Tempo

Creato il 20 agosto 2011 da Paz83

Sto invecchiando. Non c’è altra soluzione, altrimenti questo blog l’avrei aggiornato parecchio tempo addietro. Si dice che invecchiando si matura e maturando si migliora anche, mo pensa te. E potrebbe anche essere vero, che se no l’aceto a noi di Modena mica ci verrebbe così buono, che va bene contano tanti fattori, dalla terra all’uva fino al legno utilizzato per le botti, ma il tempo senza dubbio ha una sua importanza. A me perlomeno l’hanno insegnata così la storia, poi magari mi hanno preso in giro ma per il revisionismo storico c’è sempre tempo, appunto.

E insomma, in questo periodo ultimo che non ho aggiornato -che poi non stiamo mica parlando di secoli, ma di settimane, forse mesi, un paio al massimo che non son stato mica li a contarli- son successe un sacco di cose, che uno se non ci si trova in mezzo mica si rende conto di tutto quello che ci si può infilare in un frammento di tempo. Chiedere ai registi per esempio.

A proposito, non sono nemmeno sicuro che un lasso tutto sommato così breve incida davvero sul miglioramento qualitativo, ma se nessuno mi contraddice la tengo per buona questa tesi.

Insomma nemmeno quattro mesi fa sembrava che la mia vita avesse raggiunto un inaspettato punto di equilibrio, che per mia natura non ci avrei mai creduto se me lo avessero pronosticato giurando e spergiurando che sarebbe stato proprio così, che quella giocata non dovevo farmela scappare. Puntare sicuro tutto su di essa e vincere. E difatti sarebbe stato un atteggiamento più che saggio da parte mia non dar credito a quel suggerimento se mai qualcuno lo avesse soffiato nel mio orecchio. Credo sia dunque chiaro a questo punto che l’equilibrio è andato a farsi benedire. Che se ci fosse giustizia ora alla pubblica vergogna, l’equilibrio, sulla “Pedra Ringadora” in Piazza Grande all’ombra della Ghirlandina, almeno per un certo tempo.

E io a Modena ne ho passato davvero poco negli ultimi due anni. Ne ho passato di più a correre col treno lungo i binari che a passeggiare per i viali e le viuezze della mia città, magari in compagnia di qualche caro amico. Nel suo libro “Roma” Ugo Cornia, che Modena certamente la conosce meglio del sottoscritto almeno per questioni anagrafiche -vedi che anche qui torna a suo modo il tempo-, scrive che “appena uno decide di andarsene via da Modena, tutta Modena gli sembra piena di processi in atto che ad andartene rischi di interrompere, come se a Modena, in quel momento, dovunque c’è qualcosa che sta succedendo.” E’ una regola che vale per Modena ma, credo, applicabile un po’ ai vari luoghi di origine di ciascuno di noi e non solo. Io comunque rimbalzavo tra Modena e Milano, e in un certo senso avvertivo questa cosa dei processi in atto in ambo le direzioni.

Morale mi sono ritrovato incastrato tra i processi di qua e quelli di la. Poi un bel giorno i vari processi, quelli  in atto, si sono interrotti uno dietro l’altro. Brando avrebbe preso il suo cranio rasato con la mano e sorreggendolo avrebbe sussurrato l’orrore. Il mio Vietnam. Che a quel punto vai nel panico e cominci a iperventilare, il sangue diventa acido, parte il formicolio e poi l’ansia, e ti ritrovi bell e fritto nella giungla di pensieri. Circondato. Il tuo Vietnam. Il vero guaio è che tra i processi in atto di qua e di la che si sono inceppati c’era l’amore, che quello si sa non è una di quelle cose che un bel giorno prendi il telecomando e cambi canale come se niente fosse. E se c’è una cosa che si basa sul tempo è proprio l’amore: a volte sei in aticipo, altre sei in ritardo, a volte è questione di attimi e ad ogni modo ti sembra che il tempo non sia mai sufficiente per dire, per fare, per tentare. Poi, se anche tutto il resto si è inceppato la situazione ti apparirà anche più grave, pressante.

Così negli ultimi due mesi ho provato a ridefinire i parametri che speravo avrebbero rimesso in funzione il processo dell’amore e via via con pazienza tutti gli altri. Ma per farlo -e qui torna in ballo la mia tesi iniziale, quella dell’invecchiamento- ho dovuto cominciare a rielaborare tutto il tempo trascorso recentemente e non solo. Son dovuto tornare dentro la giungla, nel mio Vietnam, per capire cosa dipendeva dall’esterno e cosa da me. In maniera meno metaforica e più spicciola potrei scriverlo come fare i conti con se stessi, guardarsi dentro. Ed ora sono qui a scriverlo, perché erano mesi che non mi pigliavo un po’ di tempo per fare una delle poche cose che mi fa stare bene, che mi aiuta:scrivere!

In conclusione a questa entropia scribacchina posso dire che non c’è un lieto fine, anzi a dire il vero non c’è nemmeno un finale. E questo non è un male e forse nemmeno un bene, è, solamente è. Tempo presente. Perché per queste cose, per le cose della vita, quelle di tutti i giorni ci vuole semplicemente tempo. Tempo per capirle, tempo per capire se stessi, tempo per individuare l’uscita dalla giungla, dal proprio Vietnam.


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