Magazine Diario personale

Tempi furbi

Da Maddalena_pr

SI PENSA DI ESSERNE ESONERATI ALMENO IN VACANZA, MA RIESCONO A FARTELA ANCHE LÌ.

2015-08-04 18.38.16-4_pe_wprnDefinizione: si definiscono “tempi furbi” quei tempi che, per loro natura, hanno la capacità di evaporare in maniera del tutto arbitraria. Diametralmente opposti ai loro avversari – i tempi morti – li vedi, li prevedi, credi di acciuffarli, un attimo li hai davanti… un secondo dopo sono spariti, ingoiati da forze misteriose.

Si pensa di esserne esonerati almeno in vacanza, ma riescono a fartela anche lì.

Ne sono esempio:

  • Mattino: cinque minuti dal panettiere + ritorno senza incontrare anima viva + rientro e due parole col marito = 45 minuti. Cioè 15 più 30 di tempi furbi (o di logorrea?).
  • Pasti: metti su l’acqua con la kettle, di sicura efficacia, intanto la pentola è già salata, con pasta in attesa, e fuoco acceso. Mentre la pasta cuoce apparecchi. Mangi due forchettate. Riordini. Due ore.
  • Tra un sonnellino e l’altro della petite organizzi una passeggiata fugace con pic-nic: mezzora di salita, venti minuti di discesa, un’ora di rancio. Più mezzora di previsti imprevisti. In due ore e mezzo sai di farcela. E invece varchi la porta di casa, correndo, dopo 4 ore. Pure se hai rispettato gli intertempi.
  • Rientro pomeridiano per il pisolo della damigella di cui sopra: il cruscotto segna le 15.05. Non disfo gli zaini. Non faccio la doccia. Non leggo non parlo non guardo lo smartphone. Non controllo la posta e tutto quello che di solito è complice della furbizia del tempo. Cambio pannolino alla petite, lavo 2 mani + 2 (le sue) = 4 mani. Dorme senza fare storie. Sono inspiegabilmente le 15.35.
  • Ma il re dei tempi furbi, il mitico, insostituibile, incontrovertibile e ingovernabile tempo furbo che, a ragione, si potrebbe definire Il Signore della Truffa, è quello del prepararsi per uscire. E come non risentirne anche qui? Tre bambini, uno zaino, tre felpe, un cambio maglia, il kway, la bottiglietta dell’acqua, una merendina o il pranzo al sacco, coltellini, cappelli, fazzoletti di carta, salviette. La transumanza, in pratica.

Acuto, subdolo, il fenomeno colpisce soprattutto le madri di giovani infanti, prede predilette (scusate il gioco di parole), e pare destinato a riassorbirsi lievemente solo nella mezza età, a figli cresciuti, per poi andare scemando gradualmente verso l’età senile, fino a cedere lo scettro all’opposizione: il tempo morto.

È probabilmente lì che ritroverai, tutti in una volta, i tempi che non sapevi dove fossero finiti. La vita te li risputa fuori, quando non ti servono. Allora vedrai orde di vecchi già in fila ai super alle 9 del mattino, in coda dal medico alle 6 di sera anche se potrebbero andarci alle 3 (ma probabilmente sono lì dalle 3). Altri sulle panchine a invidiare chi, nipotini che sfuggono dalle ginocchia, ha per un po’ ritrovato la gloria dei tempi andati.

Non serve mettere l’orologio avanti. Non serve dirsi: alle 8 pronti, in modo da farcela per le 8 e mezzo. Non serve correre: lui corre di più. E se per caso ce l’hai quasi fatta a sfuggirgli… un figlio reclamerà di andare al cesso dopo che gli hai già allacciato giacca e scarpe fino all’ultima asola. Una figlia avrà deciso che preferiva il vestito rosso. E tu, tempo due isolati, ti accorgerai di aver lasciato a casa il telefono. O, perché no?, gli occhiali da sole ombrello e kway. Che in questi giorni possono anche far comodo.

Per intanto amali così come sono, pieni di vita e virtù, miscelati coi tempi morti che utilizzi per organizzare quelli vivi. Se poi vuoi chiamare il tutto “tempo libero”, fa pure.


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