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Tema: Un minuto prima della fine del mondo

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Sez: Aspettando l'apocalisse
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Tema: Un minuto prima della fine del mondo

Giulio fissò la grande marea sotto di sé e decise di telefonarle. Fece il gesto inconsueto in modo meccanico, i telefoni non funzionavano più da ore. Né fissi né cellulari. E, in ogni caso, sapeva bene che lei non avrebbe risposto.Se solo avesse potuto spiegarle quello che pensava. Se solo avesse avuto cinque minuti per dirle che lei aveva ragione. Una specie di buona azione, un gesto strano da parte di uno che ha sempre detto di no a tutti. Accese una sigaretta e tossì in modo sommesso. Che momento, quello. Sara stava piangendo piano, Daniela ringhiava, Sergio bestemmiava, Mario aveva cancellato dal volto quel sorrisetto da stronzo che gli aveva procurato molti nemici e nessun onore.Tutti capovolti,alla fine nessuno di loro era quello che sembrava: i forti erano deboli, gli smidollati rocce. Lei avrebbe saputo descriverlo alla perfezione. Giulio si guardò intorno. La sua casa editrice. L’aveva tolta dalla polvere, rinnovata, resa produttiva. Con un piglio da iena aveva strappato quei bravi ragazzi dal loro guscio sonnolento e da ognuno aveva spremuto il meglio. Solo con lei non c’era riuscito, a ottenere quello che voleva, con gli altri sì: autori e aspiranti tali. “Sì, dottore” “Certo, dottore”. Gli facevano venire la nausea. Tutti pronti a farsi pubblicare, strisciando. Poi sparivano. Tocca alla casa editrice vendere i libri, distribuirli, promuoverli. Stronzi parassiti, scrittori da quattro palanche che poi pretendevano pure i diritti d’autore. A lui non restavano i soldi neanche per pagare gli stipendi a quei poveri cristi. Tutti laureati in lettere con il massimo dei voti, tra l’altro.
Abbattere i costi: era stato il suo modo di rinascere. Nessun distributore, faremo da soli. Davide contro Golia, ma il piccoletto poi alla fine ce l’aveva fatta. Tagliare teste: il suo sistema. Solo produrre, contava. Copertine brutte e patinate, che però vendevano: la gente non meritava altro. Poi era arrivata lei, l’autrice da migliaia di copie al primo libro, ne era certo. La creta da modellare agile tra le sue mani. Il sogno di ogni editore. Gallina. Gallina mia dalle uova d’oro. Racconti perfetti che gli avevano strappato l’anima e fatto male. Perciò piegarla sarebbe stato ancora più divertente. Guardò la marea che intanto stava salendo, Non c’erano più le strade, le auto erano state portate via. Qualche pino ancora svettava, le cime sembravano punte di piccoli bonsai. E su quelle punte diecine di scoiattoli parevano pazzi.Se la ricordava, anche lei così: matta, minuscola e agitata, con quel manoscritto stretto tra le braccia che pareva avesse in collo un bambinello. Si era presentata alla fiera di Roma, mandata dal solito critico. Patetica, come molti. Ma in fondo agli occhi, a ripensarci, qualcosa di strano c’era: una lucina da cane sanguinario. E quella ridicola carta - stampata in proprio - lei non la stava tenendo in braccio solo come una cosa preziosa ma come un oggetto vitale. Avrebbe dovuto capirlo. Un osso. La parte di qualche bestia da mangiare, perché così facevano i veri segugi: cacciavano e divoravano. Lui li adorava, quei cani lì. Brutti stronzi sanguinari. Non se n’era accorto subito, che la scrittrice piccolina occhialuta timidina nascondeva un’anima selvatica da cacciatrice. Se ne avvide quando cercò di gabbarla modificando il titolo della sua raccolta. Lei accettò con quel fare da sorcio bagnato, ma all’ultimo dribblò e cambiò un aggettivo, come se niente fosse. I ragazzi in casa editrice avevano detto “Che importa? E’ quasi uguale. Tanto Giulio neanche lo vede”. Ma intanto il libro aveva cambiato fisionomia. E lui davvero non se n’era quasi accorto. Brutta stronza. Decise allora di prenderla per fame. Nessun contratto fino alla fine. Vediamo cosa combina, pensava sogghignando. Al telefono lui si faceva negare. La richiamo io, diceva ai ragazzi. La loro paura cresceva, e anche la considerazione per lui. Il capo. Così dovevano andare le cose. Figuriamoci se il capo richiama qualcuno. Intanto Giulio la notte rileggeva quei racconti e non gli pareva neanche vero, che il sorcio avesse partorito la montagna. Storie allucinate e verosimili, uno stile personale, una scrittura che non permetteva di staccarsene, dalla prima all’ultima parola. Lei propose una copertina, lui disse di sì.Certo che sì.Lei ringraziò. Ci teneva tanto, disse.Giulio ordinò subito al grafico di stravolgerla, quella ridicola copertina. Così classica, così noiosa. La patinò, mutò la grazia del soggetto in arroganza, la bellezza in disprezzo. Decise di distribuirla così conciata in prevendita. Senza neanche un contratto. Le fece inviare la scheda del libro all’ultimo momento, in modo che lei non potesse tirarsi indietro. Il libro ormai era fatto. Lei lo cercò, gli scrisse, lo supplicò di cambiarla: la sua raccolta non poteva essere pubblicata con quella veste, il lettore non avrebbe capito. Come no, ciao bella. Gli autori sono tutti uguali, che vuoi che faccia quella. Per essere pubblicati venderebbero madre, padre e fratelli. Ed è già tanto se non li facciamo pagare, per vedere il loro nome in copertina. Il sorcio non avrebbe fatto eccezione, si sarebbe piegato. Le azioni della cattiveria di Giulio sarebbero cresciute, il terrore dei dipendenti sarebbe diventato solido come una creta messa al sole. E se qualcuno si fosse azzardato a fiatare, lui lo avrebbe sbriciolato. Guardò l’ultimo scoiattolo. Dopo essersi agitato più degli altri si era fermato. Intirizzito e rigido guardava l’acqua salire. Così gli sembrò avesse fatto anche il suo roditore. Semplicemente, si era fermato. Poi era sparito. Lui non ci dormiva da due settimane. Dov’è andato il mio segugio, dove la mia gallina dalle uova d’oro. Come fosse riuscita a scambiare il file della copertina con quello che lei voleva, era un mistero. Aveva un complice, qualcuno che aveva letto e capito. Chiunque fosse il colpevole, era tra i suoi ragazzi. Le schede per i librai erano partite con la copertina scelta da lei, quella originale, ed erano subito arrivate prenotazioni per quasi tremila copie. Un piccolo successo inatteso che si era mutato subito in un piccolo sorprendente aborto, perché l’autrice invece non aveva firmato il contratto. Proprio quella mattina a Giulio era arrivata un’unica copia perfetta, con la copertina che lei aveva scelto, la dedica e i ringraziamenti, compresi quelli per l’editore. Aveva fatto tutto da sola, portando il file in tipografia. Una meraviglia di libro.Quando lui aveva aperto la busta che lo conteneva c’era stato quel boato, poi il rombo cupo dell’acqua.Ed era iniziata la fine del mondo.R.L.


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