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Temperaletture comparate - Divertissement molto poco professionale sulle lettemperature

Creato il 10 settembre 2013 da Spaceoddity
Esiste una temperatura del libro che leggi, di un autore, di una pagina. Forse di un'intera letteratura. E, magari, al di là di ogni indecisione dell'intera letteratura. È un concetto forse troppo emotivo per per essere accettabile in sede critica, ovvero condivisibile e riscontrabile senza equivoci, ed è curioso che il termometro registri più facilmente gli episodi freddi - cerebrali - rispetto a qualche febbre che ci prende al momento.
Temperaletture comparate - Divertissement molto poco professionale sulle lettemperatureNon è difficile trovare chi consideri Italo Calvino un autore freddo, freddo com'è freddo il genio, per esempio (e in ogni caso voi ne avete trovato qui uno). Già più equivoco il giudizio su un Borges: le sue improvvise accensioni sono una terzana geniale (quel chissà quante stelle vedeva nel cielo a proposito dell'inaudita capacità di memoria e di calcolo di Funes rimarrà per sempre infisso in me come un colpo basso di inestinguibile felicità), ancora più problematica la febbre occulta e micidiale di un Bufalino, che preoccupa solo chi la riconosce, e vai con i cataplasmi. Non ci metto nulla, invece, a relegare i romanzi di Umberto Eco nella cella frigorifera di un laboratorio di medicina legale. Disposto a litigare con chiunque in merito, fatevi pure avanti.
Caldo, caldissimo, non a caso, direi, Giordano Bruno, quasi presentisse la fine che avrebbe fatto, oppure glaciale? E la lentissima cottura a cui sottopone Moby Dick fino al vertiginoso inferno dove brucia Achab? O ci mettiamo invece quell'altro Melville di un Bartleby che vuole soltanto spegnersi? I would prefer not to. Sulle temperature è invece tutto giocato Don Chisciotte: in un mondo freddo e accondiscendente alle sue storture cristalline, l'uomo che legge si infiamma di speranza e si scioglie senza mai raffreddarsi. Salvo quando vede Dulcinea - la prima controepifania della storia letteraria - e sarà l'altro geniale invasato di calori effimeri a ricordargli la sua fiamma e il suo amore. E com'è che Auto da fé - Auto da fé tra gli altri, dico - finisce in quel prodigioso incendio? Adorato dottor Kien, don Chisciotte mitteleuropeo e intransitivo.
Apro un nuovo libro. Devo avvertire quel caldo nascere in me, quel caldo buono, o almeno le sue quattro / capriole / di fumo / del focolare o il rossore segreto di un uomo in bicicletta che guarda occasionali avventori.  L'intimità improvvisa del poeta, quei gorghi caldi di Seferis, rispetto ai meccanismi oliati e lucidi di una narrativa senza errori. Mi aspetto che il libro mi tocchi, ma a furia di leggere ci si droga o ci si esercita a spogliarsi sempre più in fretta rispetto alle carezze di parole nuove. Poi, poi, poi viene il resto. Intanto il piacere della carne e dell'incontro, imparare a riconoscere il proprio inatteso sudore. Poi, poi, poi viene il resto, e poi verrà.

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