Magazine Diario personale
Lettera aperta a tutti gli uomini a cui la propria compagna una domenica pomeriggio chiede “amore andiamo all’Ikea?”
Ci sono catastrofi maggiori nella nostra povera maltrattata vita di uomini divanati? Di certo sì. Ma questa è una delle piaghe più micidiali sul globo terrestre. Maledetti svedesi!Perché accade ciò? Perché in un certo momento del percorso vitale con la vostra amata compagna, un bel pomeriggio di domenica poi, la beata fanciulla se ne esce con questa richiesta? Perché?...Da tempo sociologi e luminari di tutto il mondo si arrovellano le cervella per risolvere questo dilemma. Perché poi sti stramaledetti la domenica non sono chiusi? Carogne svedesi!. Di solito il colpo viene sferrato nel post pranzale. Quando ancora obnubilato dall’adorato pantagruelico pasto domenicale, in stato catatonico, con un leggero filo di bava che fuoriesce dal lato della bocca semi aperta, aspettiamo scalpitantissimi l’inizio delle partite di calcio. Con gioia e fibrillazione di assistere alla propria squadra del cuore riemergere da bassifondi della classifica. Tanto, poi perdiamo come sempre...sigh! E lì...in quel fatal momento che ci viene inferto il colpo mortale. Maledetti svedesi! Al momento non capiamo mai al volo, anzi speriamo di aver capito male Forse stavamo avendo un incubo. Ma la satanica fanciulla soavemente ci solleva con fermezza le palpebre semichiuse e ripete l’invito. Non è un invito, è un perentorio ordine! Andiamo all’Ikea. Devo andare all’Ikea!!! cominciano pian piano a riattivarsi quei pochi neuroni rimasti svegli e pensi. CAZZO CI SERVE ALL’IKEA DELLA MADONNA! Abbiamo un buco di 60mq stracolmo di roba che tra poco dormo sul comò. Che stracazzo dobbiamo comprare? Lei ti legge nella mente e ti sfila sotto il naso la lista con il catalogo con tutti i giallini già infilati nelle pagine. Tante tante pagine! Innumerevoli pagine! La guardi con odio nascosto. Ho sempre pensato che probabilmente dalla nascita, a tutte le donne, gl’infilano qualche cip nel cervello che ad un certo punto della loro agognata maturità ormonale...zanghete! si riattiva....ikea ikea ikea ikea...gli ripeterà l’impulso all’infinito nel cervellino fin quando non acquistano qualcosa o il cervello va in pappa! Stramaledetti svedesi! Prima che possano compiere una sciocchezza devono assolutamente farlo, e noi dobbiamo assolutissimamente accompagnarle. Per forza. Ne va nella nostra vita. Inizierebbero atroci rappresaglie e pensi : “e se la pazza mi fa sparire il telecomando?...se non mi lava più le mutande?...niente più baccalà coi peperoni?”...Sudo freddo. Può accaderci qualsiasi cosa. Si racconta di uomini buoni come il pane, devoti padri di famiglia, visti cibarsi alla mensa della Caritas per l’affronto del rifiuto.
Nella loro richiesta, mentre ti guardano sorridendoti, c’è tutta la perfidia accumulata negli anni.Deglutisco rimettendomi seduto sul divano...“tesoro...gesù...ma proprio oggi?” provo a dirgli con l’espressione di gatto silvestro con titti in bocca...”se andassimo la settimana prossima? portiamo anche tua cognata con noi?...è? che dici?... bello no?” in quel tragico disperato momento ci si appiglia a qualsiasi cosa! anche l’acidissima odiata cognata. ”Perché?...che hai da fare di così importante ora?”, avverto un leggerissimo tono da kapò nelle sue parole. Vedo le porte della mensa Caritas spalancarsi. “Nulla...figurati. Vado un attimo in bagno”...mi alzo già sconfitto e chiudendomi in bagno provo ad avvelenarmi con il collutorio. Quello che fa BOOM in televisione!Mente guido autonomamente spero solo di non trovare fila. Prego tutti i santi del paradiso svedese purchè non trovi fila...”Odino ascoltami ti prego”... Lei parla, parla, parla...sfoglia il catalogo con maestria e padronanza assoluta. Manco l’avesse impaginato lei. Mi parla persino in svedese. Provo a voltarmi con un sorriso d’ebete e mi trovo al mio fianco Pippi Calzelunghe con il cavallo giallo sedutomi di dietro che mi mangia una carota in un orecchio. Ho già le visioni! Dio mio. Lei canta, s’agita, cinguetta al telefono. Io? distrutto. Sguardo fisso sulla striscia dipinta sull’asfalto.Accendo la radio. Niente calcio. Non si prende. Solo santissima Radio Maria a palla. “Odino salvami!”. Lei dice “non prendere quell’uscita che becchiamo il traffico” e lo ripete ogni due minuti per tutto il tragitto... “non prendere quell’uscita che becchiamo il traffico!” Vado già in apnea...”ecco ecco...ecco l’uscita...” siccome mi aveva già fatto il lavaggio del cervello per tutto il tragitto la salto inesorabilmente, e non c’era nemmeno una porchissima auto!!! Assolutamente vuota. Nessuna fila! Voglio morire.“Perché non sei uscito ora?...perchè non sei uscito ora?...” e ricomincia la litania. Non è Radio Maria.Eccola!...eccola di nuovo...devo stare attento...oddio! Mi si spanna davanti gli occhi un serpentone d’auto scintillante! Mi vien da piangere. “Lo sapevo...lo sapevo...lo sapevo...l’hai fatto apposta!...stronzo!” Avverto di nuovo quel tono da kapò. Mi vedo già nudo con la saponetta in mano spinto a fare l’ultima doccia. Parcheggio. Nella speranza di ricordarmi poi dove l’ho messa. Lei saltellla gioiosa e prendendomi per mano mi trascina sbattendomi come un trolly in tutte le portiere dell’auto in sosta. Non ne saltiamo una! Suona anche qualche antifurto. Vorrei essere sul Calvario con Barabba a giocare a briscola!Mentre sfoglia il suo catalogo emette striduli gridolini misti ad eccitazione probabilmente prossima anche ad un imminente orgasmo. Io incrocio sguardi di uomini distrutti che mi fanno un cenno col capo misto a solidarietà ed imminente rivolta. Lei impossessata acquista cose con nomi impronunciabili. Slendrik...Gouluskra...Rindelbak...e saltella...saltella felice. Ohh Dio Odino, se avessi un kalashnikov.Saranno tanti bei oggettini in puro legno svedese che dovrò poi montarli io una volta a casa. Che goduria!...Ohhh Dio Odino, se avessi un kalashnikov.Dopo non so quanto tempo, perchè ormai ho perso qualsiasi condizione del tempo, arriviamo finalmente alla cassa. Fila di duemila persone! Uomini muti. Donne ronzanti.Lei pian piano si spegne. Non saltella più. Nessun gridolino. Si ricompone. In quel momento assisto invece al rifiorire del maschio divanato. Ci si guarda nuovamente negli occhi e avverto un senso di liberazione ma anche di sana gustosa rivalsa. Incrocio sguardi di uomini folli che ridacchiando isterici, maneggiano con cura corde saponate, catene zincate tintinnanti ed anche alcune motoseghe. Mi viene la tentazione di prendere almeno un martello. Di quelli grossi da carpentiere. Occhi sgranati di lucida follia.Trasciniamo un abnorme carrello colmo di qualsiasi pacco. Di qualsiasi forma geometrica. Ovviamente ce ne sempre uno stretto e lungo che non entra nella mia utilitaria superspecial no lux. Fanculo. Tutto il tragitto di ritorno col finestrino aperto. Un cannone che fuoriesce manco fosse un autoblindo di ritorno dall’Afghanistan. Comincia a piovere.Lei stavolta. con aria di sufficienza dice che potrei anche provare a comprare un auto più capiente. “Che diamine! almeno una stescionuagon”Distrutto penso che domani è pure lunedì, e non mi hanno ancora accreditato lo stipendio. Porca madosca!Riaccendo la radio nella speranza di beccare una voce cha parli un po’ di calcio. Oddio la becco! ”che culo...dai almeno i risultati!”.In quel momento copiose lacrime solcano il mio viso. La mia squadra del cuore aveva vinto sei a zero! Era dal ’48 che con succedeva. Una domenica da lasciare agli annali.
Roberto Testa
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