antibipedismo. — Con tutti questi scodati che ci sono in giro, fece un vecchio sgombro, ormai non c’è più sicurezza. Dieci minuti, il lampeggiante di un pesce fluorescente, e mi ritrovai in squalomissariato. La cosa non sembrava mettersi bene. Lo squalomissario mi notificò un’accusa per furto con cazzeggio aggravato. — Quegli oggetti sono spazzatura, proferii, che per di più non appartiene alla vostra cultura! — Questo potrei pure capirlo, sdentò lo shark, ma l’aggravante peggiora la sua situazione. In più c’è da considerare il luogo di ritrovamento della refurtiva. — Eh? — Aver celato la refurtiva nelle mutande è considerato reato contro il patrimonio. — E quale? — Quello che rilascia la graziosa scia dorata che vi contraddistingue come specie, fece il pescecane, fissandomi intensamente in mezzo alle gambe. Il nostro governo ha siglato da poco Il protocollo dello Scroto proprio per evitare che simili fatti si ripetano. — Dunque… Stavo dicendo… — Mi dica signor Squalomissario. — Lei ce li ha i documenti? — Quali documenti? — Permesso di soggiorno balneare, boa antropometrica, tessera Simpatia? — Veramente no. Son finito qui perché mi si è inchiodato il maiale. Se lo son pappato le sarde. — A me non interessa cosa fanno i pesci piccoli. La spediremo in un centro di permanenza temporàgnea, prima di essere rimpatriato nel regno dei bipedi. Che cosa pensa lei? Che sia uno squalaquaraqquà? — Per carità! si figuri… — Non faccia il furbetto, ha già fatto il furtètto e non era un frutteto! In questo ufficio abbiamo nascosto un’anemone telepatica da 8 gigabyte espandibile con I-pod incorporato. Mi infilarono una spugna viva in bocca per ammutolirmi e mi bendarono con un’alga. Fui trasferito e privato di tutti i miei diritti, una telefonata, un avvocato. Bello il mare! Adesso capisco perché gli Snorky si erano estinti, pensai, devono essere diventati pericolosi oppositori. Max Ponte(Continua)
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